È sera.
Sto camminando verso chissà dove, da solo con i miei pensieri. La strada è scarsamente illuminata e povera di passanti.
Un sordo e costante ronzio sembra combattere contro il prepotente egoismo del silenzio notturno.
È tutto così calmo.
Tutto sembra essere collocato al posto giusto.
Tutto tranne me.
All'improvviso una mano dalle dita tozze e robuste mi raggiunge da dietro e mi sottrae il dono della vista. Un istante dopo un braccio mi si stringe intorno al collo con presa decisa.
Percepisco di starmi muovendo. Vengo gettato a terra e lasciato solo. È buio.
Non vedo nulla, nemmeno le mie mani o le mie gambe.
Un tremore mi pervade e ottunde qualsiasi scintilla di lucidità.
Lentamente, poco alla volta, gli occhi si abituano alle tenebre. Vedo un muro: mi trovo in fondo a un vicolo cieco. Cerco di uscire da dove presumo essere entrato ma mi blocco, impietrito, proprio dietro l'angolo che fa capolino sulla strada, alla vista di due sagome nere e possenti.
Penso di correre e scappare via ma temo di venire ammazzato se tento di farlo. Torno indietro.
Provo a scovare delle vie di fuga collaterali ma non ne trovo e, nel caso esistessero, sarebbero con tutta certezza controllate allo stesso modo.
Sono disperato. Inizio a farmi domande su domande: deve veramente finire così? Come può finire così? Perchè sta finendo così?
Non credevo di avere unghie abbastanza lunghe per attaccarmi alla vita in questo modo. Ora invece ci credo e ne ho le prove. Per qualche assurdo motivo mi sento patetico.
In ogni caso non trovo risposte.
Mi basterebbe anche un misero barlume di speranza, anche la più insignificante ancora di salvezza: un condotto d'aerazione o un tombino nel quale infilarmi. Forse qualcosa c'è, ma non la vedo. Non riesco a vederla, l'aria è satura di un'oscurità maligna e spietata.
Forse sarebbe sufficiente aspettare che arrivi il mattino.
Ma riuscirò a resistere fino all'alba?
Ce la farò?
Sto camminando verso chissà dove, da solo con i miei pensieri. La strada è scarsamente illuminata e povera di passanti.
Un sordo e costante ronzio sembra combattere contro il prepotente egoismo del silenzio notturno.
È tutto così calmo.
Tutto sembra essere collocato al posto giusto.
Tutto tranne me.
All'improvviso una mano dalle dita tozze e robuste mi raggiunge da dietro e mi sottrae il dono della vista. Un istante dopo un braccio mi si stringe intorno al collo con presa decisa.
Percepisco di starmi muovendo. Vengo gettato a terra e lasciato solo. È buio.
Non vedo nulla, nemmeno le mie mani o le mie gambe.
Un tremore mi pervade e ottunde qualsiasi scintilla di lucidità.
Lentamente, poco alla volta, gli occhi si abituano alle tenebre. Vedo un muro: mi trovo in fondo a un vicolo cieco. Cerco di uscire da dove presumo essere entrato ma mi blocco, impietrito, proprio dietro l'angolo che fa capolino sulla strada, alla vista di due sagome nere e possenti.
Penso di correre e scappare via ma temo di venire ammazzato se tento di farlo. Torno indietro.
Provo a scovare delle vie di fuga collaterali ma non ne trovo e, nel caso esistessero, sarebbero con tutta certezza controllate allo stesso modo.
Sono disperato. Inizio a farmi domande su domande: deve veramente finire così? Come può finire così? Perchè sta finendo così?
Non credevo di avere unghie abbastanza lunghe per attaccarmi alla vita in questo modo. Ora invece ci credo e ne ho le prove. Per qualche assurdo motivo mi sento patetico.
In ogni caso non trovo risposte.
Mi basterebbe anche un misero barlume di speranza, anche la più insignificante ancora di salvezza: un condotto d'aerazione o un tombino nel quale infilarmi. Forse qualcosa c'è, ma non la vedo. Non riesco a vederla, l'aria è satura di un'oscurità maligna e spietata.
Forse sarebbe sufficiente aspettare che arrivi il mattino.
Ma riuscirò a resistere fino all'alba?
Ce la farò?
Non lo so.
No, non lo so.
Racconto scritto il 11/01/2016 - 13:26
Da M A.
Letta n.1116 volte.
Voto: | su 3 votanti |
Commenti
A me sembra un'immagine onirica, descritta molto bene. Riesce a trasmettere una certa angoscia.
Giuseppe Novellino 12/01/2016 - 12:22
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Sembra un racconto di Edgar Allan Poe, mi è piaciuto
Complimenti
5*
Nadia
Complimenti
5*
Nadia
Nadia Sonzini 11/01/2016 - 21:25
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è realmente accaduto*
Marco A. 11/01/2016 - 19:12
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Il racconto è di carattere allegorico, nessuno dei fatti riportati sono realmente accaduti.
Marco A. 11/01/2016 - 19:10
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