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L'UOMO DELLA PIOGGIA

Inghilterra, 1818
Era una giornata come tante, nulla di strano, Berta si era svegliata, si era abbigliata e aveva pensato alla toletta da mettersi. Era freddo, eppure decise di fare una passeggiata. Quando arrivò al parco, pioveva. Rimase seduta nella sua carrozza, affascinata e agghiacciata al tempo stesso.
La pioggia scendeva fitta, c’era nebbia e tutto intorno era buio, scuro, senza via d’uscita e le ombre sembravano figure oscure. Con un soffio di vento una di quelle figure si mosse da lontano, rapidamente con passo flessuoso e quando le fu vicino poté vedere i suoi lineamenti duri i suoi occhi di ghiaccio. Doveva scappare, lo sapeva, lo capiva dallo sguardo dello sconosciuto eppure non vi riusciva. I suoi occhi erano come dotati di uno strano potere, al quale lei non riusciva a resistere e che teneva il suo sguardo incollato a quello dello sconosciuto. La ragione le diceva di far ripartire la carrozza, e in una situazione normale, magari avrebbe tenuto un comportamento secondo giudizio, ma non quel giorno, quel giorno perfino l'aria era diversa e anche lei si sentiva diversa. Scese dalla carrozza. L'uomo era alto, bello, coi capelli neri come il cielo di notte, che gli accarezzavano il collo, gli occhi erano di un grigio-azzurro, ma avevano una profondità incredibile. Era vestito in modo casuale, eppure aveva un'aria disinvolta. Nell'insieme però aveva l'aspetto di un condannato, di un vagabondo, di qualcuno che cercava di sfuggire al proprio passato, ma anche al proprio destino.
Berta, si sentiva scossa nel profondo, quell'uomo le era entrato nel cuore nello stesso momento in cui l'aveva visto. Sentiva di essere arrossita nel guardarlo, eppure non riusciva ad abbassare lo sguardo, quasi non respirava, si sentiva strana, un miscuglio di emozioni che così profonde non aveva mai provato, gioia paura, euforia, tristezza sgomento, incoscienza, follia, passione. Era quello l'amore? Si chiese, ma se non era amore ci andava vicino, o no? Fece per andarsene, non sapeva quando tempo erano rimasti a guardarsi, lì sotto la pioggia.
Lo sconosciuto la fermò. L'aveva osservata a lungo, aveva avuto donne più affascinanti e sicuramente più esperte, eppure in quella figura esile, dal volto a cuore, e dagli occhi nocciola, grandi come quelli di un cerbiatto c'era qualcosa che lo attirava. Sapeva che se ne sarebbe andato, e allora perché non lasciarla andar via? Ma per una qualche sconosciuta ragione non voleva che andasse via, non ancora. Forse era impazzito, ma in quel momento aveva bisogno di quella ragazza come dell'aria per respirare. Era strano ma sentiva di poter essere se stesso. Leggeva sul volto della donna gli stessi suoi devastanti e confusi sentimenti. Fu un attimo nemmeno lui avrebbe saputo dire perché, si chinò sulla ragazza e la baciò. Fu un bacio dolce, ma profondo, che li devastò entrambi. Lei rispose al bacio. Aveva paura, ma allo stesso tempo si sentiva euforica. Credeva di prendere il volo da un momento all'altro. Lui la guardò, era bella, stranamente bella, e lui ne era più che attratto, si sentiva come un naufrago che vedeva terra, lei in quel momento rappresentava tutto. Si scoprì, suo malgrado, a parlarle. Quando le si era avvicinato il suo intento era quello di spaventarla, farla fuggire, voleva stare solo, ma subito aveva provato una forte attrazione, una forte affinità, con quella ragazza che aveva sfidato le convenienze e il maltempo. E ora si ritrovava a confidarsi con lei. Si chiamava Berta, Berta Walks e apparteneva alla buona società. Non le aveva rivelato il proprio nome, non voleva, era già troppo vulnerabile e lei non glielo chiese.
Quando la pioggia cominciò a cadere ancora più fitta, lui salì sulla carrozza con lei. Continuarono a parlare. Lui le raccontò della sua esperienza a Waterloo, e delle ferite che ne aveva riportato, non solo di quelle fisiche, ma anche di quelle dell'anima, le parlò del suo bisogno di andare, di partire, anche se infondo non aveva deciso nemmeno una meta precisa. Non sapeva se e quando sarebbe tornato. Anche lei gli parlò delle sue aspirazioni, dei suoi sogni e della sua vita, più rosea di quella di lui ma costellata dalle privazioni e dagli obblighi che la buona società e il suo moralismo ipocrita imponeva a una giovane donna di buona famiglia, come il divieto di mostrare le proprie passioni e l'obbligo di reprimerle. Gli parlò della madre morta quando lei era piccola e del padre spesso assente per lavoro come quella settimana. Lui era rapito da quella ragazza, e dai suoi occhi così grandi e sinceri. Più la guardava e più si chiedeva se valeva la pena partire, no, ma non avrebbe potuto farne a meno, aveva bisogno di ritrovare se stesso. Finché non fosse tornato in se non avrebbe potuto amare davvero Berta, perché ormai intuiva che suo malgrado, nonostante non ci avesse mai creduto, fosse proprio amore quella strana emozione che provava. Non riusciva a credere, o meglio aveva paura di credere che lei lo ricambiasse, purtuttavia sentiva che lei era adatta a lui. Però non voleva illuderla. Alzò una mano e accarezzò una guancia di Berta. Quella storia doveva finire prima di cominciare. Si ripromise di allontanarsi non appena Berta fosse entrata in casa, ma non riuscì a staccarsi da lei e neanche lei riuscì a lasciarlo andare. Entrò con lei, salì con lei. Era un rischio, per entrambi, ma nessuno dei due riusciva a spezzare quell'incantesimo che li univa. Continuarono a parlare, poi lui non resistette e iniziò a baciarla, baci dolci ai quali lei rispondeva con ardore. Ai baci seguirono le carezze, le promesse sussurrate, lui era sempre più preso, lei incapace di ragionare, di fare qualsiasi cosa, tranne stringersi a lui. Amarsi fu un passo naturale quasi obbligato, fu una magia, un bisogno, un attimo in cui il loro amore, la loro affinità divenne tangibile, divenne reale, un qualcosa che nessuno avrebbe mai potuto sporcare o dividere, di questo Berta era sicura, anche se lui se ne sarebbe andato, anche se le malelingue si sarebbero pronunciate in merito con disprezzo e cattiveria. Lui l'aveva amata con dolcezza, tenerezza guidandola in un mondo di sogno, e lei si era sentita in volo, come sospesa. Quello che aveva provato era stato meraviglioso, e sapeva di aver condiviso con lui qualcosa di speciale, qualcosa che non avrebbe nemmeno potuto descrivere, qualcosa che era solo loro e lo sarebbe stata per sempre. Lui si congedò da lei molte ore più tardi. Sapeva in cuor suo che se anche ora doveva andare quella storia non poteva finire lì e non sarebbe finita in quel modo. La lasciò con una promessa: «Tornerò. Ve lo prometto, amore.»
Berta lo lasciò andare, lo amava. Ormai non aveva più dubbi ma sapeva che lui doveva ritrovarsi, sapeva che doveva lasciarlo andare. Poteva solo sperare che lui non dimenticasse la sua promessa. Le aveva sussurrato il suo nome prima di andare, Edward. Berta era sicura che non avrebbe mai dimenticato quello che per lei sarebbe rimasto per sempre l'uomo della pioggia, o forse no.


Il racconto è frutto della fantasia dell'autrice, per cui ogni riferimento a fatti o cose reali è puramente casuale.




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Racconto scritto il 21/03/2016 - 12:22
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.1215 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


Mi è piaciuto il tuo racconto! Adoro le ambientazioni storiche e, leggendolo, mi hai ricordato la mia cara Jane Austen! Ricco di particolari, brava! Buona serata,

Chiara B. 21/03/2016 - 20:56

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Interessante racconto d'amore su sfondo storico (cinematograficamente parlando si direbbe in costume). I personaggi sono ben delineati, un po' meno l'ambiente.Ma il difetto che, secondo me, va rilevato è il continuo cambiamento del punto di vista narrativo, tra lei e lui. E' solo una mia opinione, intendiamoci, ma in un racconto breve stona un po'.

Giuseppe Novellino 21/03/2016 - 18:27

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