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La Principessa e la vita

C'era una volta una principessa che invecchiò e diventò regina.
C'era una volta un principe che invecchiò e non diventò re. E c'erano ancora altri principi che invecchiarono e mai diventarono re. Tutto questo succedeva davanti agli occhi del popolo di quel regno tra i monti, che era libero di pensare, ma non di esprimere i pensieri, ma che sempre più curioso e pieno di fiducia osservava lo svolgersi dei fatti.


La principessa, quando nacque, era così bella, anzi bellissima, che si dimenticarono di darle un nome. Lei fin da piccola sapeva di essere bellissima e che quella dote le avrebbe aperto le meglio strade della vita.
Ogni sera un paggetto le porgeva uno specchio dove si rimirava, e tanto si guardava e si piaceva che finì per innamorarsi della propria immagine riflessa.
La principessa aveva una mamma, la regina, pure lei era innamorata della figlia e sempre le ripeteva:
-Sei troppo bella per camminare dove nessuno ti guarda, ora riposati, camminerai quando sarà il momento.
Sei troppo bella per non essere intelligente e istruita, non importa che studi, certamente sai già tutto-


Qui bisogna dire che la principessa aveva un carattere dominante e che tutti si aspettavano da lei qualcosa di speciale. Così viveva e cresceva rinchiusa nella reggia, ogni cosa che faceva era fatta bene e tutto quello che toccava diventava bello. Anche quello che non le piaceva, era giusto e bello che non le piacesse e quelle cose che non le riuscivano di fare, tutti dicevano che era bello, anzi bellissimo, non saperle fare.


La principessa, ormai cresciuta, sentiva un gran bisogno di uscire dalla reggia, voleva conoscere il mondo e incontrare il suo principe. Con passo felpato ma deciso andò in cerca per montagne e paesi e tutti quelli che la vedevano camminare dicevano:
-Guarda come cammina bene la principessa!-
A tutti i giovani che incontrava domandava:
-Sarai tu il mio principe? Guardami e potresti esserlo!- E poi aggiungeva. -Soltanto chi avrà gli occhi neri, ma tanto neri da non riflettere la mia immagine, sarà il mio principe-
Intanto fra se pensava: -Sono troppo bella, generosa e buona per non concedermi al mio principe. Ma sono troppo bella perchè un principe possa avere gli occhi così neri e profondi.-


Giunta nei pressi di un paese incontrò un ragazzo che con il coraggio incosciente della gioventù le disse:
- Guardami!Ho gli occhi neri, non riflettono la tua immagine e nel loro profondo tengo legato l'amore che ho per te.- Ella lo fissò negli occhi e non vide nessun riflesso, però udì una voce provenire dal bordo dell'occhio destro, che le gridava: Liberami! Liberami! Liberami e sarò tuo! prendi la chiave che tieni nel cuore e liberami, sarò per sempre tuo.
La principessa non era abituata a faticare per ottenere le cose e così gli rispose:
-Cosa c'entra l'amore? Cosa vuol dire per sempre? Non è questo il modo di rivolgersi a me! Tu non sarai il mio principe.-


Incontrò altri giovani, tutti avevano gli occhi neri e profondi e tutti le chiesero la chiave per liberare l'amore. Per ognuno ci fu un rifiuto, e ogni volta che la principessa pronunciava il -No- diventava ancor più bella.
E tutti dissero, che era bene così.
Intanto, senza accorgersene, il tempo passava e la principessa cominciava a perdere la pazienza. Non era bello aspettare, le era venuta fretta e voleva trovare subito il suo principe. Un giorno, mentre passava da un paese, incontrò un gruppo di giovani che, senza guardarla, le dissero:
-Tra noi c'è il tuo principe, se hai il coraggio di guardarci negli occhi capirai chi è.-
Presa dalla curiosità si avvicinò al primo e lo guardò negli occhi, erano neri e profondi, non riflettevano la sua immagine e non udì la voce dell'amore. Così gli disse. -Ti ho riconosciuto, sarai tu il mio principe, domani ci sposeremo e avremo figli.-
Furono le nozze, e quasi tutti dissero che era bene così.


Ancora non era finiti i banchetti e la principessa ripensava agli occhi neri e spenti del consorte e così gli chiese: -Dimmi: dove nascondi l'amore che tieni prigioniero che non ho visto nei tuoi occhi?-
Lui le rispose:- Io, sono l'amore! gli occhi che hai guardato sono gli occhi dell'amore da sempre ciechi! E continuò dicendo: -Adesso che lo sai osserva le mie mani, sono incatenate, ti prego liberale.-
Sorpresa e spaventata, la principessa cercò con frenesia quella chiave che tante voci le avevano indicato fosse riposta dentro il cuore. Non riuscì a trovarla. per la verità non le riusciva di trovare neanche il cuore. Si precipitò al castello dalla mamma e le chiese: -Madre dove hai messo il mio cuore?-
La regina un po' meravigliata, le rispose: -Sei troppo bella per avere un cuore! Sei troppo bella per averne bisogno!- La principessa si infuriò e cercò il cuore dappertutto, ne trovò uno nel cassetto, poi un altro e altri ancora appesi nelle stanza del castello, ma nessuno era il suo e dentro a nessuno c'era la chiave dell'amore. Tornò dal principe sconsolata dicendogli: -Non posso liberarti le mani dell'amore, ho perduto il cuore, ma se facciamo dei figli nel loro cuore troverò la chiave.-
Nacquero due gemelle, le chiamarono Hoppas e Viltis, sono il futuro e la speranza del regno. Somigliano al papà, sono bellissime, ma ognuna di loro si tenne il cuore stretto che la principessa non riuscì a prendere la chiave. E tutti pensarono, che era bene così.



Passavano gli anni e la principessaa era sempre più arrabbiata e scontenta, finchè un giorno, senza motivo, forse per capriccio, andò dal principe e lo accusò:
-Sei tu che mi hai rubato il cuore. Rendimelo subito.- lo spogliò delle vesti, gli frugò le tasche. Per caso le capitò in mano la fotografia che tante volte il principe ammirava e stringeva al petto. Volle guardare quell'immagine e restò abbagliata dalla bellezza della figura impressa. Era l'immagine di lei stessa, di quando era giovane e bellissima. Ne fu sconvolta. Si guardò allo specchio e decise in quel momento che era troppo bella per essere stata più bella in precedenza. Strappò la fotografia e tornò di corsa al castello, implorò la madre di renderle il cuore, era giunto il momento del bisogno. Era invecchiata e non poteva più farne senza.


La madre, vedendola distrutta, si portò le mani al petto e le disse:- Il tuo cuore è qui, batte nel mio petto, da te lo presi quando eri bambina, anch'io cercavo la chiave per liberare il mio amore, ma al posto del principe che desideravo ora tengo un fantoccio di paglia. Ma sappi che il nostro regno è fatto così, e soltanto questo e dovuto e concesso alla regina.- E continuò a parlarle dicendole: -Il cuore non te lo posso rendere, adesso è mio. Se te lo rendessi diventerebbe freddo, se tu lo prendessi diventerebbe di ghiaccio.- E aggiunse, con tono fra il rimprovero e il compiaciuto. -Se non troverai un cuore non troverai l'amore.-
La principessa non esitò un istante, uccise la madre, le strappò il cuore e diventò regina. Dentro il cuore trovò una chiave arrugginita che subito adoperò per liberare le mani del principe. Questi ricambiò felice baciandola sulla bocca. E tutti dissero, che era bene così:


Quasi stavano per essere felici e contenti, quando la principessa, ora diventata regina, sentendosi gelare il cuore, ebbe un sussulto. Respinse bruscamente il principe e dalla bocca le uscirono delle parole, che la sua mente non voleva venissero pronunciate.
-Sono troppo bella per essere baciata! Sono troppo bella per essere amata!
Allora cacciò tutti lontano dal suo cospetto, il principe non diventò re e con un grido di dolore diventò di paglia. La regina rimasta sola, capì che questo era il suo regno, si ritirò a morire nel castello e nessuno la vide più.
E tutti pensarono, che era bene così.



Qualcuno del popolo, con parole di rammarico e di polemica, adesso che era libero di parlare, volle commentare la triste fine della settima regina di quel regno.
La maestra, che insegnava l'amore nella scuola disse:
-Era troppo bello perchè durasse, con le due principesse sarà diverso-
La bottegaia, che vendeva fiori azzurri aggiunse:
-Ogni donna di questo regno ha in dono tante piccole virtù, ma in fondo non so dire se sono doni o dispiaceri.La principessa aveva molte virtù, ma era troppo bella per rendersi conto che le poteva usare.-
Il macellaio,che ricuciva gli animali uccisi e gli donava una seconda vita, disse:
-Mi ritengo fortunato ad avere i miei problemi e non voglio pensare a quelli della regina. Se tutti facessero come me il regno andrebbe avanti meglio.-
Il barbiere, con l'aria di chi la sa lunga, sottovoce disse:
-Voi non lo sapete, ma la regina aveva una sorella che veniva da lontano, le portava un olio fatto con le sue stesse mani. Sulla confezione c'era scritto <Olio da non dare al popolo, scade il giorno del mese dell'anno che vorrai. Usare con parsimonia>.Quest'olio aveva il potere di creare un'atmosfera adatta alle parole che venivano pronunciate e rendere bello qualsiasi luogo in qualsiasi momento. Per questo il nostro regno è il più bello di tutti, sottolineò con orgoglio il barbiere.
Il farmacista, che era il preposto al benessere del popolo, disse:
-Adesso che la regina è morta e possiamo dire ciò che ci pare, ci si è seccata la lingua in bocca e aspettiamo di vedere regnare le due principesse per continuare a pensarne male, ma parlarne bene.


Queste furono le poche dichiarazioni spontanee, che, amareggiati, alcuni esponenti del popolo sentirono il bisogno di rilasciare. Mentre i rappresentanti ufficiali de regno, incaricati di diramare un breve comunicato per ricordare la triste fine della loro settima regina, che, come le precedenti non era stata in grado di superare la prova della bellezza, dissero:
-credevamo alle sue parole, era bello osservare il movimento delle sue labbra e ascoltare le dolci parole
pronunciate dalla sua bocca!
Attendavamo le sue gesta, volevamo che fossero grandi, buone e giuste! Tutto è finito nelle viscere della vanità.- E continuarono dicendo:
-Da oggi il regno continua con le belle principesse Hoppas e Viltis, che regneranno insieme con giustizia, con amore, e con la volontà di costruire una vita migliore.-
E tutti dissero, che era bene così




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Racconto scritto il 11/05/2016 - 13:16
Da Rochi Pinto
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