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Canc

Da uomo previdente e navigato quale è aveva previsto che vi sarebbe stata una linea di demarcazione, nella loro “storia”, che avrebbe segnato il prima e il dopo. Una linea il cui solco è ora ben definito. Lei, ne subisce gli effetti senza aver modo di difendersi e riuscire a far diminuire quel dolore pungente. Lui, se ne sta semplicemente a guardare.
E’ successo d’improvviso. Come è nel suo stile. Si è fermato e si è messo a scavare, senza esporre alcun cartello di “lavori in corso”.
Ha realizzato un solco ben marcato, profondo ed invalicabile. Su misura per lei. Lui, quel solco, potrebbe riempirlo ed annullarlo in qualsiasi momento. Lei, non può agire in questo senso.
Ecco il prima e il dopo.
Sarebbe stato meno doloroso se si fosse girato dall’altra parte, se le avesse voltato, definitivamente, le spalle ed avesse proseguito il suo cammino. Ma era lì che la guardava. Fissava lei, il crescere del suo dolore con tutti i suoi chiodi e la sua impossibilità a raggiungerlo dall’altra parte della linea. La osservava mentre si affannava a cercare di capire il perché di quel solco così improvviso e devastante. Mentre incredula ne scrutava la profondità senza arrivare a vederne la base.
E’ davvero inquietante non avere percezione della vastità della spaccatura. Questo, ancor più dolorosamente, diffonde in lei la certezza della fine della loro “storia”. L’idea dell’invalicabile. L’idea dell’indefinito e dell’impossibile.
Il dolore che la pervade, non può essere degnamente descritto, ma indubbiamente, non vi sono più carezze per quel cuore. Ogni pensiero che tenta di andare oltre il solco, è un colpo di frusta. Una scossa mortale. Le capacità di reagire e difendersi sono venute meno ed il fatto che lui stia lì a fissarla, senza parlare, non fa che accrescere la sua disperazione.
Ma si può avere tanta dimestichezza con il dolore altrui?
Non è una persona facile lui, che ne è sempre stato consapevole, per essersi più volte definito “complesso”. Nondimeno, era riuscito ad affascinarla anche per questa sua particolarità, che provocava nel loro rapporto alti e bassi che ora la facevano avvicinare, ora la facevano allontanare, a seconda dell’incedere delle giornate.
Inoltre, sapeva utilizzare parole che lei accoglieva con avidità, tanto era bravo a darle ad intendere di averle coniate solo per lei. Ma ora capiva, dalla sua parte di solco, che lui non era altro che un abile mercante di parole Niente di più. Le era chiaro come avesse utilizzato, indubbiamente al meglio, parole stipate nel suo magazzino. Un deposito privo di polvere, che riconosceva prezioso, dove trovano ricovero parole di tutte le fogge, di tutti i colori e di tutti i profumi.
In piedi, davanti al solco, si guarda attorno cercando di scorgerne ancora, di quelle meravigliose parole, ma non ne vede e non ne sente più. Lui ha, con fredda e consapevole premeditazione, cessato l’attività. Ha chiuso le porte del magazzino, senza preavviso e, cosa ulteriormente devastante, senza alcuna spiegazione, lasciando chiaramente intuire la sua intenzione di non riaprirle più. Non per lei, almeno.
Si guardano, da una parte all’altra del solco. Lei disperata e lui indifferente, calati in un tempo forse irreale per lui, ma fin troppo reale per lei.
E chissà che lei, nella sua realtà, non speri ancora di poter premere semplicemente un “canc” per poter far sparire quel maledetto solco e potersi così perdere nuovamente in quelle parole così facili da sentire e da conservare.
certaines touches existent: nous allons utiliser



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Racconto scritto il 26/05/2016 - 11:33
Da Emma Tanzi
Letta n.1038 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Anche questo è un racconto di raffinato stile di scrittura che nasce da un solco sentimentale irreparabile. Sei molto brava e hai grande padronanza della scena.
On ne peut pas ranger ces touches?
5*

salvo bonafè 26/05/2016 - 15:43

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