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Mutazioni Genetiche

Ogni essere umano dovrà essere sottoposto al controllo del corredo genetico all’atto della nascita, la base molecolare della possibilità di variare la sequenza è dovuta principalmente alla modalità chimica del riconoscimento tra le basi. Per motivi inerenti alla struttura chimico-fisica degli anelli carboniosi delle basi azotate, è possibile che la ridistribuzione delle cariche, che avviene per le oscillazioni degli elettroni, comporti in alcuni istanti la modificazione dei gruppi atomici implicati nell'appaiamento delle basi. Queste modifiche, se intervengono durante la replicazione del DNA, possono permettere appaiamenti sbagliati. Non esiste in natura nessuna macchina perfetta, e anche il complesso macchinario molecolare che copia il DNA e lo ridistribuisce alle cellule figlie non è esente da errori. Moltiplicandosi nel tempo questi errori danno origine, su grande scala, a variazioni tali da far comparire nuove specie o da modificare gli individui mutanti di una certa specie. Tutti i neonati vengono allontanati dai genitori, per essere accolti in uno dei centri specializzati per le mutazioni genetiche, in base alle caratteristiche del loro corredo genetico. I genitori non hanno nessun diritto di potestà e hanno solo diritto ad un livello di energia incrementato del dieci per cento; ogni tentativo di resistenza al controllo genetico verrà punito con la perdita dei diritti umani, la confisca dell’energia, l’esilio dei genitori, del neonato e del medico responsabile del parto nelle lande ghiacciate del pianeta Plutone, sede centrale di detenzione terrestre.
Al centro per lo Sviluppo e Recupero dell’Energia, Vittorio strinse forte il pezzo di carta, si alzò dalla poltrona e con rabbia assestò un pugno sul tavolo. Con entrambe le mani afferrò la copia del documento che la sua segretaria Agnese gli aveva lasciato insieme ad un biglietto; l’appunto precisava di contattare immediatamente l’ufficio centrale per l’Energia. Lo agitò in aria e scaraventò il foglio nel cestino dei rifiuti, il dito si soffermò sul pulsante che avrebbe ridotto quell’insieme di caratteri in un puzzle di striscioline.
Una piccola pressione e quel mucchio di stupidaggini sarebbero andate al macero, pensò.
Ed io con loro, incalzò un nuovo pensiero.
Sollevò il dito dal pulsante rosso e recuperò il foglio appoggiandolo di nuovo sul tavolo. Lesse ad alta voce il contenuto del biglietto.
Signor Rossi Aldo, matricola 32-455-666, responsabile per l’accettazione del nuovo statuto. Accidenti a loro, trovano sempre il sistema per controllarci; diamine!. E che dire di questo nuovo regolamento; ma sono impazziti? Si scatenerà il finimondo!!. Ma che bisogno c’e’ di altra energia se qualche mese fa il governo ha dichiarato un esubero nella produzione e perché generare dell’altra, con quale scopo? Qui senz’altro scoppierà il finimondo.
Vittorio scosse la testa, si girò verso la finestra e fissò il cartellone che da quasi dieci anni sovrastava la città; i caratteri cubitali pubblicizzavano la nuova fonte di energia che aveva salvato la Terra, lesse lo slogan: “Una naturale energia, concepita per cambiare la natura dell’uomo”.
L’inquinamento e le guerre per il controllo dei giacimenti delle risorse minerarie, non avevano consentito lo sviluppo di nuove tecnologie destinate all’esplorazione del sistema solare, ed infine il problema della sovrappopolazione del pianeta Terra, stavano portando l’uomo verso uno dei periodi più sconvolgenti di tutta la Storia dell’Umanità.
In seguito, la legge sulle mutazioni del genoma, a detta degli organi di controllo, avrebbe dato al genere umano la speranza di una nuova vita. Quest’ultima frase gli lasciava dell’amaro in bocca. L’accumulo e l’accaparramento della nuova fonte di energia aveva salvato molte vite, ma aveva anche generato delle vittime. La sfrenata corsa all’energia aveva creato i cloni, tuttavia il tentativo di imitare la natura era fallito; questi particolari individui non erano stati in grado di dare nessuno apporto significativo, giudicati inutili sono stati abbandonati nei centri di assistenza nelle penombre di Caronte, l’ultimo avamposto edificato nel remoto satellite di Plutone.
La nuova energia venne chiamata vitalex, un’energia pura (definita camaleontica) che senza alcun trattamento si adatta alle specifiche e all’utilizzo degli scopi e alla cui realizzazione è rivolto. I centri di raccolta e distillazione di questa energia erano stati costruiti in posti remoti, immersi nella natura e lontano dalle città. Gli individui che la generavano dovevano per cinque ore al giorno starsene immobili ad ammirare la natura. Gli elettrodi fissati alla testa convogliavano i pensieri di benessere fino a delle grandi batterie, poi tramite il bombardamento di atomi di acqua raffinata ed infine per distillazione veniva prodotto il liquido vitalex. La sostanza veniva stipata in grandi serbatoi per essere poi distribuita attraverso un impianto di canalizzazione verso le città. Una tot quantità di questa energia poteva produrre una potenza elettrica pari ai chilowatt, sufficiente per il consumo medio annuo di una famiglia.
Le autorità per lo Sviluppo e Recupero dell’Energia avevano fissato una quota prestabilita di vitalex per ogni individuo, sopprimendo in questo modo il livello di indigenza dell’intera collettività.
Ogni volta che fissava il cartellone lo assalivano emozioni contrastanti di dolore e felicità pensando ai cambiamenti nel sistema e al prezzo che aveva dovuto pagare la società. Persone destinate a diventare generatori di energia senza mai avere una propria vita, e famiglie distrutte dal dolore della separazione. Una volta ammessi nei centri di raccolta nessuno dava a loro notizie dei propri figli. Lui, come tanti altri medici doveva obbedire alle direttive altrimenti sarebbe scomparso in qualche landa ghiacciata di Plutone; aveva fatto sempre il suo dovere e lo avrebbe fatto in ogni caso. Come poteva opporsi alla società? No, lui non era un eroe e non lo sarebbe mai stato. Il pugno picchiò contro il vetro della finestra, mandandola in frantumi, non sentiva più dolore, altre cicatrici gli ricoprivano il dorso della mano, era la traccia che lui in qualche modo aveva cercato di reagire, ma era anche la prova della sua codardia.
Prese della garza ed iniziò a tamponare la ferita, aveva la sensazione che qualcuno lo stesse guardando. Tra la folla un uomo appoggiato al lampione stava scrutando la sua finestra. Vide l’uomo fare un movimento con la mano, all’improvviso una forte luce gli investì la faccia; Vittorio si coprì gli occhi con la mano.
“Ma che diavolo sta facendo”, urlò.
Squillò il telefono! Alzò la cornetta, e continuò a guardare il luccichio proveniente dalla mano dell’uomo, gli sembrò di distinguere intermittenze variabili; lunga, corta, quell’individuo stava segnalando con il morse. Vittorio cominciò a decifrare gli impulsi luminosi, “CI AIUTI”.
“Pronto!, pronto dottore è ancora lì?”, la voce acuta di Agnese lo distolse dalla finestra. La segretaria le stava dicendo che aveva contattato il signor Aldo Rossi come le era stato richiesto ed ora attendeva sulla linea quattro.
“Maledizione”, bisbigliò.
“Scusi dottore, c’e’ qualcosa che non va?”.
“No Agnese, dica al signor Rossi che al momento sono occupato e che presto mi metterò di nuovo in contatto con lui”.
“Ma, dottore, mi aveva detto lei di contattarlo”.
“Signora Agnese, ora non posso, faccia quello che le ho detto, devo risolvere una questione molto importante”.
“Bene dottore, mi scusi se mi sono permessa”.
“Mi perdoni lei, signora Agnese se sono stato così brusco, non era mia intenzione alzare la voce, mi creda, è capitato un imprevisto”.
“Certo dottore, non si preoccupi”.
Vittorio restò con il ricevitore appoggiato all’orecchio mentre sbirciava di nuovo dalla finestra; l’uomo era svanito, e la signora Agnese non c’era più, la cornetta emetteva solo un acuto sibilo.
Lo avrebbe cercato. Con un balzo si portò sulla scala antincendio, scese di corsa i gradini, fece un salto e si trovò nel vicolo dove di solito posteggiava la sua macchina sportiva. Mentre si incamminava verso la piazza, sentì sulla schiena lo stesso sguardo che alla finestra lo aveva angosciato; si voltò e vide l’uomo avvolto nel cappotto di pelle nera. La veste metteva in risalto la pallidezza del volto, dalla testa gli spuntava una soffice peluria bionda e sulla guancia spiccava una profonda cicatrice rossa; la cui forma gli era familiare, la lettera C, i cloni segregati sul satellite Caronte.
“Dottore, ci salvi, la prego”, la voce metallica lo fece rabbrividire.
Vittorio avvicinandosi lo fissò negli occhi grandi e neri, si perse in quello sguardo travolto dalla follia, disperazione e solitudine ma vide in esso anche il bagliore di una speranza.
“Dio mio, ma cosa gli è successo?”.
Trasse a sé l’uomo prima che crollasse a terra, lo adagiò sul sedile dell’auto, girò la chiave e si diresse verso casa.
“E ora che diamine avrebbe dovuto fare?, non poteva rischiare la sua vita per un clone evaso”, lo osservò rattristato; era così che quei bastardi tenevano i cloni in vita, perché tanta crudeltà; loro erano solo il frutto di un esperimento. Osservò la ferita sul dorso, era rossa e sanguinante, entrambi erano stati segnati, lui dalla sua codardia ed il clone da quelli come lui.
Avvicinando la ferita alla bocca assaporò la sua umanità, sì! Lo avrebbe aiutato a costo di lasciarci la pelle, doveva porre fine alla sua indolenza e poi era stufo di spaccare vetri.
Nella penombra dell’immenso salone, il clone si stava svegliando. Vittorio da dietro i vetri offuscati osservava come la vita continuava il suo corso, ed ora lui non ne faceva più parte.
“Dottor Vittorio, la ringrazio per avermi messo in salvo”, la voce metallica rischiarò la penombra.
“Cosa l’ha portata fino a me, signor, ehm!”.
“Alfa 23, il mio codice è Alfa 23. La sua rabbia ed il suo dolore dottor Vittorio, questo mi ha portato fino a lei. Ho letto la sua diversità tra la folla, come clone non ho la capacità di generare vitalex, ma posso percepire il rancore ed il disprezzo, e lei dottore ne è saturo.”
Il clone si portò le mani alla testa, dava l’impressione che non fosse pesante.
“Dottore, dobbiamo fermare la corsa al potere, si tratta di salvare il futuro dell’umanità, anche se il gene H12-Alfa ne aveva tutti i presupposti, l’uomo ancora una volta si è lasciato corrompere dalla sua avidità. Gli scienziati hanno scoperto che le menti dei neonati possono generare dieci volte più vitalex, e questo mi creda fa gola ai potenti. Possiamo fermarli, lei è l’unico che può farlo, ne ha le capacità, si fidi, il suo odio è quello che il cambiamento richiede.”
Non sentiva più dolore alla mano, sarebbe diventato un eroe. Un ghigno di felicità gli illuminò il viso, dopotutto da piccolo adorava gli eroi.
Era il prescelto, l’illuminato. L’uomo della svolta! A rinnovare la dura lotta del bene contro il male!



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Racconto scritto il 16/08/2016 - 11:13
Da Savino Spina
Letta n.1319 volte.
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Commenti


A 180 dollari si può comprare negli USA su prescrizione medica e via internet in Europa per 90 euro, la crema antirughe ottenuta da feti umani abortiti. Certe cliniche consigliano la donna gravida di ritardare l'aborto. Fanno questo con lo scopo (non espresso) di ricevere bambini ben sviluppati, con organi funzionali, in perfette condizioni. Questi bambini di 18 settimane e più vengono estratti tramite un taglio cesareo. Con questo sistema il medico abortitore è in grado di soddisfare le più rigorose specificazioni dell'acquirente: l'industria farmaceutica, cosmetica o ricercatori universitari. Il cliente, che pagherà il feto abortito tra i 70 e i 150 dollari lo riceverà col certificato che dice: estratto dal seno materno "in stato di vita". Tutto questo è possibile perchè il feto deve avere 28 settimane di vita affinché sia riconosciuto legalmente come essere umano.

Savino Spina 16/08/2016 - 20:34

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