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Fontana Zio Giacomo

Era il 1946, i primi mesi di emergenza dopo la seconda guerra mondiale, in una città italiana nei bassi fondi di un rione
il più distrutto, strade ancora non asfaltate, polverose e piene di sassi, un periodo di assoluta miseria. In questo rione vivevano tanti bambini sotto i dieci anni di età. Nonché un anziano settantenne dello stesso rione, zio Giacomo così i bambini lo chiamavano, andava nei rioni più adagiati, la dove i bambini vegetavano meglio, con una roncola e alcuni pezzi di canna bambù e strada facendo con questa canna costruiva piccoli fischietti per attirare così i bambini dicendo loro: "Se volete il fischietto portatemi un pezzetto di pane" e diceva così tutti i giorni da un rione all'altro. Quando la sera ritornava nel suo rione i bambini erano lì ad aspettarlo intonando tutti insieme: "Ben'arrivato zio Giacomo" e lui rispondeva: "Venite bambini, la providenza vi porta il pane!" Strano ma vero, oggi quel rione dopo quasi settant'anni è un rione bene adagiato, tutti palazzi alti e nel centro del rione una piccola fontana con piantine acquadice e nel piccolo cornicione uno scritto: Fontana zio Giacomo. Ma non è ancora del tutto, il parroco di quel rione una volta all'anno mette una cesta di vimine con dentro bocconcini di pane e all'ora del vespro dà la benedizione e tutti i passanti imboccano un bocconcino di quel pane benedetto in memoria



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Racconto scritto il 03/10/2016 - 20:08
Da Salvatore Rastelli
Letta n.1319 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Che dolce questo breve racconto, pieno di ricordi di un tempo povero ma in cui le persone erano piu solidali tra loro... Molto tenero e significativo.

Patrizia Bortolini 06/10/2016 - 12:15

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