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IL LABIRINTO

È un labirinto, un labirinto immenso. Non ci sono incantesimi. Non ci sono trappole. Non vi è nulla di quel magico o surreale che spesso la parola «labirinto» evoca in noi. Solo un'infinita distesa di vicoli incastrati tra loro e racchiusi da alte e fitte siepi. Ci sei dentro. Ricordi quando sei entrato, ricordi la meta che avevi. Eri convinto di poterla raggiungere con qualunque percorso, anche il più intricato. O meglio, eri sicuro che valesse la pena di tentare.
Ma ormai è notte fonda. Non una di quelle notti tenebrose, inquietanti e ricche di insidie. Una notte chiara, limpida. Un chiaro di luna intenso e rassicurante illumina il tuo cammino. Eppure esso è cieco. Non basterebbero tutte le stelle del mondo a renderlo luminoso.
Inizi, così, a realizzare che l'uscita non è facile da trovare. Ti volti indietro, cercando il luogo da cui provieni. Cercando quella fessura che ha inaugurato l'inizio della tua perdita. In una parola: l'entrata.
Ma hai percorso tanta, troppa strada, con il solo pensiero di trovare lo sbocco che ti avrebbe condotto alla vittoria.
Capire e ritrovare il percorso già intrapreso è, ora come ora, quasi tanto difficile quanto trovare quello per uscire.
Sì, dico quasi. Perché c'è una cosa che tu, piccolo corridore, piccolo essere illuso e sognante, non sai e che io mi sento in dovere di rivelare.
Un'uscita non esiste.
Quel labirinto è stato costruito proprio per quegli esseri sbagliati come te. Quelli nati per perdersi. Quelli che non scelgono mai la strada breve e lineare per raggiungere mete semplici e definite. Quelli che preferiscono perdersi in mille ragionamenti e mille teorie per arrivare ad una conclusione logica, razionale e sillogistica, invece di seguire semplicemente il percorso indicato e sperimentato. Quelli che amano perdersi nel labirinto delle illusioni di senno, come quello dove sei finito tu ora.
Come so io tutto questo? Chi sono? Un essere illuso come te, mio caro. Che ci è passato prima di te e che vive da tempo in quel labirinto. Perché ti ho lasciato entrare? Forse per egoismo. Per non sentirmi l'unico sbagliato. O forse perché volevo compagnia. Stare rinchiusi qua dentro è terribilmente frustrante e noioso.
E tu sei simile a me, ti volevo vicino, amico mio.
C'è solo un problema. Tu sei troppo ingenuo, troppo inesperto e incapace. Non riesci mai ad ascoltare quello che ti dico. Fai sempre a modo tuo.
Io non sarei mai entrato nel labirinto se non fosse stato per te, sai? L'ho fatto perché sapevo che l'avresti fatto tu, e mi fidavo di te.
Forse non lo ricordi, ma noi ci conoscevamo prima di entrare qua dentro. Io controllavo te, tu ti ribellavi inutilmente. Ci odiaviamo ma ci aiutavamo a vicenda. Come veri amici. Quelli che non si sopportano ma non stanno stare l'uno senza l'altro. Ma conducevamo vite separate. Eri troppo illuso per i miei gusti. Ad accomunarci erano solo i nostri sogni di gloria. Ma ora, piccolo amico, ora che ho vissuto abbastanza in questo labirinto, ho capito che avevo bisogno di te. Che non posso stare senza di te. Che siamo uguali infondo. Sbagliati entrambi, tu con un lato razionale che non ti compete, e io con un lato pieno di illusioni che non mi caratterizza.
Ho capito che dovevo farti entrare qua e controllarti, come facevo un tempo. Eppure ho la sensazione che sia tu a controllare me ora.
Tu continui a pensare che un'uscita ci sia da qualche parte e che la troverai. Io, pur sapendo che non c'è, inizio a fidarmi della tua speranza.
Non ci capiremo mai,non ci troveremo mai, piccolo mio. In questo posto ci perderemo. Ma ci perderemo insieme, e questo, non significa in parte ritrovarsi? Non dirò che ti voglio bene, perché sei la causa delle mie sofferenze, sofferenze che non posso nemmeno provare. So che tu ne vuoi a me, senza renderti conto che anche io sono la causa delle tue pene. Che senza di me potresti essere felice. E potresti proseguire verso quella tanto agognata uscita. Ma non possiamo separarci, fratello.
Perché così è scritto.
È scritto che non abbiamo scelta. Né via di fuga.
È scritto che il mio nome è Mente, e che il tuo nome è Cuore, e che siamo tenuti a camminare insieme nella notte, in questo labirinto immenso ma finito, limitato ma senza uscita, che è la vita.



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Racconto scritto il 27/10/2016 - 19:48
Da Vera Serrau
Letta n.1685 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


Un racconto affascinante e molto ben scritto! 5* meritatissime, così come il riconoscimento mensile! Buon pomeriggio,

Chiara B. 11/11/2016 - 14:56

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Un racconto affascinante e molto ben scritto! 5* meritatissime, così come il riconoscimento mensile! Buon pomeriggio,

Chiara B. 11/11/2016 - 14:55

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interessante per fantasia e capacità descrittiva.
Ciao

Hanks Chinaski 03/11/2016 - 11:53

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bel racconto lettura molto scorrevole bello 5*

POETA DELL'AMORE LUPO DELL'AMI 28/10/2016 - 18:51

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Bellissimo racconto, letto con vero piacere complimenti 5*

donato mineccia 28/10/2016 - 16:08

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Grazie mille per la tua valutazione e il tuo commento Margherita. Sono davvero felice ti abbia affascinato. La tua riflessione sulla chiusa ha centrato proprio il punto. Bravissima. Se cerchiamo insieme, con un po' di razionalità e sensibilità, possiamo trovarla anche quando non esiste. È questo il paradasso. Ti ringrazio ancora moltissimo, per qualunque dubbio, critica, o suggerimento ti prego di farmi sapere. Un abbraccio.

Vera Serrau 27/10/2016 - 21:41

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Un racconto sensazionale...un labirinto tra cuore e mente che mi affascina...e tu mi hai affascinato con questo racconto, scritto bene, si legge fluidamente.
La chiusa della Vita senza via d'uscita?...Ma forse c'è se camminano insieme!
Complimenti bravissima davvero 5* e un abbraccio

margherita pisano 27/10/2016 - 21:04

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