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L'inquilino

Ho letto le due poesie di A. Ricciardi sulla malattia di Parkinson e, pur avendole apprezzate, mi sono astenuta dal commentarle sentendomi, nella immediatezza della lettura, troppo coinvolta essendo io affetta da questa patologia da circa un decennio.
Dal momento che il signor Parkinson abita stabilmente dentro di me e non può essere sfrattato, io lo chiamo il mio inquilino e, come succede solitamente tra condòmini, i nostri rapporti oscillano tra tolleranza e litigiosità. Voglio dire che necessariamente mi sono dovuta adattare alla sua costante, fastidiosa (!) presenza ma ci sono momenti in cui lo trovo troppo invadente e allora scatta il risentimento, la ribellione, la voglia impossibile di riprendere pieno possesso del mio corpo e cacciare l'intruso che limita la mia libertà nonché la mia dignità. Ma sono momenti, come dicevo, poi prevale il buon senso e mi riconcilio con il mio inquilino perché nell'accettazione serena di ciò che non si può cambiare c'è l'unica possibilità per dare un senso anche agli anni minati dalla malattia e dalla sofferenza che cambiano tutto nella vita del malato: le sue abitudini quotidiane, i suoi rapporti familiari, le sue relazioni sociali ma, soprattutto, il suo modo di considerare l'esistenza, di definire e affrontare il dolore, la fragilità, la dipendenza dagli altri. Certamente bisogna inventarsele tutte per non scoraggiarsi e lasciarsi andare. Io, tra l'altro, ho tratto anche conforto dalla frequentazione, con pseudonimi diversi , di siti letterari dove poter esprimere, seppure in forma sommessa e dimessa, la mia passione per la scrittura ma mi costa non poca fatica e, visto che sono in vena di confessioni, ecco chiarito il motivo per cui anche la mia partecipazione in O.S. è piuttosto discontinua e i miei commenti alle opere, che pure leggo ed apprezzo, sono per quantità e qualità inferiori alle mie intenzioni. Usare la tastiera mi affatica già nella compilazione dei testi miei da sottoporre alla lettura e al vaglio dei lettori di Oggiscrivo per cui sono costretta a limitarmi nelle altre forme di intervento.
Io non so se Antonio ne sia già a conoscenza ma io vorrei suggerirgli di vedere i 5 filmati-spot sul MdP selezionati da una giuria di esperti dell'Accademia Limpe-Dismov e AbbVie in previsione della Giornata nazionale del Parkinson tenutasi il 26/11/2016, nell'ambito della campagna di sensibilizzazione Parkinson play il cui messaggio chiave era:
"Non devi essere un supereroe per convivere con il Parkinson"
C'e da trarne motivo di forza ed incoraggiamento, oltre a suggerimenti utili ad affrontare le problematiche generate da questa invalidante patologia.
Resta ora da chiedersi, e io me lo chiedo, per quale motivo io abbia scritto questa pagina che non sembra mirare ad alcuna finalità e appare del tutto inutile. Io mi sono data una risposta ed è, per quanto paradossale possa sembrare, la vanità. Il malato, emarginato dagli abituali circuiti della vita sociale, in mancanza di altro, finisce col trovare nella malattia quella condizione di straordinarietà in grado di attirare su di sè l'attenzione altrui sia pure sotto forma di pietà e compassione appagando quella naturale esigenza di ostentazione che solitamente trova la sua motivazione in particolari abilità o capacità intellettuali o spiccate doti fisiche o anche elevate condizioni socio- economiche.
L'esibizionismo è nella natura umana e non risparmia nessuno.
Troppo amara questa analisi? Troppo dura? Forse sì ma, in tale caso, lo è soprattutto nei miei riguardi. E questo mi dovrebbe meritare una benevola assoluzione anche in considerazione del fatto che l'esibizionismo di una persona suo malgrado fragile è una richiesta tacita di fraterna solidarietà.



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Racconto scritto il 19/01/2017 - 15:12
Da Aurelia Strada
Letta n.1312 volte.
Voto:
su 5 votanti


Commenti


Grazie per il commento generoso e, come sempre, dai toni molto garbati. Lieta giornata. Affettuosamente Aurelia

Aurelia Strada 20/01/2017 - 15:06

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Credo che il finale sia già tutto il racconto e rispondo subito: la solidarietà non costa nulla ma vale più di ogni altra cosa.
Il racconto merita per il coraggio nell'esposizione e perché è scritto benissimo.
Abbiamo tutti degli inquilini più i meno desiderati ed è un bel modo il suo di considerarlo.
Un caro saluto.

Loris Marcato 20/01/2017 - 14:06

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Ti ringrazio e ricambio con affetto il tuo abbraccio
che mi è pervenuto vero,sentito.Lieta giornata.
Aurelia

Aurelia Strada 20/01/2017 - 13:27

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Aurelia, né vanità e neppure esibizionismo
credo solo una richiesta di partecipazione
il commento può far ben poco...ma è sicuramente, partecipazione...il che nn significa "comprensione" ma desiderio di starti vicino...anche se solo virtualmente.
ciao CARA, un abbraccio!

ps: scrivi divinamente.....


laisa azzurra 20/01/2017 - 13:12

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Margherita, quanto garbo e quanta dolcezza nel tuo commento! Ti ringrazio di cuore.Serena notte. Aurelia

Aurelia Strada 19/01/2017 - 22:42

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In un mondo cosi difficile da vivere...trovo il tuo dire sincero e schietto ed è ammirevole averlo fatto, non è facile parlarne, ma tu l'hai fatto con delicatezza, quasi in punta di piedi e non credo per vanità, ma solo per condividere uno stato...che mi ha emozionato e commosso. Come dice Teresa ti fa onore. Un abbraccio se pur virtuale, è sincero e affettuoso.

margherita pisano 19/01/2017 - 21:40

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Vi ringrazio tutti. Ho sentito nelle vostre parole una comprensione e una vicinanza che mi hanno fatto bene al cuore. Un affettuoso saluto e l'augurio di una serena notte.Aurelia.

Aurelia Strada 19/01/2017 - 19:51

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io mi trovo in difficoltà ma essendoci passato con mio padre è una sofferenza per chi è accanto e per lo stesso auguri 5*

GIANCARLO LUPO POETA DELL'AMO 19/01/2017 - 18:35

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Ti confesso che è toccante quel che hai scritto e che mi trovo quasi incapace a commentare.
Dici che l'esibizionismo è nella natura umana, ma forse è il modo per esternare il nostro animo e le nostre capacità, che altrimenti resterebbero sepolte da strati di complessi, di solitudine e mancanza di autostima. Ovvio che c'è un confine, oltre il quale si cade nell'egocentrismo. E non è il tuo caso: è bello come scrivi, tanto, è bello quel che scrivi al di là della conoscenza del tuo inquilino. Per te ammirazione, non da oggi ma da prima.
Un abbraccio, Millina.

Millina Spina 19/01/2017 - 17:55

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Cara Aurelia, è tanto difficile commentare il tuo scritto. Ti fa onore aver raccontato e cercato di spiegare dal di dentro ciò che sentì, come già ha fatto Antonio nelle sue due poesie. Solo chi sta dentro sa. Io ho avuto il mio papà che ne ha sofferto ma lui era di poche parole anche prima della malattia e non ha mai esternato il suo disagio. Ho letto e riletto ciò che hai scritto e ti ringrazio di averlo scritto.

Giulia Bellucci 19/01/2017 - 17:29

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Vivere la tua esperienza è già vivere da supereroe, perciò non meriti pietà, ma considerazione.Poi il fatto che non ti arrendo e comunque, tra mille difficoltà riesci ad esternare i tuoi sentimenti, ti fa onore.Ti abbraccio.

Teresa Peluso 19/01/2017 - 16:22

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