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Il film a luci rosse

Enrico Castaldi: età 45 anni, professione necroforo, precisamente addetto e proprietario di un’agenzia di onoranze funebri.
Mariella Savarese: età 40 anni, disoccupata, o meglio casalinga in calore!
Sposati da 10 anni. Niente figli.
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Un giorno i due coniugi sia per noia e sia per raggranellare soldi, decisero mediante internet di contattare una casa di produzione di film hard.
Neanche a farlo apposta, nella loro stessa città, precisamente a Pozzese, ce n’era una affermata, la Redlight Productions, nata anni prima, dalle ceneri della Co(o)k Productions per via del fatto che quest’ultima si spostò nel Nord Italia ed alcuni restanti elementi fondarono la già citata impresa.
Marito e moglie non disponevano di caratteristiche degne di note: Enrico alto, magrissimo, brizzolato e dalla pelle pallida, mentre Mariella decisamente più bassa ed in carne, dai capelli castano scuri e dalla carnagione abbronzata, una donna che comunque in base al vestito e al trucco sapeva a suo modo come mostrare le proprie grazie.
La coppia, dopo aver mandato quattro e-mail con relative foto esplicite ed un piccolo filmato girato con una fotocamera, vennero contattati per sostenere un colloquio con il produttore. Sempre tramite posta elettronica ai due interessati venne fornito l’indirizzo della sede con la cortesia di non divulgarlo.
Si presentarono la mattina seguente, in un grande appartamento, in pratica la location in cui spesso venivano realizzati i prodotti filmici e una delle stanze fungeva da stanza per i colloqui. Fecero una buona impressione all’attempato Saverio Solmi e spiegò ad entrambi che il regista Walter Roman (dall’evidente nome d’arte) li avrebbe in primis provinati per poi indottrinarli a dovere e consigliò a loro che nel set sarebbero dovuti rimanere sé stessi in modo tale da superare il cosiddetto complesso della telecamera.
«Il fatto di essere ripresi durante l’atto, per noi, non è assolutamente un problema.» disse Mariella con convinzione e di cui Enrico fece eco. Successivamente furono invitati a ritornare l’indomani pomeriggio per un provino con il regista.


Walter Roman restò abbastanza colpito dalle loro prime performance di prova, persino Enrico stesso si stupì, difatti quest’ultimo pensava che l’inesperienza avrebbe giocato brutti scherzi. In effetti inizialmente ciò avvenne ma unicamente per lui, a differenza della moglie che già fin da subito si era dimostrata sciolta e spiccata.
«Siete portati, soprattutto la signora!» osservò il signor Roman con ammirazione.
Il regista parlò con il produttore per esporre che si potevano benissimo iniziare le riprese e che gli aspiranti attori andavano bene. In due settimane tutto fu pronto, e si stabilì che il prodotto cinematografico non doveva superare i sessanta minuti.
Nel corso dei quattordici giorni, la coppia venne istruita su cosa dovevano esattamente fare, tra cui la questione del montaggio, l’attenersi alle inquadrature e per di più studiare a memoria un esile copione, in quanto la trama o canovaccio era un pretesto per rendere il film non banale. Fu inserita persino una qualche venatura comedy/ horror, il regista ci teneva a girare qualcosa di diverso dal solito porno solo carne e niente arrosto.
In sostanza dovevano rappresentare ciò che erano nella vita reale: lui vestito da becchino, lei semplicemente da casalinga e con un grembiule da cucina.
Nella prima mezz’ora, il copione prevedeva che Enrico dopo molte ore passate al lavoro, una volta ritornato a casa, si sarebbe buttato a letto stanco “morto” con la moglie che aveva il chiaro compito di ”resuscitarlo” e con l’introduzione di moderati effetti sonori e un sottofondo di musica di argentiana memoria.
Riguardo gli ultimi trenta minuti, le scene di sesso dovevano essere girate in una cassa da morto aperta, dal momento che scenograficamente una delle stanze dell’appartamento riproduceva in maniera verosimile un’agenzia funebre.
L’unico limite era l’obbligo di indossare delle mascherine, poiché a distribuzione avvenuta, in formato DVD, per una questione di privacy, la coppia non sarebbe stata riconosciuta ed evitare così uno scandalo, specie per Enrico che per via del suo mestiere, in città risultava conosciuto.
Il lungometraggio andò a buon fine, ma sorse una complicazione ovverosia scegliere il titolo ideale.


Si optò tra ‘Pozzese bollente’ o ‘Il beccamorto e la beccafiga” tuttavia nessun titolo suonava bene e si decise di accantonare in attesa di una soluzione.
In ufficio, il produttore spiegò a Enrico e Mariella, che avrebbero intascato 2000 euro a testa però dovevano pazientare.
Per una questione di pignoleria e scaramanzia da parte di Solmi, una volta trovato un titolo adatto per il film, i soldi sarebbero stati immancabilmente elargiti. Stessa cosa per lo staff tecnico, compreso il regista.
Mentre i presenti stavano discutendo di altri dettagli, la segretaria, annunciò che un certo Gaetano Rocchi voleva conferire con il signor Solmi. Si trattava di un ex attore della Co(o)k Productions, che dopo anni in cui se n’era uscito dal giro, per ragioni economiche desiderava reinserirsi.
«Lucrezia, fallo entrare pure!» tuonò Solmi.
Entrò un uomo alto, sui quarant’anni di bell’aspetto, con dei baffetti e con una folta capigliatura castana.
«Buongiorno! Mi scusi per l’intrusione, siccome mi è stato detto di passare per organizzarci su… » non terminò la frase per via che riconobbe una delle persone.
«Mary Ross, tu qui?» proseguì l’uomo strabuzzando dapprima gli occhi per poi sorridere piacevolmente.
La moglie del necroforo, divenne tutta rossa in viso, e gli rispose con un impercettibile “Ciao!”
«Chi è stavolta il tuo partner? Quest’uomo? Ah, spero di no! Sarebbe bello girare di nuovo con te, come ai vecchi tempi!» disse ancora, raggiante.
Enrico inarcò il sopracciglio sospettoso ed immaginando che, evidentemente Mariella aveva già avuto altre esperienze sul campo.
«Ecco perché nelle riprese si sentiva perfettamente a suo agio.» pensò Enrico e cercò di mantenere l’autocontrollo sebbene gli fu difficilissimo.
«In che senso Mariella ha girato con te?» gli domandò facendo il finto tonto a Rocchi.
«Io e questa birbacciona qua, avevamo lavorato in tre lungometraggi della Co(o)k Productions, poi la casa di produzione si spostò al nord e io ritornai a fare il tassista.», fece una pausa e continuò. «Ovviamente ci siamo cimentati in diversi altri film e con altri partner. Oh, come scopa lei… non scopa nessuno!»
Enrico sospirò nervosamente, Mariella invece si mostrò visibilmente mortificata. Il produttore, pronosticando un imminente litigio tra marito e moglie, per evitare che ciò non avvenisse nel suo ufficio, invitò la coppia a congedarsi e che sarebbero stati contattati al più presto per la retribuzione pattuita.
I presenti si salutarono con una stretta di mano non prima di una delucidazione su Rocchi che era stato ingaggiato per il successivo progetto e per discutere su alcune idee.
I due coniugi uscirono dalla Redlight Productions, salirono velocemente in macchina senza proferire parola. Il disagio e la paura della moglie erano alle stelle. Appena entrati in casa si scatenò l’inevitabile inferno.
Urla sovrumane, bestemmie, insulti e parolacce a non finire partirono a raffica da parte di Enrico, peraltro distruggendo vari suppellettili e per poco non picchiò la disgraziata, finché quest’ultima fu costretta a vuotare il sacco.
Il marito, tra le tante cose, scoprì che, approfittando delle sue assenze, la moglie girò con la Co(o)k Productions esattamente quattro anni dopo il loro matrimonio. Enrico, uscì dall’abitazione sbattendo violentemente la porta ed appoggiandosi sul muro del pianerottolo, gli venne un lampo di genio. Senza indugio, col cellulare chiamò il produttore.
«Signor Solmi, mi scusi, credo di aver trovato io stesso un titolo adatto per il film che abbiamo girato.»
«Me lo dica signor Castaldi, me lo dica subito così risolviamo!» gli rispose una voce dall’altra parte del telefonino.
«’Morte & Puttana’! esclamò. Le piace?»
Ci furono interminabili secondi di silenzio.
«Mi strapiace! Passi a prendere gli assegni!» concluse il produttore festosamente e contemporaneamente ebbe un’idea singolare. L’astuto Solmi, all’insaputa del “cornuto”, contattò immediatamente e segretamente la Savarese, per proporle dietro compenso di un assegno a parte, trenta minuti aggiuntivi di film da girare proprio con Rocchi, cosicché da mettere maggiormente in risalto il titolo scelto.
In conclusione a Castaldi gli fu appioppata la copia di sessanta minuti e di quella ufficiale non ne seppe mai nulla.
‘Morte & Puttana’ ebbe successo.




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Racconto scritto il 23/02/2017 - 14:50
Da Giuseppe Scilipoti
Letta n.1262 volte.
Voto:
su 8 votanti


Commenti


Ciao Seby, no il racconto non è autobiografico, al massimo che un addetto delle "pompe" funebri e la sua fidanzata (oggi sposati" hanno girato un film a luci rosse nella mia città nel 2008. Se non ricordo male si intitolava "Barcellona Pozzo di Gotto ti faccio cornuto e me ne fotto."
Diciamo che il testo ha un minimo di parodia, oppure come nelle sit com quando le sequenze hanno dell'improbabile. Appena posso ricontrollo il racconto e sistemo i refusi.
Grazie un milione!!!

Giuseppe Scilipoti 01/05/2019 - 11:28

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Anche questo fa parte dei racconti autobiografici? Il beccafiga sarebbe stato un titolo straordinario. Il racconto è molto bello ma, a rigor di logica, trovo improbabile che la moglie, che aveva questo segreto da celare, accettasse la proposta del marito di girare un film porno in una casa produttrice nata da quella dove aveva già lavorato. Ti segnalo 2-3 refusi nel testo riguardanti le preposizioni. A presto!

Seby Flavio Gulisano 01/05/2019 - 10:31

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Sono io che ringrazio te. Buona giornata.

santa scardino 10/01/2019 - 13:13

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Cara Santa, più che ridere, mi hai fatto sorridere e riflettere seriamente perchè esterni cose sagge che senz'altro innalza "Il film a luci rosse".
Gli scambisti sono una realtà, squallida peraltro. Io non riuscirei a "dividere" la mia fidanzata oppure a "dividermi" io, sono anche fin troppo sentimentale e rispettoso con i sentimenti.
Inoltre, il tuo commento centra pure il contesto morale/etico, hai uno spirito valutativo e obbiettivo non solo gradito ma anche altamente espositivo. Grazie!

Giuseppe Scilipoti 10/01/2019 - 08:38

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..e li ritengo dei "poveracci"perché si perdono il meglio della vita. Il corpo Dio ce lo ha dato per sublimare la mente anche attraverso il sesso guardandosi negli occhi. Oh! Dio, immagino le risate che ti starai facendo pensando a questa bacucca che parla in questo modo, ma credo che alla mia età si possa parlare liberamente di tutto, Almeno mi prendo i vantaggi della vecchiaia. Ciao..alla prossima.

santa scardino 09/01/2019 - 15:01

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Riferendomi ai protagonisti direi che : ' Chi va per questi mari questi pesci prende'.Io non salvo nessuno dei due. Questo racconto mi porta a riallacciarmi alla tua giusta idea, pienamente condivisa,per la quale non bisogna essere schiavi dei soldi arrivando, come in questo caso, a mercificazione il proprio corpo e quello della moglie, ancora più grave. Alcune persone tendono a scindere il corpo(quale oggetto del piacere) dall'intelletto. Lo so che io sono all'antica,ma la penso così,.....

santa scardino 09/01/2019 - 14:51

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Grazie Giuseppe. Ti faccio gli auguri per la nuova vita che intraprenderai. Comunque davvero dico: non lasciare le tue idee di cui mi accenni, incompiute. Carta e penna, come si faceva una volta e poi quando avrai tempo, trascriverai.

Giulia Bellucci 24/02/2017 - 14:16

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Verrebbe da dire: cornuto e mazziato! Particolare racconto, molto esplicito nei termini ma non volgare. Ben scritto e descritto come del resto i tuoi.
Buona giornata Giuseppe.

Loris Marcato 24/02/2017 - 11:09

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Mi duole molto dover accostare di molto la mia passione per la scrittura (ma cercherò di entrare nel sito in qualità di lettore e commentatore), pensa che ho in testa tantissimi racconti (una sessantina sicuro, numero che potrebbe crescere), ma il tempo e quello che è.
Grazie ancora Giulia, ti auguro una buona giornata e sentitamente ti dico ancora grazie!!!

Giuseppe Scilipoti 24/02/2017 - 10:41

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Grazie Giulia, stavolta ho voluto fare un incursione prodigandomi con un racconto "particolare". Meno male che lo staff de Oggi scrivo me l'ha convalidato senza problemi.
Il tuo commento sincero mi fa piacere, purtroppo senza PC mi è difficile scrivere ma soprattutto il mio nuovo impegno lavorativo non mi permetterà tanto tempo libero.
Per il resto se avrò qualche idea, faro come dici, abbozzerò in dei fogli di carta o su "Note" del mio smarthpone.

Giuseppe Scilipoti 24/02/2017 - 10:39

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Che dire, un racconto piuttosto originale e aggiungerei povero signor Castaldi.
Ne approfitto per ringraziarti dei commenti ai miei ultimi scritti. Sono contenta che riprenderai presto a lavorare e mi dispiace però che non potrai scrivere. Immagino che continuerai a scrivere su foglio così quando ne avrai poi l'opportunità potrai pubblicarle.

Giulia Bellucci 23/02/2017 - 19:32

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