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Patto col diavolo

Stamattina mi sono svegliato disposto a scendere a patti col Diavolo. Mi capita ciclicamente di pensare a cosa rinuncerei di ciò che posseggo adesso, in cambio di tutto quello che desidero da una vita e per la mia vita. Compongo il numero 800 333 333 parlo con il centralino infernale che smista le telefonate, se non ricordo male, che per parlare direttamente con il Diavolo ho premuto 765432 che sono i numeri che corrispondono all’invio di chiamata al Male Supremo, non sono stato fortunato; ho aspettato molto prima che mi mettessero in contatto, ma nel frattempo ho dovuto sorbirmi tutte le canzoni demoniache che inneggiano alla distruzione del bene e della civiltà. Quando Satana in persona ha risposto al telefono gli ho proposto la mia intenzione, mi ha dato un appuntamento per la settimana prossima e il giorno dell'appuntamento abbiamo stipulato il nostro patto in cambio di un piccolo prezzo. In realtà, il mio patto con il diavolo non può aver alcun senso materiale, senza papiri, scritture di sangue e qualunque altro elemento. Di certo non ha preteso: " Dammi la tua anima ". Possiede però una chiave capace di aprire qualunque porta mentale; egli si nutre e materializza principalmente attraverso paura, ossessione e rievoca anime non più terrene. Per non più terrene si intende, persone che hanno abbandonato le basi della vita umana, prive di compassione, misericordia, amore per se stessi e per il prossimo. Le sue vie di comunicazione hanno generato su di me esclusivamente: allucinazioni, stadi di follia mediamente avanzati, molteplice volte mi è venuto in sogno. Analizziamo il sogno che è la via principale si materializza: Nessuna sembianza, nessuna indicazione. Potrebbe trattarsi anche di un innocuo sogno, un essere senziente che corre in un prato, la persona che si lega a qualcuno che desidera, la comune sensazione di cadere nel vuoto, gli incubi . Quindi, posso sostenere con certezza di aver incontrato l' essenza del diavolo. Tra il percepirlo ed esserne soci però, la linea non è affatto poi così sottile. Oggi poi questo cielo cupo aiuta pensieri simili. Come aiutano gli accadimenti dell’ultima settimana in particolare; direi più in generale l’aria che tira in Italia da qualche anno a questa parte. Non che prima proliferassero sensazioni di benessere e scintillanti prospettive per il futuro. I nostri governanti hanno dalla loro un’eccellente capacità di dissimulare la verità. Ci inducono a credere che tutti i problemi sono risolvibili e riducibili alla dimensione di uno spillo, e che ci avrebbero pensato loro a farlo, attraverso l’operato politico. Il solo fatto che qualcuno ce lo dicesse, e che la nostra quotidianità procedesse senza il peso tangibile del cattivo momento, bastava a farci sentire quella speranza che oggi è disperazione. Fortunati quelli che non sanno cos’è la disperazione. Tirare un sospiro di sollievo per non essere ancora morti di fame evidentemente non basta. Bisognerà pur fermarsi un attimo di fronte all’ondata di suicidi per motivi economici degli ultimi mesi. Adesso pure la vendita di organi per saldare i debiti con l’agenzia di recupero crediti Equitalia. Bisognerà pur fermarsi un attimo di fronte al ritorno della devastazione che colpisce tutto il pianeta e alle decisioni dei governi di tutte le nazioni che invece di ridurre i danni da calamità naturali, promuovono leggi che danneggiano il bio-sistema. Nei provvedimenti si stabiliscono solo situazioni in via transitoria e a fini sperimentali e non la facoltà di limitare i rischi a zero, che le polizze assicurative contro qualsiasi tipo di danno a fabbricati di proprietà dei privati non possono coprire. Non mi sento protagonista di un mondo di cui, all’atto pratico, non posso disporre affatto. Ci ho pensato alla lunga? Questo continuo parlare al plurale: Dobbiamo fare sacrifici perché ce lo chiede l’Europa, come se un luogo geografico avesse facoltà di porre delle domande. Dobbiamo fare un passo avanti verso la crescita. Dobbiamo uscire dalla crisi nella quale ci troviamo impantanati. Dobbiamo pagare la benzina 2 euro al litro per un tot tempo. Dobbiamo alzare l’iva al 23%, e se servirà al 25, così recupereremo fondi da destinare al meridione. Dobbiamo pagare la tassa sui cani e sui gatti; se servirà pure sui pesci rossi, sulle lumache che vengono fuori durante la stagione delle piogge, e sui lombrichi che i nostri ispettori troveranno appiccicati alle pareti di casa nostra al momento delle verifiche. Dobbiamo far abbassare lo spread sotto la soglia dei 300. Pure se per me quello dello spread è un pensiero che viene dopo il lavoro che manca; il frigorifero vuoto che pare una bara illuminata a neon; i figli grandi che provano a sentirsi forti, ma a un certo punto crollano, e lasciamoli anche un po’ in santa pace; le cose da pagare che si triplicano senza spiegazioni comprensibili. E voi continuate a mangiare e bere in abbondanza, a sprecare cibo e risorse, a far lavorare chi dite voi, a dare la colpa alle gestioni precedenti, pure se la gestione precedente eravate voi, a riempirvi la bocca di quel tutti noi insopportabile. Ecco il perché sono venuto a patto col diavolo! Stufo di una vita piena di tristezze e di tribolazioni, mi rendesse felice per tutta la vita. Il Diavolo accettò la mia proposta e predispose il contratto, che venne regolarmente firmato da entrambe le parti. Dopo la stipula dissi: Ecco, ho accettato di venderti l’anima! Adesso adempi al tuo impegno! Il Diavolo rispose: Certamente. Da domani e per tutta la vita, tu ti chiamerai Felice Spina. E se ne andò sghignazzando. Giunto sul punto di morte, di tutta una vita condotta piena di tristezze e di tribolazioni e che non era cambiata nella sostanza e il mondo andava nella medesima direzione, al mio capezzale si presentò il Diavolo, ben deciso a prendersi quello che gli era stato promesso. Il Diavolo disse: Il contratto parla chiaro. Io ti ho reso Felice per sempre, ora la tua anima spetta a me. E di sotto c’è l’inferno che ti attende. Risposi, che avevo riflettuto a lungo sulla questione e quel contratto non vale per me. Non mi riguarda. Il Diavolo scoppiò in una fragorosa risata: Certo che ti riguarda. E’ firmato da te in calce. Scossi la testa e con voce perentoria sottolineai: Niente affatto. Il contratto è stato firmato da Savino Spina e io mi chiamo Felice Spina. E se ne andò con la coda tra le gambe! Mentre la mia anima usciva dal corpo e librava in volo libera ed eterea.



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Racconto scritto il 09/03/2017 - 17:05
Da Savino Spina
Letta n.1764 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Onirico racconto ma non tanto dato che l'inferno a volte l'abbiamo qui sulla terra con mille demoni che ci perseguitano.Mi é piaciuto molto il tuo racconto ben scritto dove non sei mai sceso nel banale cosa frequente in questo sito.Bravo Savino.

antonio girardi 10/03/2017 - 09:27

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La cosa che più mi preoccupa è il dover scendere a patti con me stesso, trovare un vincente nella lotta intestina tra valori e realtà, sogni e illusioni.
Soprattutto dover fare i conti con il fatto che, comunque vada, una parte di me è condannata a perdere! Il modo più semplice per non cadere in depressione è l'autoironia!

Savino Spina 09/03/2017 - 18:17

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molto divertente il tuo prenderti in giro 5*

GIANCARLO POETA DELL'AMORE 09/03/2017 - 17:16

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