La stazione di Roma Termini è il luogo per eccellenza dove la vita passa e si dissolve: una città nella città, un imbuto, un detonatore, la tranquilla sala d'attesa dell'umanità in calore. Potresti passare una vita intera in un luogo così e scoprire, alla fine, che la vita non ha senso: tutto cambia per restare immobile, immutato. Quante storie! La bellezza di scegliere una pizza al taglio scelta con maniacale cura, la possibilità d'incrociare la bellissima imperatrice di uno stato africano o la diva che cerca nel treno una meravigliosa evasione.
Ricordo i coloratissimi vestiti di una donna di colore, lo stupore di un impiegato al servizio informazioni nel sentirmi chiedere un'informazione con voce calma e rilassata: in questo luogo di pazzi finalmente riesco a trovare una persona tranquilla. Tutti vanno di corsa, agitano le braccia, adocchiano puttane. Tutti alla ricerca di qualcosa da mandare giù: ce n'è per tutti i gusti. Proprio là fuori un ristorante coreano, in via Marsala pizze al taglio e hotels cari e sporchi. I servizi igienici sono il regno incontrastato dei gay, la gerarchia umana si confonde mescolandosi nel calderone fatto di scale mobili, McDonalds, negozi di bambole e boutique dell'acqua minerale.
Milano centrale è un'altra cosa: austera, imponente, ombrosa. Gente operosa e clochards. Clochards stanchi di vivere, sull'orlo di una crisi di nervi, managers affaccendati e sempre a bofonchiare qualcosa. Ristorantini puliti, il supermarket con i buttafuori e poi, all'esterno l'imponenza del Pirellone, il grigio dei palazzi, il pericolo di un borseggio alla luce del sole. La metro che in un minuto ti porta in piazza Duomo, al centro dello shopping più esoso: Prada, Celine, e gioielli da trecentomila euro.
C'è stato un tempo in cui mi affascinavano porti e stazioni ferroviarie: avrei potuto scrivere milioni di pagine senza un finale. La nave da crociera e tutti, ma proprio tutti, affacciati sul ponte a salutare, vederli allontanare e scomparire, come le storie che germinano nel cuore e appassicono prima di portarle sulla pagina di un quaderno.
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Lieto meriggio, Vincenzo.
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