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Madre

60. Madre.
Attraversai tutta la città con il cuore in gola mentre cercavo l’indirizzo scritto a penna su di un foglio di carta. Prima strade di cemento, poi un parco pieno di bambini. Sull'orlo del cancello d’ingresso fermo osservavo, di fronte, la nuova casa di mia madre. Nessun muscolo osava muoversi, i respiri silenziosi sussurravano i battiti del cuore.
In quel momento una donna aprì la porta ed uscì. Era bellissima e felice. Emanava una luce che non ricordavo le apparteneva nemmeno quando suonava il pianoforte. Emanava il profumo di colori delicati e lucenti, il calore della coperta che consumiamo per nasconderci dal freddo. Era lì ed io qui, sull'uscio di un parco pieno di bambini che giocavano e si rincorrevano. Ed il bambino dentro di me urlò:
“Mamma”
E la donna si voltò, verso il parco, per un attimo sfiorò i miei occhi. Poi un bambino sfiorò la mia gamba uscendo dal parco e la raggiunse. Lei strinse il suo capo al petto e lo portò dentro casa. Per un attimo, un solo momento, ero parte di quel bambino, il mio fratellastro, poi la porta si chiuse dietro le loro spalle e fui assalito da una rabbia passata.
Ma prendendo posto sulla panchina del parco alzai lo sguardo al cielo, tra l’orchestra degli uccelli:
rivedendo mia madre ho scoperto quanto le scelte sono più importanti delle risposte, fare questo viaggio per raggiungerla con incontri mai casuali e pronunciare la parola “mamma” insieme ad un bambino. Ho capito che il peso del perdono vale quanto la sofferenza di chi abbandona. Io non sapevo perdonare e per questo credevo di non meritarmi il perdono degli altri. Scegliere tutto ciò fu la risposta. Senza proferire una parola ma guardandola da lontano, il suo sorriso mentre giocava con quel bambino, iniziavo ad esplorare il suo punto di vista e non solo il mio. E dentro fui invaso dal perdono. Ti chiedo scusa mamma, per non aver indossato mai le tue scarpe nei miei pensieri. Invadere quello spazio che era la tua nuova vita, ha permesso di rinascere anche a me. E di colpo, la rabbia svanì.
Gli spazi sono prospettive e le prospettive sono pensieri, ed i pensieri sono punti di vista. Tutto ruota intorno ad un'immagine, e ad ogni angolazione assume un valore diverso. Il mio passato, i miei genitori, e tutto il resto, si spalma nel mio mondo ed assume sempre geometrie diverse. Ed è per questo che ora, mentre siedo su comodi sediolini di un aereo economico, torno da mio padre.
Le madri ed i padri sono i prisma che deformano i raggi luminosi dei nostri pensieri e li trasformano, nel bene e nel male. Infinite angolazioni.
E poi c’è la malinconia, che è la madre di tutti i respiri.



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Racconto scritto il 28/04/2017 - 14:42
Da Bruno Gais
Letta n.1069 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


un bel racconto emozionante di quella mamma con il bimbo certo la malinconia in questo bel racconto fa la sua parte 5* ciao

GIANCARLO "LUPO" POETA DELL 28/04/2017 - 17:10

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