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L'inizio dei 20 anni

Più mi guardo allo specchio e più mi riesce difficile vedere il ragazzo che ero, per non dire che sembra impossibile che attraverso i miei occhi un giorno sia stato bambino. Ora sono pieni di specchi, e vedo un po' di paura di quel futuro che negli anni si è avvicinato. A 16 anni avevo paura di perdere la penna, e non essere più in grado di sfogarmi scrivendo pensieri, o peggio, di invecchiare in una categoria e smettere di pensare. Sempre dei miei sedici anni conservo il ricordo di una vita tranquilla, trascorsa tra stagioni al profumo di una ragazza, che forse non è cresciuta, che forse per questo ho lasciato vivere solo nella memoria. Mi ricordo i sorrisi sinceri in scooter tornando da casa sua, facevo caso all'odore degli alberi lungo la strada. Erano tutte emozioni nuove. Ricordo la sua voglia di crescere e la stima per me, che ai suoi occhi ero molto più grande di lei. Non era aggrappandosi a me che sarebbe cresciuta.
Tra una settimana compio 20 anni, e saranno gli anni che ho sempre temuto, quelli che immagino più difficili. Quelli della laurea, del lavoro, quelli dove forse sceglierò una donna , dove forse una donna mi farà del male. Nei vent'anni ti allontani dai tuoi genitori, li rivedi non più di ogni tanto. È dai loro capelli bianchi che conti il tempo che passa.
Forse in questi vent'anni saluterò mia nonna.
Forse mi accorgerò di aver sbagliato tutto.
Forse tornerò timido e insicuro.
Spero arrivato ai 30 di non poter contare gli amici che ho perso, o almeno che non siano quelli che ora chiamo fratelli. E chissà se il padrino di Giovanna sarai davvero tu .
Ancora allo specchio, vedo un fisico che bacia la sua forma di ragazzo e si abbandona ai vizi della vita. Forse di me ragazzo, tra qualche tempo resterà poco.
Ricordo i miei 16 anni come un tempo piccolo, una nuvola di tranquillità in cui ho coltivato coscienza di me. Ricordo di averla vista sbocciare due anni dopo con un'altra ragazza, che stavolta a me sembrava già donna.
Ora sono sulla soglia con un libro che racconta il mio passato, che di tanto in tanto sfoglio, magari annotando qualche riga. So di avere tempeste di paure e speranze per il gioco d'azzardo più ricco che avrei immaginato per me, dopo quello della morte.
Ora lo accetto, sono un uomo.



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Racconto scritto il 22/08/2017 - 23:01
Da Luca Agosto
Letta n.1252 volte.
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Commenti


Accettare la vita anche per il tempo biologico che ci è dato è segno di consapevolezza. Bel racconto. Giulio Soro

Giulio Soro 23/08/2017 - 18:26

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