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DI NUOVO TU...(Seconda Parte)

Aveva prenotato in un ristorante, del centro, uno dei suoi preferiti. Lì era sempre ben accolto, e il personale, conosceva alla perfezione i suoi gusti. La bambina si guardava attorno stupita, e curiosa e lui sorrise. L'uomo con cui aveva appuntamento fu stupito di vederlo arrivare con la bambina, ma non disse nulla. E lui dedusse, che aveva tirato le somme dalla loro somiglianza. Quella situazione diventava sempre più complicata. Intanto Katy gli aveva stretto la mano. Quella per lei doveva essere un esperienza nuova. Ma rimaneva muta, e si stava comportando molto bene. Le sorrise, per incoraggiarla. Anche per lui, tutto quello era nuovo. Ogni tanto la spiava, era davvero sua figlia? Si sedettero al tavolo. E katy lasciò che gli adulti scegliessero anche per lei. Poi però la bambina, tirò la giacca al cameriere.
«Scusi, signore? Nella salsa che ha detto, c'è l'aglio?»
«Sì signorina.» La bambina, si rabbuiò.
«Potrebbe toglierlo, per favore?»
«Certo. » Rispose il cameriere.
«Grazie.»
«Non ti piace l'aglio?» Chiese, Il signor Jhonson. Dave ascoltava distratto, sorseggiando un bicchiere di vino, nel disperato tentativo di stemperare la tensione.
«No, in realtà sono allergica.» Per poco, Dave, non si strozzò. Katy era allergica all'aglio? Proprio come lui. Cercò di ricordare se Mel lo sapesse. No. Era un particolare che non aveva mai rivelato a nessuno. Riprese a guardare la bambina, sembrava tranquilla e di sicuro non si era accorta di nulla. Le sorrise, quando i loro sguardi s'incrociarono.


Il pranzo era stato lungo, e per quanto doveva essersi annoiata, Katy si era comportata molto bene.
«Papà, dove andiamo, adesso?» Le sorrise.
«In albergo. Tu devi fare i compiti.»
«Devo proprio?» Le sorrise.
«Sì. Ti aiuterò io. E poi andremo dalla mamma.» Katy si rasserenò. Ma lui si maledì, mentalmente, per aver sconvolto tutti i suoi piani, in meno di un minuto. Certo. Ora sapeva, che quella era sua figlia. Troppe coincidenze per ignorarle. Si mise al volante, e partì dopo essersi assicurato che Katy avesse messo la cintura.


Aveva lasciato la bambina, nella camera della madre, ed era andato a cercare, il medico. Era preoccupato, per Mel.
Il medico, lo aveva rassicurato, dicendogli che Melania stava bene, che il suo malessere era dovuto solo allo stress, ma che ora aveva bisogno di riposo assoluto, e di una vita, più tranquilla. E contava su di lui, acché non si strapazzasse troppo. Strinse i pugni. Stava accadendo tutto tropo in fretta.
Tornò da Mel, forse sarebbe riuscito a parlarle, e a trovare una soluzione.
Rimase, fermo sullo stipite a guardarle. Erano bellissime insieme. Stavano giocando, Katy era seduta sul letto e Melania rideva. Lo aveva sempre colpito la sua risata. E ora, si rendeva conto che gli era mancata. Aveva gli occhi accessi, e sembrava meno pallida della mattina. Katy, stava parlando di lui, e per poco non si commosse, di quello che stava raccontando alla madre. Anche perché non gli era sembrato di essere stato così fantastico, ma aveva fatto colpo. In quel momento Mel, lo guardò era arrabbiata. Lo sapeva. Gli occhi, ora non ridevano ed erano accessi dalla rabbia. Eppure gli sembrava uno splendore. Le sorrise, come nulla fosse, e prese in braccio la bambina, che era corsa a salutarlo. In quel momento aveva preso una decisione. Porse una banconota alla bambina.
«Oggi sei stata proprio brava, perché non vai a prendere una merendina al distributore?» Katy sorrise e corse via.
«Cosa credi di fare?»
«Che vuoi dire? Le ho solo detto di andare al distributore. »
«Lei ti adora già. Cosa farà quando te ne andrai?»
«Cosa ti fa pensare che me ne andrò?»
«Il medico mi ha detto che mi dimettono domani.»
«Perfetto. Allora, disdirò la suite, e porterò le cose di Katy, a casa vostra.»
«Sei stato a casa nostra? E poi domattina, quando te ne andrai...»
«Io non ho detto che me ne andrò. Ma che mi trasferisco da voi.» Mel lo fissò allibita.
«Tu cosa?»
«Mel, ascolta. Non rinuncio a lei. E neanche a te.» Scosse la testa. Doveva restare coi piedi per terra. Lui non era lì per loro. E non sarebbe rimasto, malgrado quello che ora diceva. Non doveva illudersi.
«Cosa proponi?» Chiese, ancora in preda alla rabbia.
«Sposami.» Lo fissò stupita. Non parlava sul serio, si disse. Non poteva dire davvero. Chiuse gli occhi, per un attimo, per riordinare i pensieri, ma quando gli riaprì la bambina era già tornata. Non ebbero più modo di parlare perché il resto del tempo, fu calamitato da Katy. Dave, doveva riconoscere, si comportava davvero bene con lei, ma quando sarebbe durato? Scosse la testa. Doveva riflettere, si disse. Ma la sua presenza, la metteva in agitazione.
Prima di andarsene, Dave, le si avvicinò.
«Pensaci. Credo dovremmo provarci.» Le diede un fugace, bacio e sparì con la bambina.
Lungo tutto il corridoio non fece che chiedersi, cosa gli fosse preso. Ma era stato più forte di lui. Ora doveva far cenare la bambina, e soprattutto spiegarle che dal giorno dopo, si sarebbe trasferito da loro. Sorrise, più che altro per infondersi coraggio. Ma chi poteva biasimarlo in fondo? Nelle ultime ore la sua vita era stata sconvolta, e si era trovato a prendere decisioni, che non pensava avrebbe mai preso. Ma di una cosa era sicuro, voleva provarci con Mel, a costruire qualcosa, in fondo avevano una figlia, stupenda. Sorrise, a Katy, e la prese per mano, conducendola alla macchina.


Era passata una settimana da quando era tornata a casa. E Dave era diventato una figura costante nella loro vita. Si lasciò cadere sulla poltrona, era stanca. Non tanto una stanchezza fisica, quanto piuttosto emotiva, dovuta a tutte le domande che ancora non avevano una risposta. E alla vicinanza di Dave. Dividevano la stessa casa, la stessa camera, lo stesso letto, ma lui non aveva fatto nulla, per sedurla, e non aveva più parlato di matrimonio. Ma aveva saputo rendersi indispensabile. Sussurrò una fastidiosa vocina, interna. Cercò d'ignorarla, di negare l'evidenza, ma sapeva che era vero. Era stato un compagno perfetto, solerte, ma non appiccicoso, un padre stupendo con Katy che le si affezionava ogni giorno di più. E malgrado si ripetesse di continuo, che non sarebbe rimasto, che la sua vita, fosse altrove, che presto avrebbe sentito la mancanza della vita brillante che conduceva, nella capitale aveva preso a fare conto su di lui. E non poteva negare che amava, le loro colazioni, a tre, piene di sorrisi, oppure i pomeriggi. Lui si metteva a lavorare in salotto, lei aiutava Katy nello studio, ma quando non lavorava, le raggiungeva, e allora, entrambi aiutavano la bambina. In un clima sereno. Le serate, le passavano cenando davanti al camino, e anche allora Dave, si mostrava all'altezza del ruolo che si era prefisso. Solo la notte, le venivano i dubbi. E si addormentava, con mille pensieri in testa. E spesso era giunta alla conclusione, che se lui si teneva alla larga, potevano esserci solo due motivi. Il primo, ma lo escludeva, era che avesse paura di rovinare quell'atmosfera, di complicità e armonia che si era creata, l'altro, che non era davvero legato a loro, e che lo facesse solo per un perverso senso del dovere. E più ci pensava più ne soffriva. Anche perché doveva ammettere, che quella settimana era stata perfetta. Il primo giorno, quando era tornata dall'ospedale, lui era venuto a prenderla dopo aver portato a scuola, Katy. E lei aveva trovato, la casa in perfette condizioni. Avevano pranzato insieme, in tutta tranquillità, e nel pomeriggio era stato lui ad occuparsi dei compiti di Katy, di modo che lei potesse riposare. E poi la sera, le aveva portate al ristorante, e si era stupita, di come lui si mostrasse attento, ai loro gusti, ma soprattutto a quello che finiva nel piatto di Katy. Era attento e premuroso, con entrambe. E sembrava quasi che quegli otto anni di separazione, non fossero mai esistiti. Se c'era un problema, anche stupido, avevano imparato a parlarne e a risolverlo insieme. Parlavano di tutto, eccetto di loro. E temeva che questo era un altro segnale del fatto che non fosse davvero legato. Si lasciò sfuggire un sospiro e si alzò. Era sabato, e Katy aveva deciso di fare una parte dei compiti il giorno dopo, e ora stava giocando in camera sua. E lei era sola, con tanto tempo per pensare e logorarsi. Incapace di stare ancora seduta, si era alzata, e si era messa a camminare su e giù per la stanza. Cominciava a fare freddo. Dave era partito il giovedì sera, molto tardi per affari, e non sarebbe tornato prima di Domenica sera. Sospirò di nuovo. Le mancava. Le mancavano le loro conversazioni, quando Katy giocava, o le loro uscite a tre. Rabbrividì. La temperatura stava scendendo sempre di più, e tutto il cielo era nero. Non le piacevano molto le serate di pioggia, e neanche a Katy. Si avvicinò alla vetrina, dove teneva i giornali, e i libri. Prese una rivista, e andò sul divano. Piegò le ginocchia, e si rannicchiò nell'angolo del bracciolo. Presse la rivista, e cominciò a sfogliarla distrattamente. Intanto la pioggia aveva cominciato a cadere. Rabbrividì. Di colpo, sentì la porta d'ingresso che si apriva, e pochi istanti dopo, vide, Dave, entrare in salotto. Aveva il cappotto e i capelli, bagnati. E con la sua altezza, e il suo fisico sembrava riempire la stanza. Il viso era scavato, come se non avesse dormito, e gli occhi erano cerchiati. Un velo di barba gli copriva il mento, ma era bellissimo. E a lei il cuore quasi mancò un colpo. Un lampo, squarciò il cielo, illuminando l'intera stanza, che era in penombra, poiché aveva accesso solo il camino, e il lume accanto al divano. Il rombo del tuono, risuonò in tutta la sua potenza, mentre il temporale si faceva più forte. Ora l'acqua cadeva scrosciante, e Katy si precipitò nella stanza, correndo da lei, spaventata. Dave, osservò la scena, per qualche secondo, poi lei lo vide avvicinarsi a dove erano, sorrideva. Le baciò la fronte, e baciò in testa Katy. Poi sorridendo, si scostò un poco, e rivolto alla bambina, disse.
«Ho una sorpresa per te,» Katy, lo guardò.
«Davvero?» Era curiosa. Ma un nuovo lampo, seguito dal tuono, la fece tremare.
«Certo. La vado a prendere.» Scomparve in corridoio, e ritornò dopo un minuto, senza cappotto, con un grosso pacco.
«Cos'è?» Chiese sospettosa, sapeva che Dave non se lo meritava, ma non voleva che viziasse la bambina. Lui le sorrise.
«Tra poco lo vedrete.»Posò il pacco davanti al camino. «Vieni ad aprirlo con me, Katy!»Dopo un po' la bambina scese dal divano e lo raggiunse, scartando il grosso regalo. La sorpresa si rivelò essere un enorme casa delle bambole in stile vittoriano.
Melania, osservò la scena con una strana speranza nel cuore. Vide, Dave, togliersi la giacca, e arrotolarsi le maniche della camicia, mentre si inginocchiava, accanto alla figlia, e cominciava a montare la casa con lei. Gli osservava stando in disparte, sia perché era un momento tutto loro, sia perché in effetti era troppo stupita, per fare altro. Vedere quell'uomo grande e grosso, abituato a ben altre situazioni, che armeggiava con piccole viti, scale, ringhiere e portici, era davvero una scena che non avrebbe mai immaginato, soprattutto perché lui sembrava perfettamente a suo agio.
Ma quello che la stupì, di più fu vedere, che dopo aver montato la casa, operazione che impegnò quasi un'ora, lo vide, sedersi, e mettersi a giocare con Katy, con grande naturalezza. Il temporale, ancora impazzava, ma la bambina, tutta presa dal gioco, sembrava tranquilla.
«Dai, unisciti a noi, Mel.» Ogni volta che la chiamava così, lei si sentiva fremere. Sorridendo, li raggiunse.
E ben presto, tra risate, e scherzi, il gioco li coinvolse, e il tempo volò via, in un clima rilassato, e gioviale. Di tanto in tanto Dave, trovava una scusa per prenderle la mano, o abbracciarla, e tutto quello le appariva meraviglioso, e perfetto.


Il temporale era cessato, e Katy, era crollata, addormentata. Dave la prese in braccio, e la portò a letto. Lei le mise, il pigiamino, e poi insieme le rimboccarono le coperte.
Poi, entrarono nella loro stanza. Le piaceva quell'intimità che si era creata in modo così spontaneo...se solo avesse potuto credere che fosse per sempre...
«Sembri stanco.» Lui annuì, ma avvicinandosi, la prese tra le braccia.
«Mi sei mancata...» L'attimo dopo le sue labbra cercarono le proprie per un bacio appassionato. Melania lo strinse forte, ricambiando il bacio con ardore.
Quando si staccarono, i loro occhi erano accesi, dello stesso fuoco che era divampato poco prima.
«Anche tu mi sei mancato...e sei stato grande con Katy...ma non dovresti viziarla.» Gli disse. Lui l'abbracciò.
«Non la vizio, ma mi era sembrato un buon compromesso per rifarmi di otto anni, di regali mancati...» Le sorrise. «Sei stata brava a crescerla così.»
«Grazie. Dave...io vorrei parlarti...» Ma la voce, le morì in gola, mentre lui riprendeva la valigia. Notando la sua espressione, allarmata le sorrise.
«Katy non è l'unica ad aver ricevuto un regalo.» Dave le aveva fatto un regalo? Aveva paura della felicità che provava.
«Dave...» La zittì con un bacio veloce, mentre, le porgeva un'inconfondibile scatoletta blu, dalla linea molto elegante.
«Mel. Ti amo, e spero che accetterai il mio cuore, ora e per sempre.» Le fece scattare la scatoletta in mano, e lei si ritrovò a fissare uno splendido Diamante, tagliato a forma di cuore, montato su una fascetta d'oro bianco. Aveva le lacrime agli occhi.
«Dave....»
«Sposami, Mel.» Lei gli buttò le braccia al collo, baciandolo.
«Anch'io ti amo. Ma...sei sicuro...insomma...non ne avevamo più parlato.» Disse, scostandosi. Era così imbarazzante! Ma aveva bisogno di essere rassicurata. Lo sentì ridere.
«Aspettavo il momento giusto. È stato un inferno, dormirti accanto e tenere le mani a posto.» Un luccichio malizioso gli accese gli occhi. « Ma ora, amore voglio sentire quel sì.» Aggiunse, sorridendo.
«Sì! Sì! Si!» L'attimo dopo lui le catturò le le labbra.
Il bacio ben presto divenne di fuoco, mentre le loro mani si cercavano, sempre più intensamente,Mel gli sbottonò la camicia, facendo scorrere le dita, sui muscoli, ben delineati del torace, mentre lui, le toglieva la maglietta. Ben presto finirono a letto, stretti, e sempre più affamati, di baci e carezze, mentre si sussurravano, «Ti amo» tra i sospiri.
Si addormentarono uno tra le braccia dell'altra, stanchi, soddisfatti ed immensamente felici di essersi ritrovati, e questa volta per sempre.


-Fine-




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Racconto scritto il 25/09/2017 - 21:51
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.1111 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


...per poi i personaggi incasellarsi in seguito ovvero nel dipanarsi della trama.
Emozioni per cui assicurate, dimostra ancora una volta e a pieno titolo il tuo amore per il romance, ti viene spontaneo a scrivere questo genere di storie.
Sei portata anche in altri generi, ma come ribadisco qui da il massimo, in quanto apri in profondità il tuo cuore.
Non è cosa da tutti.
Brava!!!

Giuseppe Scilipoti 29/09/2017 - 17:38

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Metterti cinque stelline d'oro mi risulta un eufemismo, in quanto ne meriteresti ancora di piu.
Da segnalare che il racconto ha una impostazione da romanzo, non solo per via che è un pò lungo (ed è un bene) ma anche per la strutturazione e di come il tutto viene tracciato e periodato.
"Di nuovo tu" segue comunque il tuo canonico schema classico.
Un uomo distaccato che pensa solo a se stesso e al suo lavoro, una madre e una figlia amrorevoli...

Giuseppe Scilipoti 29/09/2017 - 17:36

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Una famiglia che praticamente si ritrova, dove l'amore e l'affetto fanno padrona lla storia e in maniera intelligente ciò avviene gradualmente.
Non nascondo che alcuni dialoghi e situazioni appaiono a volte un pò troppo edulcolarati, a volte un pò troppo forzati, ma in linea di massima il racconto lo reputo piu che verosimile.
Un lieto fine assicurato, c'è tanto di quel tempo da recuperare,un racconto che mi è apparso tra l'altro come una sorta di favola moderna...

Giuseppe Scilipoti 29/09/2017 - 17:32

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Ciao Marirosa, con qualche giorno di ritardo, trovo finalmente il tempo di leggere la seconda parte del racconto, anzi per agganciare alla perfezione mi sono riletto anche la prima.
Guarda...non lo dico tanto per dire, ma è una delle storie piu deliziose mai lette in questo sito, tanto che nelle righe finali mi sono letteralmente commosso e non ci crederai (data la mia sensiblità) lo scritto mi è costato alcune lacrime. Amo il romance...

Giuseppe Scilipoti 29/09/2017 - 17:29

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