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Buon giorno cari amici miei,
Eccomi qui un l'altra volta io, questa volta sono piena di sogni ed il senso di giustizia ma non nascondo che mi sono sentita sconfitta dalla brutta malizia.
All'inizio del mio percorso assistenziale avrei voluto contagiare tutti con il mio entusiasmo e magari tra un letto ed altro riporre le lacrime dei pazienti nelle provette sostituendomi da un sano umorismo. Sentivo chiamarmi da parte degli assistiti "il nostro angelo bianco," ma la loro beatitudine turbava i lupi del branco.
Quei lupi maledetti hanno contemplato un patto complesso e definito e con molta astuzia me l’hanno servito su una reniforme argento. Lentamente con una tecnica subdola, mi hanno fatto fuori dalla corsia chiamandomi “ehi tu, sovrumana,” ma qualche istante dopo crollò la loro solida tana come fosse per magia. Potrei riderci su fino ad oggi.
E la mia sovrumanità? La mia bellissima magia? Non era niente d'altro che il loro timore deformato con una squallida bugia. La mia magia è un dono che non si può apprende tra i banchi. Non è un optional dell'università, ci si nasce con questa invisibile abilità.
Parlo di quello che, dove con uno mio sguardo trasmetto la mia compassione ed empatia cercando di sollevare gli altri, almeno per un attimo, dal pensiero della loro angosciante malattia.
Che cosa mi potevo aspettare dall'altra parte? Mi hanno etichettato uno sciocco novellino. E a ragione? Si sa che i gatti affamati si mangiano un topolino. Hanno anche rifiutato le mie conoscenze supportate scientificamente attribuendomi gli errori ingiustamente.
Capisco la loro cattiveria supportata dalla paura di poter essere sostituiti ma non c'era bisogno creare un gruppo nel nome dei professionisti arrugginiti e contro di me uniti. Ho compreso pure che una persona semplice avrebbe perso la sua grande significatività e perciò sono certa che io non avrei mai voluto far parte di un equipe traboccante di avidità. Pare che non esiste più la gioia di sollevare l'altra persona dal dolore e nella grande percentuale si è persa la vocazione della professione ed il suo valore.



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Racconto scritto il 30/10/2018 - 12:28
Da Michaela Patricie Zaludova
Letta n.862 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Grazie di cuore - per davvero

Michaela Patricie Zaludova 01/11/2018 - 16:53

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ancora una volta, con fermezza ed energia, apri il palcoscenico della vita, per declamare al pubblico una situazione che ti riguarda e che, in questo caso, sembra proprio reale. Mentre nei precedenti racconti hai puntato su indagini introspettive, in questo lanci un J'accuse sul mondo del lavoro dando allo scritto un valore etico e morale.
Al di là di queste considerazioni ritengo singolare il tuo modo di esprimerti con la scrittura che si discosta per stile al genere narrativo tradizionale.
Si apre un palcoscenico e tu appari a raccontarci di te....una condivisione particolare.
Se poi la vicenda è vera, come sospetto, hai la nostra solidarietà...è forse poco ma può farti capire che, come hai detto tu all'inizio, sei veramente tra amici...

Adriano Martini 31/10/2018 - 20:43

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