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Il baule

Direi che posso accostare il fuoristrada vicino a quel salice. In questa labirintica foresta, gli alberi bloccano la maggior parte dei passaggi, per di più i percorsi e i sentieri risultano dissestati e quindi essendo difficilmente praticabili, vado sul sicuro. 
Scendo dal mezzo, apro il cofano e nel vano bagagli sposto febbrilmente ‘sta accozzaglia di cose ovvero dei teli, una moltitudine di sacchi di juta, tre sedie in plastica, un ombrellone, un tavolo pieghevole e per finire un'accetta che stamane dopo aver "accettato" a dovere, l'ho ripulita con della carta abrasiva e dell'acido citrico. 
Toh, eccoli lì: una pala e un grande baule in acciaio inossidabile. Bene, al lavoro e, come si suol dire, "olio di gomito." 
Di buona lena, mi cimento a scavare quanto basta, per poi spingere di fretta e furia la cassa all’interno della buca che copro adeguatamente con uno strato di foglie, con delle frasche e del terriccio. 
«Et voilà!» esclamo tra me e me, asciugarmi il sudore con un fazzoletto di stoffa. 
Beh, nella vita si fanno delle scelte, e di conseguenza una cernita accurata di persone o di cose di cui ci si sente la necessità... di sbarazzarsi. 
Mi rimetto alla guida della jeep e nel ripercorrere a ritroso la stessa strada, ascolto la radio. Una volta giunto in tangenziale, tra le note di 'Delitto di paese' di Fabrizio De André, mi avvio verso l'abitazione della mia nuova fiamma con un sorriso compiaciuto.



Nota dell'autore: ogni lettore, nel leggere questo racconto, può trarne una propria interpretazione. Chi o cosa potrebbe contenere quel baule? 




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Racconto scritto il 26/01/2019 - 08:32
Da Giuseppe Scilipoti
Letta n.916 volte.
Voto:
su 6 votanti


Commenti


Mary, ti ringrazio per aver speso un minuto del tuo tempo per leggermi nonché qualche minuto per rilasciare il tuo commento.
Hai centrato il lato interpretativo del testo e nel contempo ti sei goduta la natura e i suoni della foresta.
Beh, ogni volta che rileggerai questa pubblicazione, potrai seppellire tutto ciò vorrai.
Io, l'ho feci al termine della stesura di questa pubblicazione. Sai, ogni volta che la rileggo e nonostante di tanto mi cimento a rieditarla apportando piccole modiche o correzioni, sotto terra il "contenuto" è sempre lo stesso. Ti starai chiedendo chi o cosa? Sorry, se te lo dico snaturo l'intento del brano.
Bene, vado ad ascoltarmi 'Dimentico tutto' di Emma. Dopo potrei parodizzarla con 'Sotterro tutto.'

Giuseppe Scilipoti 28/03/2024 - 23:03

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Un racconto suspense esplorativo, si arriva in questo percorso tortuoso tra fuoristrada e foresta, immagino le cose dentro l' auto e il piccone per scavare e il baule misterioso..
Una necessità di disfarsi presto di questo oggetto.
Tenerlo lontano.
Saranno probabilmente delle vecchie lettere del passato, dei vestiti,delle foto o chissà,? sicuramente qualcosa che tormenta
Lasciare subito la foresta e cantare dimentico tutto di Emma
bravo

Mary L 28/03/2024 - 22:17

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Eccomi, l'ho letto. E molto interessante e veritiero il tuo racconto perche tutti abbiamo dolori del passato che vorremmo dimenticare, perdere o come dici tu seppellire. A volte non è possibile ma l'importante è andare avanti, godere della vita, fare del nostro meglio e non rimanere bloccati dal dolore. Beh devo dire che scrivi testi carichi di significato! Un po' mi dispiace non avere più tempo per leggerti ed analizare come fai tu con le mie poesie.
Grazie caro, complimenti e a presto!!!

Maria Isabel Mendez 10/03/2019 - 14:37

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Giusto per accentuarmi ancora, il racconto è stato scritto volutamente diciamo come se fosse tipo incompleto, proprio per dare "spazio" al box... emh, al lettore affinchè il dipanarsi e il finale se lo creasse da solo.
Un componimento di tipo sperimentale se vogliamo.
Rinnovo i ringraziamenti e ti auguro buona notte.

Giuseppe Scilipoti 13/02/2019 - 23:16

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Santa, grazie per il tuo commento e grazie per valorizzarmi come persona e autore. Ad ognuno la propria personale interpretazione del racconto che varia da lettore a lettore e del genere che ognuno si sceglie di identificare.
Eh sì, la pala è necessaria, ma prima bisogna rimboccarsi le maniche. In tutti i sensi.
Il passato ovviamente non si dimentica, del resto la scatola di metallo non viene mica neutralizzata o comunque fatta sparire dalla faccia della terra ma "accantonata" sotto terra.

Giuseppe Scilipoti 13/02/2019 - 23:13

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Bellissima metafora del passato da buttare via. Sarebbe bello se potessimo disfarcene realmente in questo modo dimenticandoci anche del luogo in cui lo abbiamo seppellito. Apprezzo la tua bravura nello sceneggiare pensieri e desideri un po' come hai fatto con il racconto del carcere, è un pregio che ti riconosco in modo pregevole. Ti auguro una serena notte.

santa scardino 13/02/2019 - 21:53

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