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Libertà negata

Esco per i due passi quotidiani sotto casa. Per fortuna abito vicino al mare e, percorrendo i duecento metri consentiti, riesco ad arrivare sul lungomare e a contemplarlo da lontano.
Cammino piano per godere ogni attimo di questa libertà risicata che mi è concessa. Tempo cinque o sei minuti e sono già di ritorno; un bel respiro e di corsa su per le scale sperando di non incrociare nessuno.
È una bella sera, senza vento, con quella luce morbida che prelude già all’estate.
Avrei camminato a lungo, a passo svelto, magari fino al molo, perché questa è l’ora che prediligo, quando le barche fanno ritorno, i gatti riposano sugli scogli e lo sciacquettio delle onde culla dolcemente i miei pensieri.
Avrei raggiunto l’obiettivo giornaliero dei miei diecimila passi perché poi ti senti bene, senti di aver fatto qualcosa di importante per il tuo benessere.
Purtroppo tutto questo “poco” che mi bastava per essere felice mi viene negato: non si può uscire, bisogna restare a casa, per il bene di tutti.
Mi chiedo quanti “ Grazie “ dovrei dire per il fatto di trovarmi in questa situazione.
GRAZIE a quanti continuano e continueranno, ne sono certa, a massacrare animali vivi nei Wet Market cinesi sottoponendo le povere bestie a torture atroci ( parliamo anche di animali domestici quali cani e gatti...) e creando condizioni favorevoli al moltiplicarsi di virus in grado di passare dall’animale all’uomo.
GRAZIE a tutti coloro che, venuti a conoscenza della circolazione del Coronavirus hanno VOLUTAMENTE tardato ad allertare il resto del mondo.
GRAZIE ai nostri politici che hanno tergiversato, minimizzando il problema, in nome di interessi economici ( ma non viene prima e comunque la nostra salute??) , che hanno tardato a chiudere porti e aeroporti, a isolare da subito i paesi focolaio del Covid.
GRAZIE ai tanti scienziati ciarlatani che all’inizio hanno sottovalutato e adesso seminano terrore.
Ecco, io non credo che l’umanità uscirà migliore da questa terribile esperienza. Io stessa non potrò uscirne migliore. Sono troppo arrabbiata e non credo di poter mai stringere la mano a civiltà (?) così diverse dalla nostra, che compiono tali crudeltà mettendo tutto il mondo nei guai.
Ho parlato di me, perché sarebbe troppo lungo e delicato parlare di quei nonni e nonne che tanto avrebbero ancora avuto da dare, di tutti i medici e infermieri che si sono sacrificati, delle famiglie distrutte e dei più deboli che non ce l’hanno fatta.
Questi mesi erano miei e mi sono stati tolti, nessuno potrà mai restituirmeli. Questa primavera sta passando e non tornerà più.
Allora mi dispiace, non siamo tutti uguali. È solo utopia. E non è razzismo il mio, diciamo che sono” diversamente tollerante” nei confronti di chi non ama la Vita.



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Racconto scritto il 13/04/2020 - 19:59
Da Mimmi Due
Letta n.832 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


La prima parte mi ha fatto sognare, se pur di sogni "limitati". Il resto...tornare ahimè coi piedi per terra. Ho trovato da promuovere "diversamente tollerante".
I miei complimenti

Mirko D. Mastro(Poeta) 14/04/2020 - 11:00

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Le questioni sollevate sono meritevoli di interesse e di approfondimento ulteriore. Viviamo un mondo complesso e complicato, interdipendente, dove ogni azione del singolo ha ricadute sull'intero pianeta, dove tutti quanti ci dobbiamo dare una regolata se vogliamo evitare altre catastrofi in futuro. Apprezzato molto il tuo scritto.

Francesco Scolaro 14/04/2020 - 10:58

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Bravissima, un racconto da leggere con molta attenzione e che condivido pienamente. Un saluto.

Maria Luisa Bandiera 14/04/2020 - 09:18

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Bravissima anche in prosa...e condivido i tuoi pensieri. Beata tu che il mare riesci a vederlo. Un abbraccio virtuale.

Giacomo C. Collins 13/04/2020 - 20:58

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