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IL CORAGGIO CHE SCACCIA LA PAURA (omaggio a Borsellino parte 1)

Sono ormai le ore 21:00 di un freddo martedì di fine gennaio. Pietro Falco si appresta a chiudere la saracinesca del suo Compro Oro, sito in Via Piave a Pescara dietro la stazione ferroviaria. Non fa nemmeno in tempo a voltarsi che una potente Yamaha rossa XSR 900 arriva alle sue spalle. Il conducente con il motore ancora acceso spara tre colpi di pistola due alla schiena ed uno al braccio, il sessantenne commerciante cade a terra, prima di chiudere gli occhi per sempre fa in tempo a vedere il suo aggressore sfrecciare verso Piazza Salotto schivando i pochi passanti rimasti nell’ isola pedonale. Ore 07:30 Via Pesaro questura di Pescara. Il commissario capo della mobile siciliano doc trapiantato in Abruzzo Nicola Frank ha appena convocato la sua squadra. -Allora ragazzi ieri sera c’è stato un brutale omicidio in pieno centro a quell’ora deserta spiegatemi come e’ andata. A prendere la parola è Giovanni Guidi della scientifica. -Dai rilievi effettuati si tratterebbe di un regolamento di conti in piena regola. Il killer sapeva le mosse della vittima ed ha aspettato la chiusura dell’esercizio nel momento in cui non c’è nessuno in giro per compiere la sua vendetta. Tre colpi di cui due alla schiena sono risultati fatali e poi si è dileguato nel nulla. La moto risultata rubata è stata ritrovata poche ore fa bruciata nei pressi di un capannone abbandonato nella strada che collega Spoltore a Montesilvano Colle. -E’ di Falco cosa sappiamo? -Pietro Falco sessantatré anni con numerosi precedenti penali alle spalle, interviene l’ispettore Luca Di Rito, è stato un feroce bandito a cavallo degli anni 70/80 con la Banda Dannunziana, soprannominata cosi perché avevano il loro quartier generale in una casetta mimetizzata sotto l’omonima Pineta, specializzata in rapine compiute perlopiù nel nord Italia e rapimenti. Dopo ventiquattro anni trascorsi in galera, pare che si sia dato una seconda possibilità aprendosi questo negozio di Compro Oro. Rispettato da tutti nel quartiere per il suo animo buono, più di una volta ha scacciato qualche extracomunitario intento nello spaccio, in una zona quella della stazione sempre più ad alto rischio. – Il resto dei componenti di questa banda che fine ha fatto? – La banda non esiste più da quasi vent’anni, esclama l’agente scelto Giulio Scaloni. I suoi componenti circa una decina sono quasi tutti morti. Sono rimasti solo Falco o meglio era, Michel il marsigliese che è tornato nella sua città a fare il pescatore, Sandro Nardi detto “sandrone” per un passato da pugile, ha trovato la sua anima gemella a Caracas dove si arrangia come può e Manlio Rastelli che deve finire a scontare altri quindici anni a Rebibbia per una rapina finita male dov’è ha perso la vita una guardia giurata ed un cassiere della banca. -Bene non abbiamo niente in mano. Allora cominciamo dal bar di fronte il negozio e vediamo se il titolare ha qualcosa da dirci. Arrivati in Via Piave. -Scaloni tu aspetta fuori e dai un occhiata io e l’ispettore andiamo dentro. Il bar Lanci si presenta pulito e moderno i tavolini sono al completo e qualche ritardatario si appresta ancora a fare colazione. Il proprietario Bruno Lanci e’ una persona distinta sulla sessantina che accoglie i nuovi arrivati con un bel sorriso. -Buongiorno sono il commissario Frank volevo farle alcune domande su Falco. -Pietro era una persona squisita veniva tutte le mattine per il caffè e la sua bomba alla crema. Gli volevamo tutti bene e alle volte e’ capitato di difenderci da quelli lì che volevano vendere la loro roba nel quartiere, indicando il gruppo di extracomunitari sul marciapiede . -Ok grazie. Saliti in macchina i tre si dirigono verso la questura. -Scaloni hai notato anche tu quel movimento nel parco di fronte. -Si c’è un gran via vai e di mezzo c’è anche Artan Lila l’ho visto mentre riforniva un pusher di colore. -Domattina andremo a dare un occhiata più approfondita. Alle ore 10.40 al giardino della stazione c’è già un gran movimento. – Il tizio che ha avuto contatto con Lila e’ quello alto con la tuta rossa. – Andiamoci a parlare. Mentre i tre si avvicinavano, di fronte loro si parano quattro ragazzi due rumeni e gli altri senegalesi. – Dove andate qui giornalisti non ne vogliamo dice il più grosso mettendosi faccia a faccia con Di Rito. Questi non se lo fa dire due volte, gli sferra un pugno mantenendo il braccio piegato ad uncino e ruotando la spalla buttandolo giù come un sacco. Scaloni estrae subito la beretta 92 di ordinanza qualificandosi a dovere prima che gli altri potessero reagire. Mentre Frank blocca immediatamente Isak il pusher con la tuta rossa, stendendolo con un calcio rotante colpendogli il volto con la tibia. -Giulio fai arrivare dei rinforzi che identifichino tutti i presenti questo invece lo portiamo con noi. -Allora Isak vedo che non volete rogne chi vi si mette contro lo stendete giù come avete fatto con Falco, tuona l’ispettore. -Quel vecchio era solo un razzista rompicoglioni se la prendeva con tutti nigeriani, senegalesi, rumeni, ucraini …. – Forse perché spacciavate davanti al suo negozio o Artan il re dei Balcani l’altro giorno ti stava offrendo delle caramelle. – Chi e’ Artan. -Senti non prenderci in giro, interviene Scaloni prendendolo dal collo, ti abbiamo visto al giardino e sappiamo anche che il tuo permesso di soggiorno e’ scaduto. Se non collabori ti rimettiamo sul primo aereo per Dakar così torni dal gruppo rivale da cui sei scappato magari a loro dirai la verità. Se invece ci dici qualcosa possiamo trovare una soluzione. – Ok ok io non c’entro nulla con la sparatoria, si è vero abbiamo avuto delle liti con Falco, ma è finita lì ho solo detto a Ladi che quel tizio del compro oro ci infastidiva. -Bravo Isak così mi piaci, tuona Frank. Ora te ne stai un po’ al fresco e poi vediamo di inserirti in un programma di riabilitazione. Nella casa circondariale di San Donato il pusher di colore ci rimane solo pochi giorni. Durante l’ora d’aria se ne stava seduto insieme a due connazionali in un angolo in disparte, quando questi vedendo arrivare Dorian e Fado due albanesi che devono scontare 6 anni per traffico internazionale si allontanano di scatto. Il giovane non fa nemmeno in tempo ad alzare lo sguardo che il punteruolo nelle mani di Dorian gli trapassa la gola senza lasciargli nessuna via di scampo. Di Rito irrompe nel ufficio del commissario, intento ancora a redigere il verbale del blitz avvenuto 4 giorni fa nel piazzale della stazione. -Buongiorno Dottore e’ giunta propio ora la notizia dal penitenziario che hanno ucciso Isak, nel cortile dello stabile. Le guardie non si sono accorte di nulla e dei suoi compagni nessuno sa nulla. -Loro no ma noi si ! Chiama Giulio e fai preparare l’Alfa Mito che andiamo a parlare con qualcuno. -Portiamo altre volanti di supporto Artan ha molti uomini con se, sono un gruppo paramilitare molto pericoloso. -No lo faremo domattina presto cercheremo di coglierlo di sorpresa, se aspettiamo l’autorizzazione avremo altri morti almeno per un mese. -Fatti dare da Guidi le foto dei pedinamenti al parco e il fermo immagine che lo ritrae fuori il Compro Oro due giorni prima dell’assassinio. Ore 6.00 del mattino la Mito rossa arriva davanti alla Villa di Artan quando la luce comincia a sostituirsi al buio. L’immobile visto da fuori e’ sontuoso situato a Pescara colli domina la città da dove si può ammirare la bellezza del mare Adriatico e la maestosità del Gran Sasso. Al grosso cancello grigio non ci sono guardie, ma telecamere di sicurezza. Dopo una rapida perlustrazione i tre intravedendo un piccolo cancello di servizio nascosto tra i cespugli, per Scaloni aprirlo non è un problema. L’ingresso però si trova proprio davanti la gabbia dove sono rinchiusi due pittbull e un dogo argentino, utilizzati probabilmente per i combattimenti, l’abbaiare e’ quasi immediato. Da una casetta a fianco la fontana escono tre uomini armati di kalashnilov, ma anziché aprire il fuoco aprono la rete degli animali. I tre poliziotti si buttano dietro i cespugli e mentre Scaloni spara due colpi di rivoltella in alto, Frank con un calcio spalanca la porticella da dove sono entrati, consentendo ai due pitbull l’agognata libertà, mentre il Dogo fugge all’interno della casa. Il primo ad aprire il fuoco e’ Di Rito caricando il suo fucile automatico contro i tre gorilla buttandone a terrà uno mentre gli altri trovano riparo dietro le colonne. Nel frattempo accorrono altri 2 uomini, mentre Di Rito copre la fuga di Frank, che riesce a penetrare all’interno della Villa rompendo una finestra secondaria. Il commissario si avvia verso la rampa di scale che conduce alla stanza di sopra, ma un colpo di manganello lo colpisce sulla mano destra facendogli cadere a terra la sua M9A3. Berat la guardia del corpo personale di Lila gli e’ addosso in un attimo. Il gigante albanese ex pugile professionista parte subito con una serie di diretto destro diretto sinistro alcuni vanno a segno, ma Frank con abilità ne riesce a schivare con una torsione del busto all’indietro e riconquistato l’equilibrio parte con un calcio frontale sferrandolo portando la gamba al petto e poi stendendola in avanti per colpire con il tallone il petto del suo avversario. Il bodyguard rimasto senza fiato viene colpito in volto con un calcio incrociato della gamba che compie un movimento unilaterale, rovinando a terra ormai collassato. Sentendo un rumore venire dallo studio al piano terra Nicola ci si dirige immediatamente, ma una pistola puntata sulla tempia lo blocca. – -Commissario capo sapevo che saresti arrivato. L’uccisione di quel infame di Isak e’ stata un ottima mossa. Immaginavo che avresti agito d’istinto correndo subito tra le mie braccia. Peccato che tra poco morirai ti avrei arruolato volentieri nel mio esercito, sei uno che ha fegato venuto a sfidarmi nella mia casa senza paura. -Artan non ti ricordi le parole del magistrato di cui ero capo scorta e che i tuoi amici con cui facevi affari hanno ammazzato: “E’ normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti” ( citaz. Paolo Borsellino). Nel frattempo tra lo stridio di sirene in lontananza, dalla porta semichiusa sbuca il muso di Jashin il dogo argentino che riconoscendo nel albanese il suo carceriere aguzzino lo sorprende con un balzo azzannando prima un braccio e poi il viso a Frank non resta che uscire dalla stanza chiudersi la porta alle spalle e lasciare ad altri compiere la sua vendetta.



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Racconto scritto il 06/07/2020 - 21:08
Da Giorgio Bernabei
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