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Il tubo. Capitolo 4

4-Il tubo
L'asfalto correva veloce sotto le ruote del fuoristrada, il silenzio riecheggiava nell'abitacolo, interrotto solamente dal rumore dell'aria e dal frastuono dei miei pensieri. Dopo alcuni chilometri di strada, notai con la coda dell'occhio un profilo che non avevo mai visto prima, erano ormai vent’anni che percorrevo quella strada, molti dei quali col naso attaccato al finestrino, conoscevo ogni albero ogni muro e ogni casa, perciò qualsiasi differenza sarebbe saltata subito ai miei occhi. Inchiodai l’auto fermandomi con due ruote sul ciglio della strada, ma due grossi alberi di faggio mi coprivano la visuale, ingranai la retromarcia e indietreggiai di qualche decina di metri. Aprii lo sportello, scesi dall’auto e nonostante fossi in aperta campagna fu ancora quell'inquietante silenzio a fare da padrone. Il piccolo canale di scolo che separava la strada dai campi, non fu certo un ostacolo per un ragazzo allenato come me, lo saltai facilmente con un balzo, dando sfoggio di tutta la mia agilità, avanzai facendomi strada tra il fitto della boscaglia che mi ostacolava la visuale. Dopo qualche centinaio di metri davanti a me si aprì una piccola radura, notai subito la strana struttura grigia, assomigliante a un gigantesco tubo di metallo opaco che si stagliava nel cielo, ero certo che prima di allora non era mai stata li. Non era neanche qualcosa che si poteva tirar su in una notte, ero passato per quella strada il giorno prima e non sarebbe di certo passata inosservata. Il sinistro silenzio che aleggiava nella campagna fu interrotto soltanto da uno strano ronzio, che sembrava aumentare man mano che mi avvicinavo al tubo. Correvo a zig zag tra i bassi cespugli cercando di percorrere la via più breve possibile, arrivai a poche decine di metri, ora finalmente potevo vederlo in tutta la sua interezza, a occhio e croce doveva essere alto almeno una cinquantina di metri. La prima domanda che mi venne in mente fu, cosa fosse e se centrasse qualcosa con tutto quello che era successo. Non appena mi trovai sotto, capì subito che mi avrebbe lasciato pieno di interrogativi, non avevo mai visto nulla del genere, la sua superficie era di un qualche metallo, forse acciaio, non era del tutto liscia al tatto e il colore era un grigio opaco, toccandola ebbi la sensazione che emetteva una debolissima vibrazione e sicuramente era quella la causa di quello strano ronzio. Per prima cosa cercai il suo ingresso, gli girai attorno più volte ma non trovai niente, neanche una discrepanza sulla superficie che facesse pensare a una possibile via d'accesso. “Strano” pensai, qualunque cosa ha un entrata, ameno che, la sua fosse posta sotto terra e ci si arrivasse tramite un condotto posto chissà dove. Il suo diametro doveva essere almeno di una ventina di metri, a guardarlo bene dava quasi l’impressione che fosse stato conficcato nel terreno. Feci un giro nei dintorni ma non trovai niente e stufo di perdere tempo, decisi di tornare al fuoristrada e proseguire nell’intento di ritrovare qualcuno. Notai che più mi allontanavo più quel fastidioso ronzio diminuiva, questo mi diede la certezza che provenisse dal tubo e qualsiasi cosa fosse doveva sicuramente servire a qualcosa. Mentre camminavo, quasi non facevo più caso alla staticità che mi circondava e all’assenza di un qualsiasi suono oltre a quello prodotto dai miei veloci passi, non si sentiva il canto di un uccellino, uno scoiattolo saltare tra i rami, un insetto fastidioso pronto ad importunarti, per quanto assurda, la scomparsa delle persone poteva in qualche modo trovare una giustificazione, magari fantascientifica ma pur sempre una giustificazione, ma la scomparsa di tutti gli esseri viventi insetti compresi, non aveva alcun senso.



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Racconto scritto il 29/09/2020 - 08:04
Da Cristiano Pili
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