Archor
«Rientrare nelle celle!» risuonò la voce monocorde dagli altoparlanti di Archor, il penitenziario di New Baltic.
William Joseph Blasko, il direttore della prigione, affacciandosi dalla finestra del suo ufficio, si focalizzò sui prigionieri in fila nel cortile.
«L'ora d'aria è il momento propizio per eventuali fuggiaschi» pensò l'austero dirigente. «Le nuove misure di sicurezza dovrebbero scoraggiare persino i più temerari.»
C'erano state critiche in riguardo la recinzione elettrificata, sulle torrette laser supportate dalle telecamere e sui droni dotati di mitragliatrici che peraltro avevano quasi azzerato il budget del carcere. Tuttavia, per Blasko, risultavano soldi ben spesi, in quanto alcuni mesi prima, cinque agenti, erano riusciti a fuggire, per di più travestendosi da detenuti.
William Joseph Blasko, il direttore della prigione, affacciandosi dalla finestra del suo ufficio, si focalizzò sui prigionieri in fila nel cortile.
«L'ora d'aria è il momento propizio per eventuali fuggiaschi» pensò l'austero dirigente. «Le nuove misure di sicurezza dovrebbero scoraggiare persino i più temerari.»
C'erano state critiche in riguardo la recinzione elettrificata, sulle torrette laser supportate dalle telecamere e sui droni dotati di mitragliatrici che peraltro avevano quasi azzerato il budget del carcere. Tuttavia, per Blasko, risultavano soldi ben spesi, in quanto alcuni mesi prima, cinque agenti, erano riusciti a fuggire, per di più travestendosi da detenuti.
Racconto scritto il 19/10/2020 - 14:29
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Commenti
Grazie Mary, ho apprezzato la tua divertente considerazione.
Eh sì, l'atmosfera non era delle migliori.
In "Archor" si intuisce che le guardie sono costrette a vivere in quella prigione, senza permessi, ferie e libere uscire, quindi le suddette sono prigioniere quanto i detenuti stessi. Tramite un espediente si travestono da detenuti e scappano perché quel lavoro non lo reggono più.
Da notare la chiusa che sa di humour e che si innesta sul paradossale.
In determinati prison movie, avviene il contrario, cioè che i detenuti tramortiscono alcune guardie e che si impossessano delle loro divise per agevolare la fuga. In questo caso... ho cercato di essere originale.
Un lettore, in un altro sito sostiene che dovuto ampliare l'incipit, ma penso che già così si intuisca lo spirito del raccontino.
Un abbracciollo e a presto!
Eh sì, l'atmosfera non era delle migliori.
In "Archor" si intuisce che le guardie sono costrette a vivere in quella prigione, senza permessi, ferie e libere uscire, quindi le suddette sono prigioniere quanto i detenuti stessi. Tramite un espediente si travestono da detenuti e scappano perché quel lavoro non lo reggono più.
Da notare la chiusa che sa di humour e che si innesta sul paradossale.
In determinati prison movie, avviene il contrario, cioè che i detenuti tramortiscono alcune guardie e che si impossessano delle loro divise per agevolare la fuga. In questo caso... ho cercato di essere originale.
Un lettore, in un altro sito sostiene che dovuto ampliare l'incipit, ma penso che già così si intuisca lo spirito del raccontino.
Un abbracciollo e a presto!
Giuseppe Scilipoti 30/06/2023 - 17:07
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Ecco il fantastico finale a sorpresa .
Se gli agenti sono scappati, si respirava aria ostile e non di primavera
Maledetta primavera!!..
Meglio fare una passeggiata va
Se gli agenti sono scappati, si respirava aria ostile e non di primavera
Maledetta primavera!!..
Meglio fare una passeggiata va
Mary L 29/06/2023 - 20:15
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Anna Maria, Santa, Teresa, Barbara e Afrodite, "imprigiono" dentro di me i vostri bei commenti e non li faccio più uscire.
Ad "Archor" si è rinchiusi tutti, sempre e comunque. Direttore compreso.
Eppure strano ma vero ma esiste una prigione dove gli agenti e il direttore stesso passano il 90 % dell'anno all'interno di una struttura carceraria russa nello specifico in Siberia dove è rinchiusa la peggiore feccia dell'Ex Unione Sovietica. È normale che viene voglia di... scappare.
Ad "Archor" si è rinchiusi tutti, sempre e comunque. Direttore compreso.
Eppure strano ma vero ma esiste una prigione dove gli agenti e il direttore stesso passano il 90 % dell'anno all'interno di una struttura carceraria russa nello specifico in Siberia dove è rinchiusa la peggiore feccia dell'Ex Unione Sovietica. È normale che viene voglia di... scappare.
Giuseppe Scilipoti 23/10/2020 - 12:46
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Ciao Giuseppe. Ancora una volta un finale travolgente (come recita una vecchia nota canzone), in cui si rimane stupiti dalla zampata di genio che sorprende il lettore, rispetto alla ovvietà della descrizione dell'ambiente carcerario.
Concordo pienamente con chi ti attribuisce uno stile unico, coniando il termine "scilipotiano". Alla prossima!!
Concordo pienamente con chi ti attribuisce uno stile unico, coniando il termine "scilipotiano". Alla prossima!!
Afrodite T 20/10/2020 - 12:22
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Riesci sempre a stupire con dei finali incredibili...ma oltre alla sorpresa come dice Anna Maria c'è sempre un risvolto esistenziale nei tuoi bei racconti! In definitiva anche gli agenti sono un pò dei detenuti ...insomma la prigione è brutta in tutti i suoi aspetti e il tuo racconto in qualche modo lo sottintende! ciao Giuseppe molto bravo!!
barbara tascone 19/10/2020 - 22:56
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Fai lavorare la fantasia molti bene... la fuga degli agenti al posto dei detenuti , dà una nota inverosimile
Teresa Peluso 19/10/2020 - 22:06
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Fantasia, azione e fantascienza tutto nell'unico ed simpatico pacchetto: spettacolare. Il finale poi unicamente in stile Scilipotiano. Le riflessioni del comandante, sono dal morire dal ridere. BRAVO. Alla prossima.
santa scardino 19/10/2020 - 18:01
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Il finale surreale è anche estremamente comico, ma ha un risvolto esistenziale che fa riflettere molto. Bravo Giuseppe.
Anna Maria Foglia 19/10/2020 - 16:27
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