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Dal mio diario: cronaca di una tipica giornata al mare2

Mercoledì 8 agosto 2012
Siamo partiti alle nove e trenta, direzione: Funtanamare.
Seguendo le indicazioni del navigatore, siamo entrati nel paese di Guspini, li, ci siamo imbottigliati in una serie di viuzze lunghe e strette.
Dopo varie peripezie, siamo riusciti a venirne fuori e abbiamo proseguito per Montevecchio; paese minerario.
Da lì abbiamo seguito la segnaletica stradale, che ci ha portati a destinazione.
Nei pressi di Funtanamare per arrivare alla spiaggia, abbiamo inforcato una strada, dove c’è tanto di cartello che segnala proprietà privata.
Malgrado il divieto, abbiamo proseguito perché ricordavamo che anni addietro l‘accesso alla colonia era aperto. Abbiamo fatto bene a non desistere.
La spiaggia e il mare sono apparsi ai nostri occhi in tutto il loro splendore.
Abbiamo notato un cartello che segnala la “non” presenza del bagnino. Con sorpresa poi, abbiamo potuto constatare che c’è: sia la torretta, che relativo bagnino. Il mare è calmo, l’acqua uno specchio.
La colonia è in completo abbandono. Ci sono alcuni cartelli che indicano la pericolosità dell’edificio, ma alle numerose persone che vi sostano accanto sembra non importare molto.
La spiaggia non è tanto grande, ha la forma di un ferro di cavallo.
Dopo aver sistemato gli ombrelloni; per la precisione tre, io e mio marito, facciamo il bagno. La temperatura dell’acqua è ideale. Ci spingiamo sin sotto un anfratto scavato dalla forza del mare nella roccia. Su di essa ci sono molte conchiglie fossilizzate. Nell’anfratto il rumore del mare è simile a un boato, si percepisce anche una piacevole frescura.
La spiaggia è frequentata per lo più da famiglie. Mentre scrivo, ho le cuffie alle orecchie e ascolto le canzoni di Alessandra Amoroso; i testi di queste canzoni e la sua voce sono bellissimi.
Mio marito si sbraccia perché vuole dirmi qualcosa. Tolgo le cuffie. Mi Dice questa ondata di caldo ci arriva dall’anticiclone Nerone; non potevano dargli nome più azzeccato. È fuoco.
Per nostra fortuna oggi è un po’ ventilato, i ripetuti bagni e il leggero vento rendono sopportabile la calura.
È quasi ora di pranzo. Molti aprono la borsa frigo e si preparano a mangiare.
Sbircio cercando di non farmi notare. Vedo che per lo più mangiano panini. Noi aspettiamo ancora; io sono al sole che finisco di asciugarmi e intanto scrivo.
Mio marito legge il quotidiano. Di tanto in tanto commenta ciò che trova interessante. Dò il mio assenso muovendo la testa, ma ho le cuffie e non sento ciò che dice.
Mi passa accanto un ragazzino. Non porta le ciabatte, parcheggia all’ombra del nostro ombrellone; giusto il tempo di freddarsi i piedi; la sabbia è rovente.
Poco più in là noto una signora col seno nudo. “Rispetto ad anni addietro sono più le donne di una certa età, che non le giovani; a mettersi in bella mostra”.
La spiaggia è un tripudio di ombrelloni colorati. Oh! che meraviglia … mi ha appena sfiorata una farfalla. Mi fa strano vederla qui in spiaggia; forse si è smarrita.
Alle nostre spalle la montagna col suo verde manto.
Sulla torretta sventola la bandierina bianca.
Scorgo di fronte a me, due bellezze al bagno. Una di loro indossa un due pezzi a pois bianco e rosso; fisico niente male. (quest’anno si vedono molti costumi a pois.) L’altra ragazza è alquanto obesa; ha il seno mastodontico. Stranamente fra le due, chi ha un’ atteggiamento vanitoso è proprio la ragazza con la ciccia. “Che sia un comportamento che maschera disagio?”
In acqua vedo tre ciambelloni colorati, più uno nero; quest’ultimo sembra il copertone di una macchina. Ci giocano alcuni ragazzetti.
Mio marito legge ancora. Ho fame! Ciò mi rende cattiva.
Una signora con il costume blu un po’ scolorito corre verso l’acqua. La sabbia scotta; se non fa presto le vengono le vesciche sotto i piedi. Correndo vibra tutta; sembra un budino.
Alla mia destra un papà và a ripescare la figlioletta: indossa dei pinocchietti a fiori e una grossa catena d’oro al collo. Noto (Cosa alquanto rara al giorno d’oggi) che ha il petto e la schiena molto pelosi; o ha paura della ceretta, oppure appartiene alla rara specie, “maschio villosus” in via di estinzione.
Mio marito gesticola. Tolgo le cuffie. Altra notizia; le grotte di Nettuno hanno una grossa affluenza di visitatori.
Chi se ne frega? Infastidita spengo l’mp3; questo continuo mettere e togliere le cuffie mi ha proprio scocciato. Ho caldo; vado a fare il bagno.
Finalmente si mangia, mi torna il buon umore: io insalata, pomodori, cetrioli, simmental. La mia dolce metà pomodori, simmental.
Dopo sì lauto pasto, brindiamo con un bicchiere di birra gelata, poi mi appresto a leggere il giornale. Mentre leggo, il mio amore mi interrompe in continuazione, facendomi notare che si è rotta una stecca dell’ombrellone e … fesserie varie, poi si arrende alla mia insofferenza, e si mette giù a fare il consueto pisolino; raccomandandomi di svegliarlo nel caso russasse.
Nell’aria, oltre al rumore delle onde che si infrangono sulla riva e il vociare dei bagnanti, si sente il frinire persistente delle cicale. A me questi suoni fanno venire l’ispirazione.
O Dio! Un’ ape sulla penna, ora che faccio? Se mi muovo forse mi punge. Continuo a scrivere muovendo la penna a … ral- len- ta –to- re, delle due; o l’ape si addormenta, oppure vola via.
Meno male che opta per la seconda soluzione. Ora è meglio che metta via il tutto e mi distenda a riposare, ciao.
Ho dormito un po’. Mi sveglia un allegro vociare: apro un occhio, poi l’altro. Da una rapida panoramica mi accorgo che la spiaggia è gremita. Il flusso delle persone in arrivo continua. E si! l’Italia è in ferie; non solo sardi nella mia bellissima isola.
Osservando meglio, mi colpisce il fatto di vedere che la stragrande maggioranza dei maschietti, ha la pelata. Il disprezzo per il pelo, da parte degli uomini, si nota anche dalla testa. Che sia in atto una nuova evoluzione?
Dall’ombrellone di fronte << che cazzo! minchia! >> queste colorite parole arrivano a distogliermi dalle mie considerazioni.
Sollevo lo sguardo dal quaderno in cui scrivo, e osservo da quale serra vengano fuori questi bei fiorellini.
È una ragazzotta con un costume a righe bianche e blu accompagnata: dal fidanzatino, dalla mamma, e credo; una la sorella perché le assomiglia, l’altra deve essere un’ amica. Da quella che dovrebbe essere una bocca, vengono fuori in neanche cinque minuti: dieci cazzi e sette minchie, non c’è che dire; si dà da fare la ragazzina. Vado a fare il bagno, molto meglio.
Per oggi è tutto.


P.S. mi scuso per le parolacce. Ho riportato esattamente ciò che ho sentito.




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Racconto scritto il 17/06/2014 - 19:21
Da Claretta Frau
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