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Dopo il mio funerale

Eccomi lì, rigida, fredda…sicuramente non ho una buona cera,
sdraiata in una cassa di legno lucido.
Credevo fosse più scomoda, invece non sento nulla, sono passata a miglior vita, o almeno così si dice. Mi hanno messa in mezzo alla stanza buona, addobbata a lutto. Intorno candele accese di cui non avverto sentore. E poi seduti in silenzio, rotto solo da qualche sporadico singhiozzo i miei congiunti.
Strano vederli tutti insieme, era moltissimo tempo che avevo cercato in tutti i modi di riavvicinarli, facendoli dimenticare dissapori ed interessi ma niente, ognuno fermo nelle proprie convinzioni, credendo di essere nel giusto, non avevano fatto nemmeno un tentativo per superare le ostilità.
Li guardo, ogni tanto qualcuno mi si avvicina e sistema la coroncina che mi hanno messo nelle mani, ma chi l’ha spostata?
E’ lì nella medesima posizione in cui l’hanno messa dall’inizio.
Come sono morta? Già torniamo indietro…mi ero alzata molto presto, come al solito, poi indossata la tuta da ginnastica, sono uscita,
dirigendomi verso il parco.
A quell’ora nel piccolo laghetto, flessuosi cigni, nuotavano tranquilli, indisturbati…al contrario nel resto della giornata, dove le sponde si affollavano di gente che si divertivano a lanciare loro cibo e altro per vederli volare.
Mi sono fermata ad osservarli in silenzio, erano meravigliosi, guardarli mi dava un senso di pace e serenità. Ne avevo proprio bisogno, non era stata una bella settimana, ero molto delusa e affranta…avevo scoperto dalla solita lettera anonima che il mio caro marito, dopo circa 22 anni di matrimonio, mi tradiva da tempo con una sua collega.
All’inizio non avevo dato peso a chi si diverte a mettere zizzanie nelle famiglie ma poi una vocina mi diceva, rifletti…va tutto bene fra voi? Non è cambiato nulla? Non hai notato un certo cambiamento nel suo modo di vestire e di fare?
Da quel momento, il tarlo della gelosia aveva cominciato a rosicchiare la mente e il cuore mangiandone un pezzetto alla volta.
Fino a quando avevo preso una decisione, l’avrei seguito, a costo di farmi del male.
Si… volevo una prova e l’avevo avuta…eccome!
Erano lì davanti a me seduti su una panchina del giardino di fronte al monumento di Garibaldi.
Si guardavano teneramente e l’espressione di Teo non lasciava alcun dubbio, si era preso una bella cotta. Poi spostai lo sguardo su di lei, più giovane di me, ben curata, ogni cosa al punto giusto.
In quell’istante desiderai morire, mi sentivo una nullità. Un qualcosa usato e poi buttato via, senza nessuno scrupolo.
Potevo affrontarli ma non me la sentii, ritornai a casa con la morte nel cuore, nei giorni seguenti cercai di far finta di niente ma vedendolo così felice aumentava in me la frustrazione del tradimento.
Adesso la mia abituale passeggiata mattutina mi serviva più che mai, per rigenerare il corpo e soprattutto lo spirito. Mi ero seduta sulla sponda e vedevo la mia immagine riflessa nell’acqua, e feci le mie considerazioni cioè quelle che ero cambiata, non ero più una giovane donna innamorata ma una signora matura che si aspetta dalla vita almeno un po’ di serenità dopo aver cresciuto i figli e dedicato tutta la propria vita alla famiglia. Ed invece una scure si era abbattuta con ferocia sulla mia esistenza, tagliando per sempre quella sicurezza che mi faceva sentire forte e speciale.
Quando accanto alla mia immagine ne apparve un’altra più scura, non feci nemmeno in tempo a girarmi che due mani con forza mi spinsero nell’acqua gelida. I cigni volarono impauriti ed io, inesorabilmente andavo sempre più giù, non sapevo nuotare, annaspavo e infine l’acqua mi penetrò dappertutto gonfiandomi come un palloncino e poi il buio.
Ecco… questo è quanto…morta annegata per mano di chi?
La gente mi passa davanti in composto silenzio, si dice per rendere omaggio alla defunta, ma quanta ipocrisia…con la maggior parte di quelle persone avrò scambiato si e no qualche frase di normale educazione e con altre nemmeno quello. Li sento parlare:” Poverina, chissà perché l’ha fatto…si dice che il marito le faceva le corna…lo sapevano tutti in paese…già la moglie è sempre l’ultima a scoprire la verità…” Ma che stanno dicendo? Credono che mi sia suicidata, ma dall’essere disperata a compiere un gesto estremo ce ne corre…
Mazzi di fiori posti accanto alla mia bara, avranno un odore pungente. Almeno credo perché i morti non hanno l’olfatto. Eccolo lì il mio caro maritino con l’aria talmente triste da sembrare veramente dispiaciuto…poverino…falso, bugiardo, traditore, è stato bravo a fingere con me, con i figli… Si alza e si avvicina al mio feretro, mi accarezza il viso immobile e da quell’espressione di falso sonno che solo la morte determina. Se potessi gli darei un morso a quella mano che non smette di toccarmi…continua a guardarmi…soddisfatto, ha raggiunto il suo scopo, tutti credono che abbia fatto la pazzia di uccidermi cosicché lui può godersi la vita con quella…
Le persone continuano a dargli le condoglianze anche se sanno la verità sul fatto che mi tradisse ma ignorano che sia lui il mio assassino…se potessi gridare…guardate non vi fidate dell’apparenza…mai fidarsi…intanto le ore passano ed è arrivato il momento di sigillare la bara.
Il sacerdote inizia la benedizione e il becchino procede alla chiusura…no, non voglio …sentite io sono qua…mi vedete? Ma nessuno può vedermi né tantomeno sentirmi…
Sento qualcuno che mi scuote Emma…Emma svegliati…Sono sudata ed un’angoscia mi attanaglia la bocca dello stomaco…
Teo mi continua a dire che stavo facendo un incubo…ora realizzo, è stato solo un brutto sogno… mio marito mi guarda rassicurandomi. Di slancio lo abbraccio… ma lo sento freddo. Mi do della stupida e dopo avermi fatto una doccia, scendo in cucina per preparare la colazione. Dopo un po’ scendono anche i ragazzi che come al solito, mi salutano appena e continuano ad essere incollati sul cellulare…
Mio marito non è da meno, anche lui impegnato a leggere le sue ultime email…Dopo circa una mezz’ora, mi salutano e ognuno prende la sua strada.
Mi rilasso sorseggiando la mia tazza di caffè bollente ma il ricordo dell’incubo fatto nella notte non mi lascia nemmeno un istante. Cerco di non pensarci e mi dedico alle mie solite faccende domestiche, poi esco in giardino per sistemare alcuni vasi di begonie, fra poco sarà primavera ed è arrivato il momento di mettere in ordine il giardino. Concentrata ad eseguire i miei lavori di giardinaggio non mi accorgo nemmeno dell’arrivo del postino, il quale dopo un rapido saluto mi consegna una lettera che stranamente non contiene il mittente. Immediatamente mi viene in mente un’altra lettera simile, quella del sogno. Un morso mi stringe la gola e mi blocca il respiro, non la apro, entro in casa e la poggio sul tavolo fissandola. Mi viene da darmi della stupida, non può essere che stia accadendo davvero…è solo una coincidenza. Dopo circa un’ora in cui ignoro la missiva, ritorno in cucina e spero che sia sparita ma invece eccola là…ad aspettare di venire aperta.
Non posso più indugiare, devo trovare il coraggio di leggere il contenuto…
La scrittura è quasi indecifrabile, le lettere scritte con caratteri giganti e le parole zeppe di errori…volutamente credo.
La scorro veloce, il contenuto è inequivocabile…
Mi si offusca la vista e un improvviso giramento di testa mi costringe a sedermi, bevo un bicchiere d’acqua con le mani che tremano come se avessi il morbo di parkinson…l’acqua mi va di traverso quasi soffocandomi, inizio a tossire per riprendere fiato…non faccio nemmeno in tempo a respirare che lo squillo del cellulare mi riporta alla realtà.
E’ Teo… rispondo con la voce incerta, tant’è che lui mi chiede se è tutto a posto, lo liquido con un:” Si certo…”
Lui continua dicendo che non tornerà per pranzo, perché è sopraggiunto un incontro inaspettato con un cliente molto importante e sicuramente non avrà nemmeno il tempo per pranzare.
Rispondo con un:” Si va bene…” E chiudo la comunicazione in fretta quasi come se lui potesse vedere il mio viso sconvolto. Mi ridò della stupida e infilandomi la lettera in tasca, ritorno in giardino fra i miei fiori. La mia attenzione si posa su una pianta di rosa che ha bisogno di essere raddrizzata, mi accingo a sistemarla quando mi pungo. L’aculeo entra velocemente nel dito strappandomi un grido di dolore, mentre dal forellino esce del sangue. Rientro in casa per disinfettare il dito, so che le spine delle rose possono provocare infezioni, mentre provvedo a ciò, ripenso alla lettera…e se fosse tutto vero?
E se le avesse mentito sull’incontro con un cliente e invece doveva incontrarsi con la sua amante?
Non posso stare con questo dubbio, ormai la mia mente naviga fra i pensieri più tetri, non ci penso due volte. Agguanto la borsa e m’infilò nel traffico frenetico dell’ora di punta, dirigendomi verso il centro, dove Teo ha il suo ufficio di consulenza.
Imbottigliata fra una fila interminabile di auto, sento salire l’ansia per non arrivare in tempo per la pausa pranzo. Finalmente come per incanto si dissolve il blocco e le auto iniziano a circolare più velocemente. Sono quasi arrivata quando mi si accoda di fianco una vettura che riconosco essere quella di Teo, il cuore per un secondo smette di battere per poi riprendere in un ritmo parossistico…Lui è lì di fianco talmente preso dalla persona che viaggia con lui, da non accorgersi minimante della mia presenza. La sua figura copre chi è a suo fianco, quando finalmente si sposta e la vedo… Mi sembra di averla già vista, quando all’improvviso ricordo…è la stessa donna del sogno. Mi accosto sul lato della strada, fermandomi per riprendermi da ciò che ho appena visto. E’un incubo il mio sogno si sta avverando in tutti i particolari, se è così anche il mio assassinio potrebbe avvenire. Intorno la gente pare non accorgersi di me che sono ferma con le quattro frecce accese da mezz’ora, occupando l’area d’emergenza. Mi guardo intorno senza vedere, è come se la mia mente fosse andata in standby, poi sento il telefono, guardo chi è… è lui.
Con le mani che tremano rispondo, cercando di essere il più normale possibile: “Si Teo, dimmi…”
Lui:” Volevo avvisarti che il mio incontro si protrarrà fino a notte fonda quindi non mi aspettare alzata…non so a che ora farò ritorno a casa.”
Rispondo con un semplice: “Ok”.
Mi riprendo dallo shock e finalmente il mio orgoglio si fa sentire, se crede di passarla liscia, si sbaglia di grosso. Gliela farò pagare anche con gli interessi. Torno a casa, chiamo un fabbro e faccio cambiare la serratura della porta e del cancello. Salgo in camera e svuoto l’armadio di tutte le sue cose infilandole in quattro scatoloni che porto fuori casa, in mezzo alla strada. Ecco mi sembra di aver fatto tutto ma mi viene in mente che dovrò avvisare i miei figli. Non so come la prenderanno, sono molto legati al padre e sicuramente mi chiederanno di perdonarlo. Devo fare in modo che il suo allontanamento sia il meno doloroso possibile. Decido che li manderò qualche giorno dai nonni, così avrò il tempo di organizzare la mia vita sconvolta da quell’ inaspettato terremoto…
Mi manca l’aria, il coperchio della bara inesorabilmente si chiude su di me, mi stanno sigillando, non è possibile…cerco di muovere le braccia ma niente, cerco di urlare:“Mi sentite…?”
La mia voce resta senza suono e finalmente realizzo sono morta davvero ma non uccisa ma bensì per un banale incidente domestico. Infatti dopo aver spedito i figli dai nonni, sono rientrata con l’intento di farmi un bel bagno rilassante dopo gli ultimi dolorosi risvolti. L’acqua calda scorreva nella vasca facendo esalare il vapore dei sali profumati che avevo aggiunto. Dopo essermi denudata sono scivolata dolcemente nella schiuma, ho chiuso gli occhi godendomi di quel meraviglioso momento poi ho allungato la mano sul bordo per prendere un bicchiere di vino che avevo poggiato ma stranamente non c’era più e al suo posto c’era il fono che cadde nell’acqua, fulminandomi all’istante. Ma come diavolo c’era finito lì, di solito era riposto nell’armadietto. Purtroppo Il fato mi aveva teso lo sgambetto complice non so di chi ma forse lo so ma voglio illudermi che non sia così ed io ero caduta nella sua trappola mortale. Ora niente ha più importanza, tutto è sparito…ah solo una cosa spero di restare nel cuore dei miei figli e di chi mi ha voluto bene veramente.



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Racconto scritto il 30/03/2024 - 09:45
Da Anna Rossi
Letta n.320 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


kafkiano. Saluti.

Stelio Utisele 06/05/2024 - 07:14

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Complimentissimi

Mirko D. Mastro 31/03/2024 - 16:13

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Vi ringrazio di cuore Francesco e Maria Luisa e vi auguro una serena Pasqua...il mio augurio naturalmente va esteso a tutti gli autori di OG.

Anna Rossi 31/03/2024 - 07:20

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Scusa il refuso

Francesco Cau 30/03/2024 - 19:23

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Bellissimo raconto.

Francesco Cau 30/03/2024 - 19:23

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Un racconto avvincente quanto particolare. Letto d'un fiato con molto interesse.

Maria Luisa Bandiera 30/03/2024 - 16:26

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