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Lo sciopero di Babbo Natale

Come tutti gli anni, Babbo Natale s'apprestava con l'aiuto degli elfi, a preparare i regali per tutti i bimbi del mondo. La cassetta delle lettere man mano che si avvicinava il santo Natale, trasbordava di letterine. Con fare sornione, mentre si lisciava la lunga barba bianca e folta, Babbo controllava che tutto andasse bene. Ad un tratto urlò: "dove sono finite le letterine degli altri bambini del mondo?" Concitato chiamò l'elfo Achille; così denominato a causa di un tallone che gli doleva sempre (in particolar modo quando le altrui sofferenze diventavano insostenibili.) L'elfo, più claudicante che mai, si presentò al cospetto di Babbo Natale e gli spiegò che a causa di uomini egoisti e mercenari che lanciavano bombe ed erano sempre in guerra, tantissimi bimbi erano morti sotto le macerie. Babbo Natale inferocito sbottò: "basta, quest'anno non porterò regali. Nessuno può gioire se al mondo c'è chi piange. Le lacrime di chi soffre, devono essere anche le nostre." Avvertite tutti gli abitanti del mondo e dite loro che questo Natale nessuno riceverà doni: Babbo Natale è in sciopero." Ci fu un grande fermento. Molti bimbi piansero così tanto e a lungo, che le loro lacrime si mescolarono al terreno e si formarono tanti stagni con tanti rospetti in attesa di diventare principi: per trasformarli bastava solo un bacio; ma purtroppo l'impresa si mostrò ardua...perché di amore ce n'era ben poco in tutto il mondo. Dopo aver versato fiumi di lacrime, tutti i bimbi pensarono ad un modo per sbrogliare l'ingarbugliata matassa. Allertarono ogni angolo del pianeta, per porre fine allo scempio. L'elfo Perfido nel tentativo di perpetrare conflitti fra i popoli, informò i guerrafondai cattivi, ma ogni tentativo di boicottaggio venne vanificato dal desiderio di far trionfare il bene e nulla e nessuno riuscì a fermare la rivolta.
Tutti i bambini del mondo, tenendosi per mano formarono una catena solidale da un capo all'altro della terra.
Anche gli insetti e tutti gli animali del globo si attivarono per dare una mano.
Le api con le loro zampette trasportavano polline. Gli elefanti spegnevano il fuoco con le proboscidi. I leoni coi loro ruggiti spaventavano i cattivi. E così mentre i grandi pensavano a farsi del male,
i bimbi e gli animali formavano dighe, arginavano fiumi e cercavano di salvare il pianeta terra. Perfino un esercito di formiche si attivò per portare viveri ai popoli poveri. I ragni costruirono ragnatele nei cannoni. Le cicale frinivano per coprire col loro suono il rumore dei colpi di fucile. Le lucciole illuminavano laddove mancava la luce. Le giraffe da un palazzo all'altro trasportarono mattoni per costruire case.
L'elfo Strabino chiese all'elfo Pollinello di riempire i cannoni con semi di svariato tipo. Pollinello non riuscendo a seguire bene lo sguardo di Strabino mise semi nei posti più impensati e dai cannoni uscivano fiori. Così, quando gli uomini cattivi sparavano, dagli aerei uscivano missili che cadendo al suolo, anziché distruggere, lanciavano semi e i terreni bombardati rifiorivano. Poi, con l'aiuto di domatori e tigri, tutti i potenti del mondo vennero rinchiusi in un ampio locale; affinché espiassero le loro colpe. Per punirli venne ingaggiato l'elfo scoreggione, (così chiamato perché scoreggiava in maniera imbattibile) iniziò a lanciare bombe. Alcuni svennero, altri ammorbati per l'aria infestata di gas, iniziarono a chiedere pietà.
Tanti piccoli cuori, tanti piccoli piedi, tante piccole mani e tanti animali formarono un esercito. Quando i grandi cessarono di essere egoisti e il mondo venne risistemato, Babbo Natale smise di scioperare. Il troppo ozio però l'aveva fatto ingrassare e così mentre indossava il suo abito rosso, il pantalone si strappò, gli cadde e rimase in mutande. "Ci risiamo", disse brontolando l'elfo sarto. "Come tutti gli anni, lo sistemerò anche stavolta." Indossato l'abito, Babbo Natale salì sulla sua slitta e le renne gioiose intonarono canti natalizie. Intanto l'elfa perfida e il l'elfo spione per punizione, furono messi a lavorare in cucina. Avevano le mani sanguinanti, perché costretti a pelare quintali di patate e gli occhi lacrimanti mentre sbucciavano migliaia di cipolle; però ben gli stava. In tutto il mondo regnò la pace e nessun bambino rimase senza genitori, nessuna madre e nessun padre piansero per il figlio: si moriva solo per cause naturali e mai più per la guerra. Il mondo divenne un grande giardino pieno di gioia, di pace e prosperità...e tutti vissero felici e contenti.


Morale della favola: ogni uomo nel suo piccolo, può contribuire a ripristinare lo status quo. Per farlo ci vogliono la naturalezza e l'innocenza dei bambini e degli animali, un grande coraggio, molta onestà...e tanto amore.




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Racconto scritto il 19/12/2024 - 18:53
Da Giovanna Balsamo
Letta n.207 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Complimenti, a me è piaciuto tanto il tuo racconto!!

Anna Cenni 20/12/2024 - 14:16

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