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Il mese dello Squarci

Maggio, con il suo carico di significati religiosi e poetici, si dipanava su un orizzonte che segnava l’inesorabile avanzamento delle stagioni, come una melodia che cresce senza mai fermarsi. Per noi, bambini delle scuole Elementari Puccini, nel 1973, maggio era un mese che si faceva carico di eventi particolari, anche se meno solenni, legati a un’infanzia che si avvicinava alla sua fine. La rosa, fiore prediletto dei poeti, pareva sbocciare con tutta la sua intensità in quei giorni che precedevano la conclusione dell’anno scolastico, quando la scuola iniziava a essere più un ricordo di un tempo che sta per finire che una routine da vivere.
L’ingresso nella nostra classe dell'errante Squarci, il figlio di giostrai che girava tulle le scuole del regno in concomitanza col pellegrinare della sua famiglia, segnò un cambiamento che avrebbe risuonato nei ricordi di tutti noi, anche anni dopo. Non si trattava semplicemente di un compagno in più, ma di un personaggio fuori dagli schemi, un’esplosione di novità in un ambiente che fino ad allora si era mostrato molto omogeneo, quasi privo di sorprese. La sua figura si stagliava tra di noi come una presenza misteriosa, qualcuno che non solo aveva un aspetto diverso, ma portava con sé anche un’aura di libertà e di sfrontatezza che gli altri non avevano. Con i suoi capelli lunghi, fuori ordinanza, e quei denti accavallati che sembravano narrarci storie di lontane avventure, Squarci sembrava il protagonista di un film, ma uno che non poteva che arrivare da un mondo sconosciuto.
Eppure, nonostante quella sua indole che sembrava sfidare ogni regola, c’era in lui qualcosa di familiare. Il suo viso, con i tratti vagamente somiglianti a quelli degli indiani d’America, e il colorito olivastro, non facevano altro che accentuare quella sensazione di esotico, ma al contempo di assoluta normalità. E il suo abbigliamento, così diverso dal nostro, ci lasciava sempre un po’ perplessi: il grembiule quasi giacchetta, il fiocco azzurro che non era mai troppo tirato, come se a volte il formalismo non avesse davvero importanza per lui. E quel nodo che non era mai abbastanza stretto, ma che sembrava volere raccontare di un ragazzo che non si curava di uniformarsi, ma che era perfettamente a suo agio con quella sua naturale trasgressione.
Il suo parlare strascicato, tipico di chi è cresciuto in un mondo che non ci apparteneva, e la totale assenza di timore nei confronti della temutissima maestra Lina, amplificavano l’impressione che lo Squarci fosse una sorta di mito vivente. Era come se appartenesse a un altro mondo, eppure si trovava là, tra di noi, pronti a dispensare non solo la sua energia, ma anche quei gettoni multicolori per le auto dell’autoscontro che ci facevano sentire parte di un mondo parallelo, dove le regole erano diverse.
Maggio, il mese in cui la scuola stava per chiudere i battenti, sembrava dare il benvenuto alla fine di un ciclo che ormai non aveva più nulla di simile a quello che sarebbe stato. Il Luna Park che faceva capolino all'orizzonte e l’avvento dello Squarci divennero così il simbolo di quel conto alla rovescia che segnava la fine di un’era. Le risate e le chiacchiere sui giochi del Luna Park, l’adrenalina che si mescolava con il sole che cominciava a farsi più caldo, sembravano fare da preludio all’estate che stava per arrivare, e con essa la fine della nostra infanzia.
L’anno successivo, con il passaggio alle scuole medie, il grembiule nero e il fiocco azzurro sarebbero stati solo un ricordo. Lui, invece, avrebbe continuato la sua strada, portando con sé la leggerezza del mondo che gli apparteneva, dispensando i suoi gettoni colorati in altre scuole, dove la sua presenza sarebbe stata altrettanto indimenticabile. Quel suo arrivo, nella primavera del 1973, divenne così l’ultima festa di un’infanzia che stava per concludersi, un piccolo squarcio di libertà che ci mostrava come le cose potessero essere diverse, come a volte l’irregolarità fosse l’unica via per dare colore a un mondo che altrimenti sarebbe stato troppo uniforme.



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Racconto scritto il 18/02/2025 - 15:57
Da Glauco Ballantini
Letta n.174 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Grazie dei commenti

Glauco Ballantini 06/03/2025 - 08:18

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Ciao letto con piacere, alcuni ricordi ci accompagnano tutta la vita

Anna Rossi 22/02/2025 - 05:18

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Molto particolare, fluido e scorrevole.

Maria Luisa Bandiera 19/02/2025 - 09:03

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