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Matteo E Lo Scemo Del Paese (1/3)(Ovvero: Serve Benzina!)

Devo cominciare questo scritto con una storiella. Inventata. O forse no.
Diciamo… allegorizzata.


Un tizio aveva una bella automobile. Un giorno, la splendida vettura rifiutò di avviarsi. Vennero chiamati diversi meccanici, per individuare il guasto e produrre un preventivo, ed ognuno di essi condusse le proprie analisi. Per uno era un problema di fasatura delle valvole. Per un altro bisognava intervenire sull’albero a camme, consumato. L’elettrauto sostenne che era necessario cambiare le candele e regolare le punterie. Il carburatorista, ovviamente, dette la colpa al carburatore, e perfino un carrozziere disse la sua, proponendo dei ritocchi per migliorare l’aerodinamicità. Uno dopo l’altro, si succedettero diversi esperti, ciascuno con la propria diagnosi, ciascuno con la propria proposta risolutiva. Incuriosito da questo via vai, arrivò lo scemo del paese, e mentre i vari luminari discutevano con il proprietario della macchina, lui sedette a bordo, girò la chiave lasciata inserita nel quadro, vide un po’ di luci accendersi e qualche lancetta spostarsi, tranne una, che restò perfettamente ferma, ed esclamò: - Ehi, per forza non parte: qui non c’è benzina!


Esistono due possibili interpretazioni per questo aneddoto, fra l’altro abbastanza simili fra loro.


La prima è che il proprietario non si fosse accorto di quello che persino lo scemo del paese era riuscito a capire subito, dimostrando così che, forse, un tantino idiota doveva esserlo anche lui. Ma, trattandosi della vittima, evitiamo di sparare sulla croce rossa. È sugli esperti che mi chiedo: erano davvero convinti di quello che dicevano, quindi incompetenti e a loro volta altrettanto imbecilli, o, resisi conto della stupidità del loro potenziale cliente, stavano cercando di guadagnarci su qualcosa?

La seconda spiegazione è altrettanto demenziale… ma, d’altro canto, essendo demenziale la storia, dubito se ne possa trovare una chiave di lettura intelligente. Può darsi che sia il proprietario, sia i vari meccanici, elettrauto, carrozzieri e quant’altro fossero perfettamente al corrente della mancanza di carburante, ma che fossero convinti, chissà come, di poter aggirare il problema intervenendo sui vari organi della vettura. Cioè, magari, la macchina in esame aveva davvero delle rogne alle valvole, alle candele, all’aerodinamica ecc. L’assurdità della questione era che tutti pensassero, o almeno sperassero, che, risolvendo quelle magagne, l’auto si rimettesse comunque in moto. Per qualche insondabile motivo (almeno per il momento, più avanti capiremo perché), nessuno voleva adottare la soluzione più semplice, più lineare, più logica: mettere benzina. Anche in questo caso, semplice idiozia, o colpevole, ipocrita e truffaldino comportamento da parte dei protagonisti?


Non so che dire. O meglio, un’idea io ce l’avrei, ma credo sia meglio tacerla per evitare possibili querele. La legge non sempre tutela i giusti e punisce i disonesti. De Magistris insegna.


Al solito, la parola ai posteri.



Bene, Matteo, spero che tu la storiella l’abbia capita. Nonostante la somiglianza fisica con mr. Bean, hai dimostrato di avere un cervello che funziona bene. Non si conquista un 41% senza.


Spero tanto che le tue intenzioni siano davvero quelle su cui tenti di convincerci.


Sai una cosa? Io credo in te.
Davvero.
Ho bisogno di credere in te!
Ho bisogno… abbiamo bisogno di credere in qualcosa, in qualcuno. E il Signore Iddio assume impegni solo per l’aldilà.
Ti prego di non deludermi pure tu.


Già, “pure” tu…


Avevo creduto un po’ in Berlusconi, alla sua discesa in campo. Un manager con gli attributi al posto di politici corrotti ed incapaci che avevano portato alla fine della prima repubblica. Bella favoletta, vero? E non datemi addosso, per questo. Non sono stato mica l’unico a cascarci, e, come chiarirò più avanti, io sono scemo.


Avevo confidato, senza esagerare, in Tonino Di Pietro. Lo preferivo nelle vesti di magistrato, ma se lui sceglieva di proseguire la sua lotta alla corruzione in altri panni andava bene lo stesso… purché non rimanesse vittima della maledizione che quei panni sembrano portarsi dietro. Non è finita come speravo. La sua presenza nel panorama politico non è andata oltre le dimensioni di una folcloristica minoranza, ed il suo atteggiamento di ostentata indifferenza nei confronti di scandali più o meno grossi che interessavano lo schieramento che gli offriva una comoda poltrona di ministro, dando così ragione a chi parlava di “giustizia di parte”, aveva alla fine annullato tutta la fiducia che avevo riposto in lui. E la tanto vituperata corruzione ha continuato a prosperare.


Avevo poi creduto in Monti, all’inizio del suo premierato. Un cattedratico autorevole, preparato, tutt’altra cosa rispetto al “manager con gli attributi” che l’aveva preceduto, fissato con riforma della giustizia e bunga-bunga mentre il mondo intero, Italia compresa, sprofondava in una crisi senza precedenti. Poi dal suo cilindro uscì la riforma Fornero (una manna per tutti i governi che gli sarebbero succeduti, visto che da sempre le pensioni erano state nel mirino di quelli che l’avevano preceduto e che, incapaci di osare tanto, nel corso degli anni s’erano inventati scalini, scaloni, finestre ed altre stravaganze del genere per rosicchiare qualche fondo da quel capitolo senza perdere ogni possibilità di rielezione), e, interrogato sulle differenze di retribuzione di manager e lavoratori fra Italia e Germania, ne era uscito dicendo che i due dati non erano paragonabili poiché si riferivano ad anni diversi, dimenticando (?) di essere un signor economista che con questo tipo di problematica avrebbe dovuto giocarci tranquillamente (si chiama “attualizzazione”). Figuriamoci, andare a chiedere ad uno strapagato manager italiano se era giusto che un manager italiano (come, appunto, lui) prendesse, già quattro anni prima, il doppio dello stipendio di un suo corrispondente tedesco! Alla faccia dei risultati, per giunta. Ricordo, inoltre, un aneddoto, che lo riguarda, allorché confessò, in un’intervista, che quando insegnava all’università e vi si recava in pullman, il suo incubo peggiore era di fare tardi per colpa di qualche sciopero. Senza pensare che, quelli che lo spaventavano, erano a loro volta più atterriti di lui, e non di fare tardi al lavoro. Di perderlo.
Così capii che neppure da quella falda sarebbe sgorgato niente di buono e risolutivo per la nostra povera economia.


Poi fu la volta di Grillo. Ah, Beppe, Beppe… Lui sì, parlava… beh, sbraitava bene. Gliele cantava in tutti i modi ai mangioni seduti in parlamento, dicendo le cose come stavano, e sventolando alto il vessillo del reddito di cittadinanza. Poi il fato volle che gli venisse offerta la chance per mettere pulizia e garantire a tutti i cittadini almeno un minimo per poter sopravvivere, e lui si rivelò per quello che era: un bluff. Nient’altro che un bluff. Eh già, facile parlar male degli altri, specie se tali “altri” il “parlar male” se lo guadagnano senza ritegno giorno per giorno. Meno facile prendere il loro posto e far funzionare bene le cose. Reddito di cittadinanza? Ma se poi sosteneva che non c’erano i soldi nemmeno per la miseria dei tuoi ottanta euro!


Niente da fare, anche stavolta avevo puntato sul cavallo sbagliato.
Capita.
C’è gente, in giro, che aveva creduto in Vanna Marchi!


Ora tocca a te.
Non senza alcun, legittimo (consentimelo), dubbio. Anche in virtù delle precedenti esperienze con cui mi sono scottato, di cui ho appena parlato.
Ah, un curioso(?) particolare: nonostante il mio dna comunistoide, non ho mai confidato in nessuno del PCI prima (vabbe’, Berlinguer, tanto tempo fa, ma quella è preistoria), dei DS poi, e del PD ora, tantomeno di qualcuno dei partiti limitrofi (Rifondazione, SEL, figuriamoci del PSI!)…
… eccetto te, che tanto sinistrorso, alla fine, non mi sembri proprio. Il che (purtroppo) rappresenta un buon segno.
Diciamo che, finora, ho apprezzato un buon ottanta per cento di quello che hai detto. In fondo, nelle vesti di rottamatore, sostenevi più o meno le stesse cose che affermava Grillo. In maniera certo molto più soft, d’accordo, ma il senso mi era parso quello. E soprattutto, adesso, la cosa che più mi spinge a credere in te è appunto il fatto che tu abbia tutto il PD contro. Un particolare che depone decisamente in tuo favore.
Capisco pure che, nel quadro attuale (e probabilmente anche in uno futuro), non ti sarà facile realizzare tutto ciò che (forse… spero…) hai in mente, con addirittura un presidente della repubblica che, alla faccia dell’etichetta “comunista” di cui in passato si era fregiato, arriva a frenarti nel momento in cui stai per effettuare quei tagli che un paese in ginocchio attende da tempo, per una questione morale più che strettamente finanziaria…


Ma non metterti pure tu a fare il meccanico truffaldino.


È un gioco che non hai inventato tu, è vero. Ma portarlo avanti non gioverà a nessuno.


La nostra Italia è una macchina che non cammina, si sa. E al suo capezzale sono in tanti a suggerire soluzioni sofisticate se non fantasiose: valvole, punterie, alberi a camme… pur sapendo che il serbatoio è vuoto.


Le riforme, prima di tutto. “Riforme”: sembra quasi una parola magica, come abracadabra (qualche anno fa andava di moda la “competitività”). La pronunciano tutti: Napolitano, Berlusconi, l’Europa (cioè la Merkel), tu...


Ma di che cacchio si parla, in realtà?


Riforma della legge elettorale? E che c’azzecca, per dirla alla Tonino, con la ripresa economica? Abbattimento della burocrazia? Sì, sacrosanto, è come buttar giù un muro che si para davanti al muso della nostra macchina, e le impedisce di andare avanti. Solo che la macchina è ferma perché senza benzina, ricordi? Riforma del lavoro, con l’abolizione dell’art.18? Non dirmi che credi anche tu alla favoletta dei destrorsi secondo la quale consentire licenziamenti senza giusta causa agevoli le assunzioni e non i ricatti e le espulsioni! Riforma della giustizia? Sì, può servire, come migliorare l’aerodinamica della carrozzeria, così se e quando la macchina si riavvierà consumerà meno e andrà più veloce…


Ma intanto, per farla partire?


Investimenti, ed assunzioni: sono altre due parole magiche pronunciate di continuo. Giusto, come no?, giustissimo… investire risorse, ed assumere lavoratori, per produrre beni…
… che nessuno compra già adesso.
Il mercato è fermo, aziende centenarie, forti di esperienza, risorse, capacità produttive, prestigio, chiudono e licenziano perché ciò che producono resta a marcire nei magazzini… e si chiede ad altri temerari di investire e assumere e produrre altre giacenze?


Al cospetto di tanti luminari, lo scrivente è certo equiparabile allo scemo del paese. Scemo, però, che vorrebbe dire la sua.


(continua)




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Racconto scritto il 24/10/2014 - 10:04
Da Giuseppe Bauleo
Letta n.1232 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


(continuazione)critica seria, come la tua! Macché! O urlata, "facile", e inoperosa come quella alla Grillo -se, addirittura non sia anche disonesta, visto che a me queste politiche "alla internet", mi sanno spesso più di facile guadagno pubblicitario che altro- o profondamente ingiuste se riguardino chi abbia veramente passione per la politica-bene comune, e sogni magari davvero di cambiarlo profondamente questo nostro Paese, ma...vallo a realizzare, e democraticamente, ORA, con tutto quello che non solo l'Italia, ma tutto il mondo, ha sulle spalle di PROBLEMI VARI E TUTTI GRAVISSIMI! La via per uscirne, è UNA SOLA, UNA, vecchia come il mondo: VOLERE IL BENE VERO, ogni giorno, ogni momento, tutti assieme, ognuno stando al suo preciso posto. E, se non tutti, dato che da sempre c'è anche il male, almeno quegli ostinati che il BENE COMUNE lo amano, ed anche la DEMOCRAZIA, così difficile a viversi davvero, ed anche la GIUSTA AUTORITA'. Ma sarà dura, con questo Popolo di eterni adolescenti!

Vera Lezzi 24/10/2014 - 16:08

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Amico, "la tua" l'hai già detta, ed è quella ESSENZIALE: se tutti i Cittadini fossero come TE -informati perché interessati, e interessati perché avverti nel profondo della tua coscienza il dovere della partecipazione al bene non solo tuo, ma di tutti...- se tutti i cittadini fossero come TE, allora sì che il Paese funzionerebbe e avrebbe perfino politici diversi: coloro per i quali, appunto, politica è servizio del bene comune. Ma il popolo italiano -popolo soprattutto di artisti, e gli artisti, si sa, hanno spesso un animo da eterni adolescenti perché imbottiti più di sogni che di realtà- il popolo italiano, almeno in quanto a maggioranza, ha oramai ampiamente dimostrato alla Storia di saper fare solo due cose "politiche" per il suo Paese: prima, rincorrere l'uomo della provvidenza, specie, non pochi, se ne possano ricavare qualcosa per sé, poi, una volta fallito, come si sarebbe dovuto prevedere, passare il tempo a criticare, criticare, criticare...E fosse almeno (continua)

Vera Lezzi 24/10/2014 - 15:50

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