Quando il dispero l’alma avea invaso
dell’ineluttabilità già persuaso
un pensier fosco insinuò la mente
e del cervello ne fu preminente
per quel qualcosa che portommi via
nella certezza ch’essere più non sia.
Altro non era ragionar diverso
ch’ogni pensier gentile era disperso.
dell’ineluttabilità già persuaso
un pensier fosco insinuò la mente
e del cervello ne fu preminente
per quel qualcosa che portommi via
nella certezza ch’essere più non sia.
Altro non era ragionar diverso
ch’ogni pensier gentile era disperso.
Prostato, un dì, mi apprestai al Divino
e grazia domandai pel mio destino,
lo feci con fiducia mai avuta
a Colui che sollievo dona,ama ed aiuta.
Di naufrago che a tavol’aggrappato
da fort’ondate a lungo sballottato
che già fiducia tutta avea perduto
e in quel relitto ebbe un fort’aiuto.
Io aggrappommi all’Essere Supremo
che della barca tiene timone e remo,
pace Gli domandai con la mia prece
e nella prece riebbi la perduta pace.
Opera scritta il 19/01/2012 - 19:01
Da nello maruca
Letta n.1231 volte.
Voto: | su 0 votanti |
Commenti
Nessun commento è presente
Inserisci il tuo commento
Per inserire un commento e per VOTARE devi collegarti alla tua area privata.