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A cena col morto.

Non ricordo bene l'anno di preciso...ma dalle mie reminiscenze preadolescenziali sicuramente doveva essere il 1969...
E si parlava tanto sull'argomento di come poter raggiungere la luna nei telegiornali della rete nazionale.
Comunque erano gli ultimi giorni di un giugno afoso e soffocante.
Questo lo ricordo per benino...
Nel baglio assolato del mezzodì regnava un silenzio assordante.
Nulla si muoveva...non una foglia, non un rumore. Che so' un guaito, un miagolio...
In casa Mezzasalma, un nastro viola gigantesco a forma di papillon stava appuntato alla porta di ingresso e ciò spiegava un po tutto di quanto era raccaduto.
Appena varcato l'ingresso della grande casa in pietra e gesso, si poteva da subito notare posto su un catafalco con due grossi ceri accesi ai lati, la salma del compianto Don Turi Mezzasalma.
Una palpebra semi aperta, lasciava intravedere una porzione di occhio vitreo apparentemente vigile. Proprio come se volesse seguire ancora tutti i movimenti, che avvenivano in quella stanza.
Un ghigno di sorriso sardonico, invece stava impresso sulle labbra nerastre della salma, ed era come se volesse ridere di tutto ciò che lo circondava.
Come se avesse già raggiunto il paradiso o la verità assoluta su ogni cosa di ultra terreno.
Venne sera, e come è d'uso fare nelle regioni del meridione.
Per almeno il tempo stretto di tre giornate di lutto, i parenti del defunto vengono assistiti e rifocillati dal vicinato o da amici molto stretti.
Era arrivato il turno dei miei nonni materni. Intesi nella contrada come:Don Peppino Cutalia del Ciantarato, e donna Concettina, sua consorte.
Intorno la grande tavola apparecchiata, c'erano tutti i cinque figli del Mezzasalma, compresi coloro che erano emigrati al continente.
Ovviamente, poi vi era tutto il seguito di mogli, figli. Etc etc.
Anche il gatto di casa con passo cauto e felpato prese parte alla cena, ma prima di accedere in cucina si soffermo'per un istante davanti la cassa del morto...
A distanza di tempo io questa cosa la interpreto come una forma di istintivo rispetto dell'animale nei confronti del padrone.
Chissà! Forse...
Ricordo anche che c'era il padre parroco, Don Angelo, della chiesa delle anime del purgatorio.
In effetti fu proprio lui a prendere la parola mentre mia nonna stava per servire la cena ai commensali.
Dapprima, inizio' con ogni forma di lodi e panegirici nei confronti dello sfortunato Don Mezzasalma.
Poi inizio' a compiangerlo per tutto quello che aveva dovuto subire prima di morire.
Quella morte non la doveva proprio fare! Diceva con un tono di profonda costernazione.
Infatti, vi e' da dire che per ironia della sorte, anche il cognome gli Calzava a pennello per via di quel che gli era accaduto.
Una lunga agonia durata più di quindici giorni...!
Era proprio accaduto di tutto e di più ed in maniera assai raccapricciante direi.
E come si spiega il fatto stesso, che le prime parti ad essere state colpite siano stati gli arti inferiori?
Thanatos, gradatamente aggredi'dapprima le dita dei piedi, poi i piedi, le gambe ed infine le cosce, arrestandosi sulla zona del bacino.
Potreste solo immaginare il fetore della carne già in fase di decomposizione etc etc.
Tutti particolari che voglio risparmiarvi per una questione solo di buongusto.
Ma durante il racconto del prelato, ciò di cui non so ancora capacitarmi a distanza di tempo ...
Fu quell'atteggiamento non curante dei commensali i quali sorbivano dai loro cucchiai rumorosamente quel gustoso brodo di gallo, che mia nonna,donna Concettina aveva preparato.
Da una parte il morto lasciato a stesso abbandonato nella stanza accanto e dall'altro canto una rumorosa ciurma che aspirava rumorosamente dai cucchiai stracolmi quel brodo caldo e sostanzioso, che ad alcuni di loro faceva assai colare dalla fronte lacrime di sudore ininterrotto.
E fra me e me, pensavo.
Accidenti! Chi campa campa e chi muore muore..m



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Opera scritta il 17/12/2015 - 11:54
Da Giovanni Santino Gurrieri
Letta n.1082 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Solo due commenti... chissà mai da cosa dipende... comunque il mio voto è cinque stelle, garantito, e questo racconto penso che non lo dimenticherò mai... un caro saluto napoletano...uè!

Gennarino Ammore 25/01/2016 - 15:24

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Caspita, che racconto... avevo proprio la curiosità di leggere un tuo racconto ed ho trovato questa chicca. Mi chiedo: ma non era questo il tema di Dicembre per la scrittura creativa? Io ero appena iscritto, e feci in tempo a postare una cena che finiva in niente, Una cena sexy...mia prima prova con le Scritture creative... non potevo pretendere niente, ma questo racconto aveva qualche diritto ad entrare in classifica, mi pare. Piaciuto tantissimo, molto realista, verista. Complimenti. uè!... :-

Gennarino Ammore 25/01/2016 - 15:23

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Già " chi campa campa e chi muore muore" giusta chiusa per questo tuo racconto, spaccato di una società sempre più superficiale ed egoista ... bella storia!

Carla Davì 27/12/2015 - 20:24

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