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Giorni Difficili

Erano giorni difficili all’antidroga di Torino.
Qualcuno aveva messo sul mercato una partita di eroina troppo pura e purtroppo vi erano state una marea
di overdose con annesse parecchie morti.
Si trattava di capire perché.
Non conviene a chi gestisce lo spaccio fare un errore del genere, come ben si sa i tossici sono clienti da
tenere in vita il più a lungo possibile anche se purtroppo il ricambio non manca mai.
Emanuele Vitrotti, a capo della sezione da cinque anni, mai si era trovato in una situazione così allarmante.
Gli informatori non avevano notizie utili a capire da dove arrivasse la partita mortale e l’eroina troppo pura
continuava ad essere immessa sulla piazza con costanza e regolarità.
Non si trattava di un errore, si trattava di una strage!
Vitrotti, 56 anni, si era separato da circa un mese, la moglie non ne poteva veramente più di quella vita.
Lele non aveva orari e non aveva la possibilità di condurre un’esistenza normale.
“Hai sposato il tuo lavoro e quindi non hai più bisogno di me, sempre ammesso che tu ne abbia mai avuto
bisogno….”.
La frase di Marisa non lasciava spazio a dubbi.
Lui amava intensamente quella santa donna che aveva sopportato in silenzio per 30 anni la non presenza
del marito in qualunque occasione normale di una vita di coppia.
“Ha sopportato fin troppo ed ha ragione, sono uno stronzo egoista”.
La goccia che fece traboccare il vaso fu sicuramente il rifiuto di Lele all’offerta che gli fece suo cognato.
Ernesto Palladino, fratello di Marisa, era il Titolare della “C.E.I. (Componenti Elettronici Industriali) S.p.A.” “
Era molto legato alla sorella ed al cognato. Capiva perfettamente che i due si amavano molto e che quando
in una relazione, anche se basata su un grande amore, s’interseca un interesse trasversale come la grande
passione di Lele per il suo lavoro, poco a poco la relazione si sgretola.
Ad Agosto, durante i 15 giorni di vacanza che Lele era “obbligato” a prendersi, mentre bevevano qualcosa
nel parco della splendida villa che il Palladino aveva acquistato in Sardegna, ricevette una proposta dal
cognato.
"Lele, ascolta, hai 56 anni e da 30 sei in Polizia,hai svolto incarichi importanti e oggi sei a capo
dell’antidroga, questo ti fa molto onore. Ti rendi conto però che tu e Marisa vi state perdendo? ….
Ascoltami, hai un’esperienza importante alle spalle, io ho 23 stabilimenti nel mondo e faccio componenti
elettronici soggetti a brevetto e sempre a rischio spionaggio industriale. Claudio Caviggioli, nostro
responsabile della sicurezza andrà in pensione a fine anno. Vorresti prendere tu il suo posto? Potresti
congedarti in settembre, affiancare Claudio fino a fine anno facendo un serio lavoro di passaggio consegne
e prendere il comando della Direzione Sicurezza in gennaio”
La sera Lele e Marisa uscirono a cena, da soli.
“Hai parlato con mio fratello?”
“Si”
“Cosa ne pensi?”
“Penso che una persona con un minimo di cervello avrebbe dovuto accettare”
“Ma non lo hai fatto, vero?”
“Già!”
Finì la discussione e finì anche il loro matrimonio. Al rientro dalle vacanze Marisa fece le valige e se ne
andò.
Ai primi di ottobre venne contattato dall’avvocato Sardella, legale della famiglia Palladino, l’oggetto della
chiamata era la pratica di separazione.
“Avvocato, non ci sono problemi, prepari la carte emi dica quando posso passare a firmare, grazie.”
Sardella abbassò la cornetta sconsolato, guardo Marisa ed il fratello “Mi ha detto di preparare le carte e che
passerà a firmarle quando saranno pronte”
Marisa scoppiò in lacrime, possibile che quel maledetto lavoro avesse reso il suo Lele così dipendenteda
non permettergli di capire cosa era veramente importante nella vita.
Un paio di giorni dopo venne contattato dal figlio Angelo, ventotto anni, ricercatore all’Institute ofSystems
and Synthetic Biology dell’Imperial College di Londra.
“Papà domani prendo l’aereo, sarò a Torino per le nove, vieni a prendermi?”
Il mattino seguente alle nove abbraccio con piacereil figlio, erano sei mesi che non si vedevano.
“Fammi capire, lo zio ti offre un lavoro stimolantee molto adatto alla tua indole e tu lo rifiuti. Lamamma ti
lascia e tu non fai assolutamente nulla, accetti lasituazione senza dare la ben che minima spiegazione.”
“Cosa ti posso dire Angelo, sono uno sbirro, so fale solo lo sbirro, combatto un male radicato e tremendo e
forse ormai dipendo da questo lavoro esattamente come i tossici dipendono dall’eroina”
Furono le ultime parole che Angelo sentì da suo padre.
Telegiornale Nazionale del 14 ottobre :
“Oggi, durante un’azione contro una banda di narcotrafficanti, ha perso la vita in un conflitto a fuoco il commissario Emanuele Vitrotti. I trafficanti sonoriusciti a fuggire, le indagini sono in corso.”
Suonò il telefono Una voce anonima disse “Dottore, noi torniamo, la situazione si normalizzerà a breve, la
partita tossica è stata ritirata dal mercato, l’obiettivo è stato raggiunto”
Ernesto Palladino tirò un respiro di sollievo. La copertura era al riparo, tutto proseguiva secondo quanto
stabilito a Palermo in gennaio. Se quel cretino di suo cognato avesse accettato la sua proposta di lavoro non
ci sarebbe stato bisogno di arrivare ad una soluzione così drastica. Sono gli inconvenienti del
mestiere e qualche spiacevole intoppo purtroppo bisogna sempre metterlo in conto.
C’erano però delle cose che ne lui ne gli esponenti dell’organizzazione criminale cui era affiliato sapevano.



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Opera scritta il 18/09/2018 - 14:25
Da Pierfranco Bertello
Letta n.916 volte.
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Commenti


...Bravo!
Ho dovuto rileggere il finale perché mi sono confusa un poco...
Bel ritmo nella storia, nei dialoghi e nel risvolto alla fine...


Grazia Giuliani 18/09/2018 - 22:41

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