Er santone indiano nun magna e beve da settant’anni,
porta sempre li stessi panni, nun cià affanni né malanni
e praticanno tutti li giorni la meditazzione
nun cià ‘r probblema de pranzo, cena e colazzione.
porta sempre li stessi panni, nun cià affanni né malanni
e praticanno tutti li giorni la meditazzione
nun cià ‘r probblema de pranzo, cena e colazzione.
Beato lui, noi pe' mette assieme sti tre pasti
semo costretti a fa certi sarti
e s’aritrovamo incazzati e guasti.
Ma er potere, penza, è così infame,
che si puro noi facessimo come er santone,
certo te ‘nventerebbe la tassa sulla fame,
E tra sti signori ce sarà sicuro un quarcuno
che spreme le meningi in modo inopportuno
pe' riuscì a lucrà puro sur diggiuno.
Opera scritta il 13/10/2014 - 22:06
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Commenti
Simpatica, allegra, molto realistica.
Ugo Mastrogiovanni 15/10/2014 - 13:52
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grazie sempre gentili!
paolo di cristofaro 14/10/2014 - 21:50
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bellissima poesia, son sicuro
che se dall'aereo scendesse tasserebbero
pure il santone
GIANCARLO Gravili
che se dall'aereo scendesse tasserebbero
pure il santone
GIANCARLO Gravili
giancarlo gravili 14/10/2014 - 19:06
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inventeranno la tassa sul digiuno,bellissima e ironica,piaciuta,complimenti Paolo.
genoveffa 2 frau 14/10/2014 - 15:14
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