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IL SOGNO DI UN AMORE

Il silenzio, che avvolgeva la casa, era quasi surreale. E ammantava tutti i suoi pensieri. Si lasciò sfuggire un sospiro dalle labbra socchiuse. Erano dure, piegate in una smorfia amara. Si passò una mano tra i capelli, neri, spruzzati di grigio. Non riusciva a dormire, la notte era fredda, eppure, sembrava invitante, ammiccante, come, la luna, che splendeva maestosa nel cielo. Ne vedeva il riflesso dietro i vetri della portafinestra. Si lasciò cadere sul divano. E si fermò a guardare la parete di fronte, il suo quadro, quel quadro che era diventato la sua dolce ossessione. Qualche mese prima aveva comprato quella casa, una casa antica, in campagna, e l'aveva trasformata. Si era sbarazzato della mobilia, degli oggetti, e l'aveva ristrutturata trasformandola, secondo il suo gusto, seguendo canoni moderni e funzionali. Solo di una cosa non si era disfatto, di quel quadro. Ne era stato ammaliato, sin dalla prima volta che l'aveva visto. E forse, era stato proprio quel quadro a convincerlo dell'acquisto. Era stupido. Lo sapeva. Ma sin dal primo istante aveva immaginato che quel quadro lo guardasse, gli parlasse quasi, e non era una cosa facile da spiegare, neanche a sé stesso, ma era stregato dalla donna ritratta, dai suoi occhi grandi, e dal suo sorriso, tenero e giovane. Sorrise, tra sé delle sue stesse contorte fantasie. Un uomo moderno, come lui, un medico, un uomo di scienza, che si era innamorato di una donna dipinta, e del secolo prima. Innamorato? Pensò sgomento. Non poteva essere, no la logica gli diceva che stava impazzendo, e che quella era la notte della follia. Ma il cuore...il cuore era di un altro avviso.
Tante volte in quei mesi si era avvicinato al quadro, gli aveva parlato, così come ad un amico, alla propria coscienza, senza riserve, come ad una donna reale, e sempre, si era sentito libero. In pace. Quasi quella donna gli rispondesse. Certo, era solo una sua suggestione, ma l'aveva assecondata, perché lo faceva stare bene. Ognuno ha le sue stranezze, infondo, e parlare al quadro, quando si sentiva giù era la sua.
Nelle notti insonni, aveva sempre volto lo sguardo al ritratto e si era sentito meno solo. Ma quella notte, tutto gli sembrava diverso, tutta l'atmosfera, che respirava gli appariva strana, irreale. La luna, così grande e luminosa, come non l'aveva mai vista, così vicina, che quasi sembrava voler entrare nella stanza, che già era stata invasa dalla sua luce argentea. Il vento, che strideva tra gli alberi sussurrando frasi dolcissime, ed incomprensibili. Si alzò, piano, avvicinandosi al quadro, anche quello gli appariva diverso, più grande e vivo. Una sensazione stranissima, che non aveva mai provato, e che non sapeva spiegarsi, gli fece correre un brivido lungo la schiena. Tutto era silenzio, quasi sentiva che stava per accadere qualcosa. Ma non sapeva cosa, e non sapeva se averne paura, era confuso, e restava in attesa. Assurdo! Cercò di dirsi, un paio di volte, per ritrovare un minimo di controllo, ma un nuovo brivido di anticipazione, gli infiammò i nervi. Qualcosa stava per accadere.
L'orologio, batté la mezzanotte. L'ora dei fantasmi e dei sogni, pensò ironicamente, ma lui non stava sognando, era sveglio e atterrito, mentre il quadro, sotto i suoi occhi prendeva vita. La vide, mutare, espressione, prima stupita, poi sorridente, poi la vide sporgere le braccia dal quadro. E muoverle verso di lui. Era spaventato. Ma una forza più grande, della paura, lo spinse ad allungare le braccia verso di lei, lasciando che lei gli avvolgesse il collo con le braccia, mentre, usciva del tutto dal quadro.
Lei ora era lì. Un sogno? Un fantasma? Se era un sogno non voleva svegliarsi. Quanto al fatto che poteva trattarsi di un fantasma, gli sembrava poco provabile, la stava toccando, sentiva la sua morbidezza, il suo calore. Qualsiasi cosa fosse, in quel momento, era tra le sue braccia, viva e reale, non meno confusa di lui. Tremava.
<<Sei qui.>> Le disse, dandosi dello stupido, perché tutto quello non poteva essere vero.
<<Alla fine ci sono riuscita. Oh se solo sapeste!>> Fece un passo indietro. Spostandosi verso il divano.
<<Cosa dovrei sapere?>> Chiese, pensando che era tutto assurdo.
<<Dello specchio...Sono mesi che vi guardo e vi ascolto>> Abbassò lo sguardo, arrossendo. Lo specchio? Alzò gli occhi alla parete, e ora notava qualcosa, che non aveva notato prima, il quadro, era dipinto su vetro e non su tela.
<<Tu hai sentito, quello che dicevo?>> Scosse la testa. Era assurdo.
<<Sì. Quello specchio, è in camera mia, e ogni sera...oh! Ma vi sembrerò pazza.>> Questa, era bella, lei si preoccupava di sembrare matta, e lui, non era forse matto pure lui?
<<Dimmi.>> Disse deciso, qualsiasi cosa fosse, sentiva che doveva ascoltarla.
<<Ogni sera, lo specchio, mostrava voi, e questa stanza. E io, mi mettevo di fronte, per ascoltarvi...e mi sono innamorata.>>
Lui impallidì. E non disse nulla.
<<Oh, no, vi prego, non giudicatemi, male! Ma quando ho capito ciò che provavo, ho capito che...che...>> Lui la guardava, era così bella, e la sentiva così sua, così vicina. Sentiva che era giusto così, e non se lo spiegava. Sentiva di amarla.
<<Cosa, hai capito?>> Lei arrossì.
<<Che non avrei mai potuto amare un altro. Siete così buffo, così strano, ma vi amo.>> La guardava, era vero?
<<Oh, lo so che ora mi giudicherete male, e penserete che sono una sfacciata. Ma sono giorni che cerco di capire come funziona lo specchio. Che era una finestra, su questo strano mondo ormai mi era chiaro...e ho pensato...che se era così, forse avrei potuto raggiungervi.>>
<<E ci sei riuscita.>>
<<E forse ora mi manderete via, ma non potevo tacere. Ho sbagliato lo so.>>
<<Perché non potevi, tacere?>> Era tutto assurdo, ma si sentiva così felice.
<<Mi sembrava che anche voi...sì insomma, provavate dell'affetto per me. Non sono una sfacciata, ma mi è successa una cosa così meravigliosa, e tremenda, che ho pensato di non avere nulla da perdere.>> Lui si perse nei suoi occhi grandi ed innocenti, e una gioia infinita, gli scese dentro, comprendendo che lei era sincera, e che il suo inconfessabile sogno si era concretizzato.
<<Ti amo.>> Le disse, avvicinandola a sé con forza. Lei tremò, ma lo lasciò fare. I suoi grandi occhi erano dilatati per lo stupore, mentre lui chinava la testa, per baciarla. Un bacio pieno di passione, che li scosse con la forza di un'onda che si infrange agli scogli.
Poi, riluttante si staccò, da lei, scortandola verso il divano. Aveva tante cose da dirle, ora che lei era con lui per davvero. E contro ogni logica, sapeva che era vero. Ormai la mezzanotte era passata, e la luna, era tornata normale, così come l'aria, e tutta la casa, non avvertiva più quell'atmosfera irreale che l'aveva sconvolto, e mentre il cielo a poco a poco schiariva verso l'aurora, lui stringeva nella sua, la mano di lei, mentre si guardavano negli occhi, scambiandosi promesse future, certi che non avrebbero mai dimenticato la magica notte appena trascorsa, e sicuri di poter inventare una nuova vita insieme, a dispetto di ogni logica, perché l'amore no conosce logica, spazio o tempo e loro lo sapevano.



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Racconto scritto il 09/12/2017 - 19:41
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.968 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Bella storia d'amore.Dicono che non si usi più, ma a me piacciono e mi piace come scrivi.

Teresa Peluso 09/12/2017 - 20:17

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