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Arzano Innsbruck in Montain Bike

L’intento era intraprendere un raid ciclistico in solitaria: Arzano-Solingen e Ritorno ( circa 3600 Km entro e non oltre 20 giorni ), perché ci ho lavorato per un anno e mezzo; è un ripercorrere la propria giovinezza e il nostalgico desiderio di porgici le ruote della mia bici ed appurare le diversità di quando l’ho lasciata e del come la ritroverò? Che alla fine ho dovuto ridurre ad Arzano Innsbruck e ritorno in treno, per mancanza di fondi. Ho curato l’aspetto fisico e atletico e non curando quello organizzativo; peccando di ingenuità, considerando il primo fondamentale e prendendo sottogamba il secondo. Risultato finale mi sono dovuto fermare a Innsbruck per mancanza di soldi e tornarmene con la coda tra le gambe! Oltre all’esigenza di motivarmi, la mia è stata anche la ricerca di una dimensione più vera, più vicina alla natura, sentire l’aria sul viso, percepire direttamente gli odori e i suoni, scambiare da vicino gli sguardi con la gente. Rallentare il tempo e ridurre lo spazio da esplorare, quindi osservare meglio, entrare in pieno nell’atmosfera di un paese, scoprendone anche i piccoli particolari che di solito sfuggono. Spesso si suscita stupore, ma ciò non fa che facilitare e rendere più spontanei i contatti con la gente del luogo, che in ogni parte del mondo riconosce nella bici un mezzo di trasporto familiare, quindi non invadente, né aggressivo; proprio per questo, e anche per rispetto della sua pur limitata fatica che si fa, si è dovunque ben accetti ( tranne dove conta esclusivamente il business ). Esplorare il mondo in bicicletta vuol dire ritrovare un modo di muoversi più autentico, più vicino alle esperienze dei grandi viaggiatori del passato. Non ho mai viaggiato in bici, in solitaria per più di una giornata ma da sempre mi affascinano quei bikers intrepidi che ogni tanto si incontrano per strada, con enormi sacche montate sui lati, vestiti consumati e una bandierina che sventola indicandone la provenienza. E’ una delle figure che più mi trasmette il senso di Libertà! Li ho sempre ammirati e godono della mia stima e simpatia. Così da anni anch’io avevo in mente un viaggio in bicicletta, in solitaria, tranquillo. La ricerca e la scelta dell’itinerario non è stata difficile, come ho specificato in precedenza. Vorrei provare a spiegare come è riuscito questo pensiero, quello di un viaggio da solo, in bici, che sarebbe durato una ventina di giorni, ad entrare nella mia testa, a piantare radici in essa, sino a crescere, crescere e diventare il mio principale progetto per l’immediato futuro. Una serie di esperienze vissute in prima persona, assieme a racconti di splendidi viaggi altrui (a piedi ed in bici), mi hanno avvicinato all’idea di viaggio in bici, poco pianificato , ma comunque mai completamente definito. La passione per la bicicletta, l’idea di stare da solo per un periodo di tempo così lungo e la componente di sfida intrinseca ad un simile progetto (che poi, nonostante possa sembrare l’opposto, le difficoltà che si incontrano sono più mentali che fisiche. Spesso trovo difficile spiegare che il fatto di non avere compagni di viaggio è una scelta. E lo è per diversi motivi, l’essere soli semplifica infatti le cose da un punto di vista organizzativo, e allo stesso tempo offre esperienze di viaggio molto più ricche ed intense. Inutile negare la presenza di momenti di solitudine o di frustrazione, ma è generalmente proprio in questi momenti che avvengono quei gesti che risollevano il morale e che ho iniziato a catalogare come ‘atti di spontanea generosità e gentilezza da parte di estranei’. Inoltre da solo il viaggio ti appartiene in una maniera diversa e si scoprono, grazie a gesti che probabilmente mai si sarebbe compiuti in presenza d’altri, nuovi aspetti del proprio carattere. L’idea di viaggiare in bici e di attraversare dunque cittadine e villaggi che di per sé non sembrano offrire grandi attrazioni turistiche nasce anche dalla voglia di ribellarsi al turismo confezionato e dai stereotipi derivanti. In questa settimana di viaggio, complici i posti attraversati ed il periodo dell’anno ideale per attraversarli, sono stato travolto da una genuina curiosità da parte della gente; spesso bastava fermarsi nella piazza di una cittadina a riempire le borracce per essere tempestati di domande e sentire storie riguardanti la gente e il paese attraversato. Difficilmente dimenticherò il breve tempo passato a Innsbruck,cittadina di montagna austriaca, trascorso a chiacchierare nel mio stentato tedesco e inglese con le persone del luogo per chiedere informazioni ed indicazioni stradali. (Per inciso, vale comunque la pena di viaggiare, anche solo per i paesaggi che si incontrano. Basta sapere cosa volere e cosa aspettarsi dal viaggio). Una cosa che mi viene ripetutamente chiesta è se non mi annoio a pedalare tutto il giorno. Ovviamente no, altrimenti farei altro; quando trovi il ritmo giusto e smetti di contare i chilometri che hai fatto e quelli che ti mancano, le ore passano veloci, anche la fatica smette di farsi sentire e, sbagliando, pensi di poter continuare così per giorni e giorni; solo quando ti fermi capisci quanto il tuo corpo sia in realtà stanco. E poi, nonostante mi stia semplicemente adattando ad una nuova routine, il paesaggio attorno a me cambia continuamente. Ho attrezzato la mia mountain bike per il viaggio con: 2 sacche laterali con borsone superiore (che si appoggiano su un portapacchi appositamente montato), sotto il sellino (con camera d’aria di riserva e piccoli attrezzi), 3 borracce, di cui due negli appositi inserti posteriori delle sacche laterali ed una nel porta boraccia della bici. Per quanto riguarda invece abbigliamento e gadgets vari, ecco la lista di ciò che ho portato con me: 1 asciugamano piccolo, 1 asciugamano medio ultraleggero, 1 giacca guscio impermeabile, 1 maglia maniche lunghe da bicicletta wind stopper, 1 felpa leggera in pile, 2 maglie tecniche maniche lunghe, 2 magliette maniche corte ultraleggere, 1 paio di pantaloncini corti da bici, 1 paio di pantaloncini corti ultraleggeri, 1 paio di pantaloni lunghi leggeri, 3 completini estivi e 1 invernale, 1 tuta, 1 dopo gara, 3 mutande, 3 paia di calzini, 1 cappellino wind stopper, 1 bandana leggera, 1 paio di scarpe da ginnastica, 1 paio di sandali (Crocs), 1 marsupietto igiene orale, 1 marsupietto piccoli attrezzi e medicine, 1 paio guanti da bici estivi e u paio invernali, 1 paio di occhiali da sole, 1 coltellino multiuso, 1 orologio, 2 torce piccole, 1 marsupio-portafogli, 1 agendina-diario, 1 catena piccola con lucchetto per bici, 1 smartphone con caricabatterie e auricolari. Ho cercato di ridurre al minimo il bagaglio, seguendo anche i consigli e le indicazioni che ho trovato nei forum online: tutto ciò che ho elencato qui sopra l’ho riposto nelle sacche laterali sulla bicicletta. In questo modo non ho avuto peso sulle spalle e la pedalata è stata più comoda. Sabato 20 aprile 2013,mi accompagnano per novanta chilometri, fino a Cassino, Di Caprio, Pero, Mastellone, Silvestro, Buglione, Di Vincenzo, Bianco e Rocco. Dopo averli salutati, proseguo sulla SS6 da Cassino a Palestina, percorro 220 Km, come prima tappa, sono le strade che non ho bisogno di orientarmi, con un po’ di vento contrario. È una delle giornate più belle ( soprattutto per l’enfasi del viaggio in bici ), per molti chilometri sulla via maestra, quindi nella campagna casertana e cassinate, fino all’importante meta di giornata. Domenica 21 aprile seconda tappa che mi conduce a Terni, 133 Km che a causa di indicazioni sbagliate, nel tornare avanti e indietro e una percorrenza più lunga, supero i 160 Km dalle indicazioni del mio contachilometri. Lunedì 22 aprile, la giornata di oggi l’ho studiata in tutte le salse prima della partenza, senza grandi soluzioni. Immaginavo, come poi si verificherà, che le strade non sarebbero state tutte percorribili, e la tappa di 132 Km, Tre Fossi nel comune di Scheggia e Pascelupo ( Perugia ), causa deviazioni e problemi vari, il mio contachilometri riporta 156 Km; si preannuncia con pioggia e vento. Me la caverò bene invece, senza patemi particolari, e qualche trovata più o meno indovinata, a parte bagnato fradicio e Km in più. Martedì 23 aprile superato il valico di Scheggia, la mattinata è umida e fredda, percorro un km in salita e dopo inizia la discesa, ad un certo punto appare la nebbia, ma non fittissima, accendo i faretti della bici, mi si gelano le mani, mi fermo e prendo i guanti invernali dalle sacche, tolgo gli estivi e indosso quelli invernali; intanto sono già arrivato nella provincia di Pesaro ed Urbino. Alle 14,30 giungo alla sospirata Cesenatico, coprendo una distanza di oltre 180 Km con interruzioni varie. Mercoledì 24 aprile, riprendo la Strada Statale 16 proseguo in direzione Ravenna. La carrozzabile non è affatto tranquilla e rilassante, è frequentata da moltissime auto e camion, ma il panorama che offre alla mia vista è veramente molto appagante: a monte le colline dell'Appennino ed a valle il bacino dell'Adriatico. Da Cesenatico a Malcontenta ( Venezia ) attraverso Cervia, Milano Marittima, Fosso Ghiaia, Madonna dell’albero, Canale Magni, Lido Spina, Comacchio, Pomposa, Mesola, Riva, Taglio di Po, Cavanelle d’Adige, Chioggia, Conche, Lughetto e La Casona. Anche in questa tappa ho percorso più di 180 Km, a detta del contachilometri della mia bici. Giovedì 25 aprile Da Malcontenta a Verona, 120 Km attraversando: Mira, Dolo, Stra, Padova, Rubano, Mestrino, Grisignano di Zocco, Montecchio Maggiore, Montebello Vicentino, San Bonifacio, Soave, San Martino Buon Albergo e Verona. Senza soste e pedalando ad una buona andatura con la speranza che non mi succedesse qualche imprevisto; fortunatamente tutto procede nel migliore dei modi con l’unica eccezione che concentrato di arrivare al più presto, mi perdo la paesaggistica della SS11, a tal punto di non ricordami quasi niente, tranne le indicazioni dei cartelli stradali. Da Verona a Innsbruck in treno; dalla stazione, in 10 km, tra il fiume e il verde in quello che sembra un lunghissimo parco pubblico, raggiungo Hall in Tirol, antica cittadina ricca di monumenti, che nel medioevo raggiunse grande potenza e splendore grazie alle miniere di sale. Ancora 8 km e mi ritrovo a Wattens, famosa per la Swarovski Kristallwelten (i mondi di cristallo Swarovski), spettacolare esposizione celebrativa allestita da André Heller. Altri 13 Km e arrivo a Schwaz, cittadina d’aspetto medioevale che conobbe nei secoli XV-XVI grande splendore per lo sfruttamento delle vicine miniere di argento e rame, non più in esercizio ma visitabili (Schwazer Silberbergwerk). In altri 6 km si raggiungo Schloß Tratzberg, castello tardo gotico in strategica (e meravigliosa) posizione a dominio della valle. Altri 4 Km e sosto a Jenbach, punto di partenza dell’Achenseebahn, ferrovia a cremagliera del 1889 che collega l’Achensee, uno dei più bei laghi delle alpi austriache, e della Zillertalbahn, ferrovia del 1912 che percorre la bellissima valle Zillertal. Da Jenbach in 14 km (5 km su sterrato) tra il fiume e i boschi, si raggiunge Rattenberg, caratteristico villaggio di origine medioevale tra i più importanti centri dell’artigianato tirolese del vetro. Ritorno a Innsbruck , dopo aver percorso all’incirca 1200 Km in sei giorni, il giorno dopo riparto per Napoli in treno e da lì ad Arzano in bici. Ho sintetizzato in queste poche righe, il racconto nella sua interezza, che dettagliatamente ho descritto nel libro” Nonostante tutto”. Ho vissuto un’esperienza indimenticabile! Ho scritto il libro, ad una settimana di distanza. Infatti, non mi occorre sempre molto tempo per metabolizzare tutte le emozioni e le sensazioni che compongono la forte esperienza di un viaggio in bici. La vita nella sua normalità, per sei lunghi giorni si era come fermata. Prima occupazione era diventata passare la giornata a pedalare, sperando di trovare il modo di arrivare a sera. Imparando a far senza della vita nota che si era come allontanata. L’avventura finita da poche settimane, mi ha regalato tante emozioni. È stata per me motivo di grande gioia e come sempre più spesso mi accade, specie da quando ho cambiato atteggiamento di rapportarmi con la bicicletta e con gli altri; la commozione mi sorprende nel ricordare cosa vedevo e rivederle mentre vedo. Dopo sei giorni d'intenso pedalare, mi osservo così segaligno come un albero rinsecchito, di quelli che molto hanno combattuto contro la furia del vento, il volto smagrito scolpito dalla fatica, gli occhi stanchi, ma il morale alto. Io, tutto sommato, non sto male. Sono calato ancora rispetto ai 60 Kg di partenza, di 2 o 3 chili. Devo averli lasciati per le strade percorse. Sembro un osso di prosciutto di montagna, quando la polpa viene pian piano asportata. Le braccia secche e spellate, le gambe bruciate nella parte del quadricipite, con i muscoli come in un manuale d’anatomia. Rimangono segni visibili di una fatica intensa e lunga e anche gioiosa. Mi sorregge la gratificazione indescrivibile per essere riuscito a portare a compimento una parte che mi ero prefissato e solo per motivi economici non portata a termine. Non sono riuscito a dare misura al mio impegno, sempre genuino e generoso. Ho pedalato, nella smania di fare presto, prima possibile. Sì, ho preso questo viaggio che all’inizio aveva i connotati del pellegrinaggio di ringraziamento come una lunga e gioiosa cronometro. Di quelle delle quali si conosce la partenza e se ne intuisce molto distante la fine, in territori sconosciuti e mai visti. È stata la passione, solo lei, a spingere sui pedali. La passione, sono da sempre convinto, motiva molti dei gesti della vita. È l’alimento genuino che da vigore a tutte le nostre azioni. La saggezza successiva favorisce un vivere a lungo. Solo il lento scorrere dei giorni riesce a farmi leggere meglio ciò che ho assorbito nella realtà. La rara bellezza dei luoghi e il calore e l’accoglienza delle persone, vale da sola il viaggio. Al di là dell'esperienza personale, sono comunque particolarmente felice dai segnali di affetto, che percepivo durante la lettura dei post di amici su facebook. Tutto ciò credo sia utile per spiegare al lettore in quale direzione dovrebbe andare il turismo in genere. A mio avviso, nella direzione del turismo solidale e dello scambio culturale fra popoli lontani che possono parlarsi molto, scambiandosi esperienze di vita utili al reciproco accrescimento. Il bilancio di previsione: l' ho enfatizzato un po' troppo e il budget a disposizione non è bastato a coprire le spese del viaggio; ciononostante avessi ridimensionato il viaggio alla sola andata e ritorno in treno. Mi sono dovuto fermare a Innsbruck per mancanza di soldi e tornarmene!



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Opera scritta il 30/07/2016 - 11:49
Da Savino Spina
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Commenti


Stasera ho fatto un giro in mtb e il caso ha voluto che nella villa comunale di Cassino, incontrassi un parigino, sui 35-40 anni, seduto sulla panchina e un pò più in là, la bicicletta con sacche e borsone. Mi sono avvicinato e ci siamo parlati in uno stentato francese, inglese e italiano e quando non ci capivamo in gesti. Mi ha raccontato che era partito da Parigi, fine Marzo e stava effettuando il giro d'Europa in bici. Era stato nei paesi bassi, Gran Bretagna, Germania, Polonia, Austria, domani sarebbe ripartito per Napoli, poi costiera amalfitana, calabria, sicilia, sardegna, corsica, Portogallo, Andorra e ritorno a Parigi.

Savino Spina 30/07/2016 - 20:02

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Che bello questo viaggio, me lo hai fatto fare pure a me con la fantasia,anche se conosco abbastanza bene quella regione dell'Austria... beh, se in seguito vorrai organizzare un altro tour, potrai passare dalla Toscana saremo lieti di averti ospite.. ..Per adesso posso solo darti 5*

ANNA BAGLIONI 30/07/2016 - 15:34

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Un’altra ragione del mio viaggio in solitaria con la bici è dimostrare a me stesso che il mio obiettivo principale è quello di vivere la vita e non cedere alla tentazione di abbandonarmi alla sopravvivenza. Vivere la vita significa caricarla di senso, saper istituire relazioni umane personali e sociali, iscriversi nei valori etici della libertà, dell’uguaglianza, della giustizia sociale. Il senso della vita è un viaggio che ha diverse tappe e la tappa finale è uguale per tutti. La vita, il senso della vita è dato dalla qualità del viaggio, dalla qualità dei tuoi compagni di viaggio, dalla ragione per cui viaggi, da ciò che fai durante il viaggio, ovvero, se il viaggio stesso è relazione, edificazione di umanità, di società, questo è il senso, almeno per me. Mettersi in viaggio e vivere il viaggio non come turismo, ma come cammino di conoscenza di sé, degli altri e del mondo.

Savino Spina 30/07/2016 - 14:22

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