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Il mio ansimare solitario

Siamo
una moltitudine di scarpe spaiate
e lacci impigliati tra le dita
come fango alla carena
mentre i desideri sciamano
le utopie trasalgono
ed i piedi arrancano
nell’attimo di un amen soffocato
tra le spine e il risveglio.


Querce mature
assetate di rugiada
sono abbeveratoi di fonte
che adescano il nettare
per poi scacciare il miele
assecondando la radice.


E’ un silenzio immorale
quella cadenza di passo
che confonde anche gli angeli
e labbra mute
a mezzanotte
quando l’aria si fa lieve
mentre abbraccia il vuoto che ho dentro.


Proseguo a piedi nudi
nel mio ansimare solitario.




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Opera scritta il 01/08/2016 - 12:57
Da Enrico Danna
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