Stesse
Per sorprendermi
Vorrei ritrovarmi
Su quegli antichi colli
Dove gli acheni
Del tarassaco
Sono già maturi.
Poter
Prestar l’occhio
Al moto d’ombra
Riverso sull’erba
Degli irti fogliacei
Dei pruni e dei ginepri.
Sentire
Il ronzio delle api,
L’afflato del vento
Che arcua
I floridi virgulti,
E l’acqua d’un torrente
Lontano
Che scoscende
Tra le rocce.
Questo perché
Semplicemente
Era ed è tutt’ora
La mia terra,
Terra
In cui sono cresciuto
E ho imparato
Ad amare.
Ricordo
Di quei gelidi inverni
Sul grembo
Della mia povera
Mamma,
Davanti al fuoco
Di un caminetto.
Di estati
Assieme a mio padre
Trascorse
Alla segheria
Propinqua
Al mulino.
E di achillee
Che nel doposcuola,
Portavo all’amata,
Correndo
E saltando le fanghiglie
Lungo le callaie,
Sul versante
Più montuoso....
Ma so anche
Che da questa nobile terra
Mi esiliai,
Nel momento
Che caddi afflitto,
In prossimità
Di un corpo
Freddo ed esanime.
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Complimenti
La morte fisica, quasi ambita, là dove la morte dello spirito ha già oltrepassato la soglia