Compagne di scuola
Era marzo del 1989 e ad una mia compagna di classe della ragioneria, esattamente dopo vent’anni le venne la brillante idea di organizzare un pranzo, al fine di radunare tutta la quinta ‘D’ della ragioneria del 1969. All’inizio io e la mia amica Maria, anch’ella tra le invitate, eravamo un po’ titubanti ad andare, ma poi invogliate anche dai nostri mariti decidemmo di accettare.
Fu così che, nel giorno convenuto ci recammo nel ristorante nel quale era stato prenotato il pranzo. A mano a mano che le invitate arrivavano, abbracci, baci e scontati commenti su come eravamo diventate fisicamente dopo vent’anni. Chi aveva fatto la dieta ed era irriconoscibile, chi era ingrassata, chi aveva detto addio alla sua bellissima chioma di capelli lunghi oppure chi aveva conservato il fascino dell’eterna giovinezza. L’organizzatrice aveva fatto predisporre un unico tavolo ad ‘elle’, disponendo i posti a sedere così come eravamo sedute nei banchi a suo tempo.
Per questa decisione io mi dovetti sedere accanto alla mia compagna di banco, Giovanna.
Purtroppo molte di loro non sapevano che,finita la scuola,io e lei non c’eravamo più frequentate, il motivo alquanto stupido, a mio criterio, tutto era successo in seguito alla sua bocciatura all’esame di stato , ma non perché ne sapesse meno di noi altre, ma per la sua eccessiva timidezza, dava sempre l’impressione , per chi non la conoscesse di non avere studiato abbastanza. Comunque io , anche se ero impegnata col lavoro, per un po’ di tempo continuai a contattarla, ma accortami che non mi cercava smisi di farlo, fu così che ci perdemmo di vista. Ora, dopo vent’anni ci ritrovavamo sedute fianco a fianco allo stesso tavolo e, malgrado i miei tentativi di creare un minimo di conversazione, dopo un po’ mi dovetti arrendere all’evidenza, quella presunta amicizia non sarebbe mai più ripartita. Era evidente che anche a suo tempo era stata un’amicizia a senso unico. L’unica cosa che ci accomunava è che entrambe avevamo mantenuto la promessa di chiamare il primo figlio con il nome di Zorro, cioè Diego. Dopo il pranzo, tutte insieme ci radunammo in giardino , chiacchierando e scambiandoci i numeri di telefono, numeri che non sono mai stati usati, né da parte mia né da parte di qualcuna di loro.
L’amara considerazione, di quello che doveva essere un gioioso evento , fu quella di costatare che dopo tanto tempo nessuna di noi era cambiata. Ognuna era rimasta con gli stessi pregi e gli stessi difetti. L’esperienza e la maturità non avevano prodotto alcun cambiamento di rapporto.
Qualche anno fa avevano tentato di ripetere l’esperimento, ma ho rifiutato l’invito: ‘Compagni di scuola’ è e resterà solo un bellissimo film.
Fu così che, nel giorno convenuto ci recammo nel ristorante nel quale era stato prenotato il pranzo. A mano a mano che le invitate arrivavano, abbracci, baci e scontati commenti su come eravamo diventate fisicamente dopo vent’anni. Chi aveva fatto la dieta ed era irriconoscibile, chi era ingrassata, chi aveva detto addio alla sua bellissima chioma di capelli lunghi oppure chi aveva conservato il fascino dell’eterna giovinezza. L’organizzatrice aveva fatto predisporre un unico tavolo ad ‘elle’, disponendo i posti a sedere così come eravamo sedute nei banchi a suo tempo.
Per questa decisione io mi dovetti sedere accanto alla mia compagna di banco, Giovanna.
Purtroppo molte di loro non sapevano che,finita la scuola,io e lei non c’eravamo più frequentate, il motivo alquanto stupido, a mio criterio, tutto era successo in seguito alla sua bocciatura all’esame di stato , ma non perché ne sapesse meno di noi altre, ma per la sua eccessiva timidezza, dava sempre l’impressione , per chi non la conoscesse di non avere studiato abbastanza. Comunque io , anche se ero impegnata col lavoro, per un po’ di tempo continuai a contattarla, ma accortami che non mi cercava smisi di farlo, fu così che ci perdemmo di vista. Ora, dopo vent’anni ci ritrovavamo sedute fianco a fianco allo stesso tavolo e, malgrado i miei tentativi di creare un minimo di conversazione, dopo un po’ mi dovetti arrendere all’evidenza, quella presunta amicizia non sarebbe mai più ripartita. Era evidente che anche a suo tempo era stata un’amicizia a senso unico. L’unica cosa che ci accomunava è che entrambe avevamo mantenuto la promessa di chiamare il primo figlio con il nome di Zorro, cioè Diego. Dopo il pranzo, tutte insieme ci radunammo in giardino , chiacchierando e scambiandoci i numeri di telefono, numeri che non sono mai stati usati, né da parte mia né da parte di qualcuna di loro.
L’amara considerazione, di quello che doveva essere un gioioso evento , fu quella di costatare che dopo tanto tempo nessuna di noi era cambiata. Ognuna era rimasta con gli stessi pregi e gli stessi difetti. L’esperienza e la maturità non avevano prodotto alcun cambiamento di rapporto.
Qualche anno fa avevano tentato di ripetere l’esperimento, ma ho rifiutato l’invito: ‘Compagni di scuola’ è e resterà solo un bellissimo film.
Opera scritta il 18/07/2021 - 11:07
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Commenti
Cara Santa queste rimpatriate dopo tanti anni mi sembrano intrise da tanta ipocrisia, i rapporti umani devono essere coltivati nel tempo per avere una ragione di esistere, non si può fare finta che tutto sia rimasto uguale anche se apparentemente può sembrare così. Ogni percorso di vita ha i suoi compagni di viaggio che inevitabilmente si perdono…bel racconto piacevolmente letto.
Anna Rossi 19/07/2021 - 04:56
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Interessante racconto, letto con piacere
Maria Luisa Bandiera 18/07/2021 - 19:30
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Ho letto con piacere questo testo e con piacere mi arriva la constatazione che l’esame approfondito di Scilipoti mi convince; quindi lo condivido perché esaustivo.
I miei complimenti accompagnati dai saluti.
I miei complimenti accompagnati dai saluti.
Ralph Barbati 18/07/2021 - 18:54
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Letto con interesse, capitò anche a me qualche anno fa. Splendida la chiusa.
"Potrei raccontarvi le mie avventure a cominciare da stamattina, ma risalire fino a ieri sarebbe inutile, perchè allora ero una persona diversa
(Lewis Carroll)
Mirko D. Mastro(Poeta) 18/07/2021 - 17:48
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In conclusione, promuovo e approvo quanto ho appena letto, un racconto non moralista ma impietoso nello svelare poco a poco la distanza tra l'apparenza dei "personaggi" e la loro interiorità poco o per nulla cambiata.
Alla proXXX!!!
Alla proXXX!!!
Giuseppe Scilipoti 18/07/2021 - 17:39
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La sua presenza, nel bene e nel male aveva lasciato il "segno", e non mi riferisco soltanto al discorso Diego/Zorro.
Ad ogni modo, globalmente... la bilancia, alla fine della fiera, appare sbilanciata, sicuramente a sfavore del piatto della Maturità, per non parlare del pranzo in sè, il quale immagino bocconi amari da parte dell'autrice.
(segue)
Ad ogni modo, globalmente... la bilancia, alla fine della fiera, appare sbilanciata, sicuramente a sfavore del piatto della Maturità, per non parlare del pranzo in sè, il quale immagino bocconi amari da parte dell'autrice.
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Giuseppe Scilipoti 18/07/2021 - 17:38
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In "Compagne di scuole" sono dell'avviso che tra i vari aspetti, ne usce un'umanità pirandelliana, forse la peggiore è proprio la Giovanna. È altamente probabile che per l'ex compagna di banco, alla base ci potrebbero essere debolezze irrisolte e inelaborate, con l'aggiunta di un doloroso ma inaccettabile sentimento di inadeguatezza.
(segue)
(segue)
Giuseppe Scilipoti 18/07/2021 - 17:38
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Non è facile gestire complesse vicende "corali", per di più attraverso un testo contenuto. L'autrice c'è riuscita decisamente bene, oltretutto in maniera esaustiva. La narrazione, propone una moltitudine di elementi che ciascun lettore può agevolmente riconoscere tra i propri ricordi oppure prendendo in riferimento simili "reunion" passate.
(segue)
(segue)
Giuseppe Scilipoti 18/07/2021 - 17:37
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"Compagne di scuole" regia di Santa Scardino.
Bellissimo e significativo racconto, ne ricavo diversi punti in comune con "Compagni di scuola" (uno dei miei film preferiti in assoluto) di Carlo Verdone, per cui la chiusa con tanto di citazione non poteva che essere doverosa.
(segue)
Bellissimo e significativo racconto, ne ricavo diversi punti in comune con "Compagni di scuola" (uno dei miei film preferiti in assoluto) di Carlo Verdone, per cui la chiusa con tanto di citazione non poteva che essere doverosa.
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Giuseppe Scilipoti 18/07/2021 - 17:36
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