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Aritzo e le sue montagne

Furono tue le castagne,
i funghi, i ricci,
foglie bagnate da mille capricci.
Scivolate di bambini
entusiasti di antichi canti,
risate profonde, di petto, di cuore,
con grande rispetto e amore.
Una radice scoperta,
la tua caduta più forte,
la mia risata più vivace.
Tra castagni e biancospini attoniti,
il tuo sorriso di labbra carnose
riscalda come un abbraccio di sposa.
E ancora, nel muschio,
risate incoscienti
nel vedere il fascino degli armenti.
Cadde la prima nebbia,
e subito fu autunno,
Aritzo, ora è il tuo turno.
Un pezzo di castagnaccio al volo,
profumo di cannella nell'aria.
E furono le tue braccia forti
che non temono tempeste e venti.
Un dolce ritorno, Aritzese,
tornando al mio paese,
e fu solo bellezza, mai tristezza.
E in Campidano fu subito primavera.
Non più il tintinnio dei campanacci
degli umili armenti,
ma il suono dei bicchieri di vino,
il profumo del silenzio in me.
Stupito, sorrido e non capisco.
E subito fu inverno, freddo e buio.



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Poesia scritta il 24/06/2024 - 18:16
Da Francesco Cau
Letta n.218 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Bellissima descrizione di luoghi belli e xari. Complimenti e buona giornata.

santa scardino 27/06/2024 - 10:11

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Belle le immagini frutto di una abile capacità descrittiva, ciao Francesco

Francesco Scolaro 27/06/2024 - 09:52

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grazie Francesco Rossi.

Francesco Cau 25/06/2024 - 23:00

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L'autore propone vive immagini e riesce a entrare nell'immaginario del lettore. Complimenti.

Francesco Rossi 25/06/2024 - 09:22

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L'autore propone vive immagini e riesce a entrare nell'immaginario del lettore. Complimenti.

Francesco Rossi 25/06/2024 - 09:22

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L'autore propone vive immagini e riesce a entrare nell'immaginario del lettore. Complimenti.

Francesco Rossi 25/06/2024 - 09:21

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