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DOVE SCORRONO LIEVI I PENSIERI

“E questa nostra vita, via dalla folla, trova lingue negli alberi, libri nei ruscelli, prediche nelle pietre, e ovunque il bene.”
William Shakespeare


Li osservo attentamente, uno per uno, soddisfatta, e so che fra qualche giorno mi ricompenseranno, sbocciando in un meritato premio per la mia scommessa vinta.
Vicino a casa mia c’è una bella pineta, che parte da Santa Lucia, il piccolo borgo dei pescatori con la sua bella torre saracena, e si estende fino all’altro borgo, più a sud, in riva al mare e nato più recentemente con la costruzione delle seconde case e di qualche sporadica attività per i turisti.
Io e mio marito percorriamo quei tre chilometri quasi quotidianamente, da ottobre ad aprile, quando il lavoro allenta notevolmente le sue pressioni e noi abbiamo finalmente il tempo di respirare, di riassestare le membra e di riprendere in mano i nostri spazi ed i nostri tempi riuscendo così a volgere, con meritata lentezza, il volto verso il sole per farci sciogliere le tensioni accumulate e farci accarezzare dal vento che, benevolo, si porta via ogni inquietudine.
Il sentiero si snoda lungo tutta la pineta, su uno sterrato a pochi metri dal mare, per cui il suono dei nostri passi è sempre accompagnato dalle onde, a volte turbolente, altre volte pigre e sonnolenti: con il bello od il cattivo tempo è la costante colonna sonora della nostra passeggiata, delle nostre risate e dei nostri pensieri.
Ci son dei tratti dove l’acqua piovana, creando delle grosse pozzanghere che il terreno argilloso non riesce a drenare, ci costringe a deviare e camminare sui ciottoli; è lì che la risacca, mentre si ritira, produce un suono identico a dei fragorosi applausi: mi fermo, con lo sguardo addolcito che arriva fino all’orizzonte, mi prendo gli encomi, che ce n’è sempre bisogno, e proseguo il cammino.
A metà strada, verso sud, si inizia a scorgere Capo Comino, con il suo faro e la fascia di dune di sabbia candida adornata di verdi ginepri, splendida cornice di quel piccolo angolo dove ho vissuto i momenti più belli della mia infanzia, che mi fa sempre battere il cuore e che ricambio con un amore smisurato.
La nostra passeggiata si ferma in un punto preciso della pineta, dove si apre uno spiazzo sul mare e dove io posso distendermi al sole a leggere un libro e godere del silenzio, mentre mio marito, che odia il caldo, si rifugia con le sue letture all’ombra dei ginepri e dei pini.
Nel tardo autunno farei anche il bagno se in spiaggia ci fosse la sabbia e non i ciottoli e gli scogli, ma mi accontento di quelle ore di impagabile serenità bagnandomi semplicemente i piedi, raccogliendo i vetri di mare e lanciando i sassi in acqua, incantata dall’ipnotico rumore del loro tuffo.
Passano i minuti, e vorrei lanciarli tutti, in un pensiero così banale, così infantile ma che riempie il mio cuore, sostituendosi a pensieri ben più concreti e pesanti.
Li faccio rimbalzare sull’acqua e mi scopro sul viso un sorriso limpido, appagato, come quello di una bambina che ha compiuto una grande impresa.
Quante volte son giunta qui con le lacrime agli occhi, quante volte ho riversato su questo mare i miei problemi, la mia rabbia, la mia paura di non essere mai abbastanza ed ogni volta, con costanza e pazienza, questo mare mi ha consolata ridandomi la fiducia necessaria con cui ripresentarmi al mondo, di nuovo sorridente.
Da qualche tempo abbiamo eletto questo posticino come il nostro angolo, tanto che in questi mesi abbiamo fatto dei piccoli lavori per renderlo ancor più accogliente e suggestivo.
Oltre ai due sedili di pietra abbiamo creato delle aiuole attorno ai ginepri ed ai pini, abbiamo disposto le pietre a terra come il pavimento di un cortile e degli addobbi appesi agli alberi, creati con i legni di mare e le conchiglie trovati in riva. Nelle aiuole ho messo della terra e poi ho piantato delle piantine grasse che, dopo tre mesi, sono pronte per la fioritura, la mia piccola scommessa vinta.
Durante il periodo natalizio abbiamo addobbato un piccolo ginepro e da una piccola passeggiata in riva son rientrata con un prezioso bottino, cinque pietre: il bue, l’asino, la madre, il padre ed il bambino, appoggiato su una culla fatta di alghe intrecciate.
E’ davvero impressionante vedere quante figure sappiano rappresentare le pietre, sembrano addirittura animate e ce ne sono alcune che sembrano richiamarmi, una fra un miliardo che scorgo e raccolgo, la giro tra le mani come fosse una preziosa reliquia, la studio, ne sento la storia e cerco di carpirne il messaggio.
I passanti si fermano, qualcuno ci chiede addirittura il permesso di entrare, qualcun altro, come la signora che correva sullo sterrato, è tornata indietro e mi chiede:
“Ma l’albero di Natale è vostro?”
“Sì…cioè no, l’abbiamo fatto noi ma è per tutti.”
Si ferma così a chiacchierare e scopriamo che si è rifugiata nella sua casa nel vicino borgo, lontana da Milano e da tutti, per resettare e ritrovare l’armonia in questo posto che conosce da tanto e che mai la tradisce, quando arriva stanca perché “sbattuta spesso all’estero.”
Noi qui ci passiamo l’anno intero, lavorando e guardando quel filo sottile tra mare e cielo, perché per quanto questo mare sia meraviglioso, per quanto uno si possa sentire fortunato a vivere in questo paradiso, a volte non basta, a volte quella sottile impuntura diventa una gabbia ed allora speriamo di riuscire a trascorrere una decina di giorni all’estero, oltre quella linea misteriosa, a prendere un treno, a gustare cibi diversi dai nostri, a perdere la strada e ritrovarla grazie a persone cordiali che in lingua diversa sono mosse dalle nostre stesse emozioni, a immergerci nella bellezza di un’opera d’arte nei musei, a scoprire la bellezza del mondo e dei suoi abitanti, a riempirci di tutto questo e tornare a casa più ricchi.
Il giorno di Capodanno al piccolo ginepro ho appeso dei foglietti, su alcuni ho scritto dei pensieri, altri invece li ho lasciati in bianco sperando che qualche passante scrivesse e raccontasse delle sue emozioni.
Il giorno seguente ho trovato un biglietto scritto ed ho provato una gioia incontenibile, perché io son fatta così, sono una persona semplice, disadorna, e gioisco anche delle cose apparentemente più banali, che a dire la verità, a me basterebbero, se non fosse che il sistema mi chiede di appendermi dei pesi su cui spesso inciampo.
Il primo messaggio trovato recitava:
“Era come se il cielo avesse
baciato silenzioso la terra,
e questa in uno scintillio di fiori
dovesse ora sognarlo.
La brezza spirava sui campi,
miti ondeggiavano le spighe,
i boschi stormivano lievi,
tanto chiara di stelle era la notte.
E la mia anima distese
larghe le ali,
volando per silenti terre,
come se volasse verso casa.”
Joseph von Eichendorff


E sul retro: “Saluti dai tedeschi, che non parlano italiano. Grazie per questo bellissimo posto sul mare, nella natura. Yannic” il tutto tradotto, evidentemente sul posto. Inutile dire che poi sono andata a cercare su internet l’autore della poesia, scoprendone il titolo, Notte di luna, e grata a Yannic per avermi arricchita con il suo passaggio.
A questo messaggio ne sono seguiti tanti altri, alcuni scritti dallo stesso autore, un certo Stefano, che firma anche per Zeus, sicuramente il suo cane, e dice che “in questa dimensione le emozioni ed i pensieri scorrono lievi…”
Devo a Stefano il titolo di questo mio racconto, costruito con le sensazioni comuni donate da questo piccolissimo angolo di mondo.
I messaggi lasciati sono aumentati, li ho portati a casa, li ho plastificati perché possano durare nel tempo e fungano da richiamo, e li ho riappesi, mentre al pino a fianco ho appeso una cartella di plastica trasparente con all’interno un quaderno: l’ho chiamato “Il libro degli ospiti”, e ad oggi tanti passanti hanno lasciato un messaggio: chi una frase celebre, chi un pensiero personale, chi un ringraziamento fino all’odierno “Millina e Tommaso, non so chi siate ma vi voglio bene.”
Mi rendo conto che basta poco, a volte l’embrione di un’idea che le mani portano a compimento prima che essa stessa sia ben delineata in testa, basta una pietra a forma di cuore appesa all’albero con il giunco intrecciato, basta davvero poco per essere testimoni d’amore.
La strada del ritorno la percorriamo con calma, attenti ad ogni piccolo cambiamento che lo scorrere delle stagioni offre: il lentisco carico di bacche, dapprima rosse e poi nere, nel tardo autunno, quando mi riprometto di raccoglierle per farne il ricercato e prelibato olio, dal procedimento lungo e laborioso che mia madre ogni anno mi descrive; il mirto a dicembre, con cui mi riempio la bocca quando cammino e che raccolgo per fare lo sciroppo per farne delicati semifreddi ed i cui semi, dopo, riporto alla terra, perché niente vada sprecato e perché questi nostri giardini selvatici possano essere sempre rigogliosi e generosi con noi esseri umani, nonostante tutto.
Nei pomeriggi d’inverno in cui ci attardiamo, il buio che incombe fa risaltare le luci de La Caletta e di Posada, piccole, delicate e terrene stelle che sembrano le luci di un silente presepe ed il candore dell’isola di Tavolara, che con forza contrasta l’oscurità, chiude l’arco del golfo ed io mi sento protetta, dalle colline che si stagliano all’interno, dalle luci che mi guidano e dal mare, che discreto ed intensamente azzurro, mi rassicura.
In questi ultimi giorni sento la magia nell’aria, sento la potenza della natura che sta per sopraffare l’inverno; attenta a non graffiarmi con le spine, infilo le mani tra le ginestre e le scopro pronte ad esplodere, pronte a colorare il paesaggio di un meraviglioso giallo, come se il cielo soffiasse preziose scaglie d’oro sulla mia terra.
Questione di giorni, e si rinnoverà la stupefacente opera d’arte: l’azzurro del mare, il cielo terso, il verde vivo della macchia ed il giallo delle ginestre saranno i protagonisti del miracolo.
Questione di giorni, e sarà Primavera.


Millina Spina, 22 febbraio 2019


Nella foto: il giardino dove scorrono lievi i pensieri.




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Racconto scritto il 22/02/2019 - 18:09
Da Millina Spina
Letta n.1074 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Grazie a te, Antonio, per avermi dedicato il tuo tempo a leggere il mio racconto.
Buona domenica

Millina Spina 24/02/2019 - 09:39

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Millina scrivi dei racconti meravigliosi. Brava, e grazie.

Antonio Girardi 23/02/2019 - 20:54

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Grazie Ernesto, Mimmi...addirittura commossa, mi emozioni!
Grazie Paola, la Sardegna è tanto spazio, tanta natura e tanto mare: è il posto ideale per chi, come me, ama la tranquillità e vive i silenzi.
Il piccolo giardino lo abbiamo iniziato a novembre, al rientro dalle vacanze, quasi in un moto di gratitudine per la tera meravigliosa in cui viviamo. Un regalo per noi, e per tutti.
Grazie!

Millina Spina 23/02/2019 - 18:43

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Giacomo, il tuo è un bel sogno...immagina, è un po anche quello di noi sardi, perché nonostante siamo circondati dal mare tra i più belli al mondo, gli impegni quotidiani ed i problemi limitano parecchio la fruizione di questo paradiso - l'anno scorso, per la prima volta in vita mia non ho fatto neanche un bagno, e l'anno prima uno soltanto - e in ogni caso si sente la necessità di viaggiare e scoprire il mondo oltre quell'ampio confine, che è il mare. Io personalmente ho bisogno di andare per musei, che qui non abbiamo, ho bisogno di viaggiare in treno, che qui non abbiamo, ho bisogno di visitare delle città, e qui ne abbiamo tre/quattro (forse...). Solo viaggiando, solo scoprendo altre realtà e solo avendo dei termini di paragone si riesce ad amare ancor di più la propria casa e ad apprezzarla nella sua bellezza e nella sua semplicità.
Ciao!

Millina Spina 23/02/2019 - 18:35

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Grazia, ti ringrazio per l'applauso ma devo confessarti che l'idea non è esattamente la mia. Qualche anno fa scrissi un racconto, La casa del poeta, in cui raccontavo di Efisio, un poeta appunto, che per impedire l'abbattimento di alcuni ginepri sulla spiaggia di Arbus ci andò a vivere con la sua compagna e quel luogo diventò il ritrovo, soprattutto di giovani. Tutti lasciavano le loro poesie od i loro pensieri appesi ai ginepri.
Io ho solo copiato l'idea, ma penso che le buone idee, emulate, servono a migliorare il mondo.
Ciao!

Millina Spina 23/02/2019 - 18:15

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Una bellissima pagina di diario, del tuo diario, in cui ci fai entrare in un giardino segreto messo però a disposizione di chi ha bisogno di ritrovare un senso al vissuto.
Bella anche la vostra complicità nell'aver creato una tale magia...siete fortunati a poter godere di un luogo così.
Complimenti per tutto!

PAOLA SALZANO 23/02/2019 - 13:09

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No, non dico niente...sono commossa...

Mimmi Due 22/02/2019 - 20:17

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Bello

Ernesto D'Onise 22/02/2019 - 20:04

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Bello

Ernesto D'Onise 22/02/2019 - 20:03

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Il mio sogno: abitare sul mare, avere un orto e un bosco, uscire in barca a pescare, fare delle immersioni. Bella l'isola d'Elba ma la Sardegna di più. A me i pensieri più belli e più lievi vengono proprio in mezzo al mare, ma molto al largo ( pubblicherò il prossimo racconto sull'argomento)...unica differenza che non sarei attratto da altre genti, da altre nazioni. Ciao.

Giacomo C. Collins 22/02/2019 - 19:47

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Un racconto bellissimo Millina, per la forma e il contenuto...l'idea è da applauso...quando le vite si incrociano anche attraverso un biglietto è vera e propria musica per il cuore...
Complimenti

Grazia Giuliani 22/02/2019 - 19:13

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