Suggerimenti

     
 

9. Particolarità e suggerimenti sull'uso delle parti invariabili del discorso

Gli avverbi

- A "come", usato nel senso di "per esempio" è errore aggiungere un eccetera che contrasta con il concetto di esempio (vedi: a me piacciono gli autori italiani come i Pratolini, i Pasolini, ecc... mentre è corretto dire: a me piacciono gli autori italiani come Pratolini e Pasolini.)

- Evitare la forma dialettale di "così". E' errato dire: "ce n'è così di gente cattiva" mentre è corretto dire: "c'è tanta gente cattiva"

- "Bene" e "male" hanno un comparativo (più bene e più male) che va usato nel significato di sostantivo (vedi: vuole più bene a me che a te) e mai negli altri casi in cui di adopera "meglio" e "peggio" (attenzione peraltro a non incorrere in errori grossolani quale "il più meglio" o "il più peggio")

- Meglio "stamani" che "stamane" (quest'ultima è una forma più letteraria)

- "Sempre" può essere preceduto da per (per sempre) o da di (l'amica di sempre) ma tollera male l'idea di un inizio come "da sempre"

- Non si usa "più tanto, più poco" ma "di più, di meno"

- Non si usa "più" nel significato di inoltre (... non apre un libro, per di più pretende di essere promosso e non ..non apre un libro: più, pretende di essere promosso = )

- E' errato dire "più in su" o "più in giù". Si deve dire "più su", "più giù"

- In certi casi "più " va sostituito con ormai. ("restano ormai solo pochi esempi" e non "restano solo più pochi esempi")

- "Affatto" è un avverbio di quantità che significa interamente e non si deve usare da solo con significato negativo ("Carlo non è affatto brutto" e non "Carlo è affatto brutto" )

Le preposizioni

Di

- davanti a parola che inizia con vocale l'elisione è facoltativa (d'esempio o di esempio)

- quando si accoppia con altre parole non vuole il raddoppiamento (disopra - disotto)

- nella comparazione va bene quando viene messa davanti a un nome o pronome (siete più ricchi di noi) ma non va usata nella comparazione di qualità che richiede il "che" (più utile che bello)

- negli infiniti l’uso è indifferente (bada di non farti male – bada a non farti male) ma vi sono forme che vogliono sempre il di (vedi “comandare” e “ordinare” = “ti ordino di fare il letto” e non “ti ordino a fare il letto”). Altre forme vogliono sempre la “a” come esortare, invitare, costringere, indurre (“mi ha indotto a dire la verità “ – “ti costringo a parlare”)

- si fa talvolta confusione tra “di” e “da” (se dico “buffone da circo” esprimo un giudizio morale ma se dico “buffone di circo” intendo la professione di un tale)

A

- un errore è quello di tacerla davanti alle maniere avverbiali composte da due termini identici (a poco a poco, a corpo a corpo e non poco a poco, corpo a corpo)

- è errato collocarla dopo “insieme” che preferisce “con” (insieme con mio padre e non insieme a mio padre)

- è errato dire alla mattina, alla sera alla settimana. E’ corretto invece la mattina, la sera, la settimana

- l’errore più diffuso è quello di far seguire “a” dall’articolo partitivo “del”, “dello”, ecc.. (“ho parlato a degli amici, a certi amici o ad amici” e non “ho parlato a degli amici”)

- non si dice “duello alla pistola” ma “duello con la pistola” in quanto il complemento di mezzo vuole “con”

- è errato dire “si veste alla moda” mentre è corretto dire “secondo la moda”

- è errato dire “viene nel momento giusto” mentre è corretto dire “viene al momento giusto”. E’ errato dire “si sforzano ad apparire belle”; è corretto invece dire “si sforzano di apparire”

- è errato dire “uova al burro”, “torta alle fragole” (e lo si dice spesso). Si dovrebbe dire “uova con il burro” e “torta con le fragole”

Da

- è sbagliato eliderla (è errato dire “villa d’affittare”) ma vi sono delle eccezioni come d’altra parte, d’altronde, d’ora in poi, ecc..

- quando si trova in composizione con un articolo o come prefisso di parola esige il raddoppiamento: dallo, dalla, dalle, dabbasso, dappertutto (ma si può dire anche da basso e da per tutto)

- quando indica un valore di moto può essere sostituita da “di” (va bene dire sia “esco da casa” ed “esco di casa”)

- si è imposto l’uso, in diversi casi, della preposizione “da” al posto di “di” e “per” (vedi “biglietto da visita”, “messa da requiem”, “macchina da scrivere”. E’ usata bene anche se seguita dall’infinito come “sigarette da fumare”, “casa da vendere” perché l’azione del verbo è subita dalla cosa (vi vende la casa, si fuma la sigaretta, …..)

In

- è errore usarla invece di “di” quando si vuole indicare la materia di cui la cosa è composta (“ho una statua in alabastro” e non “ho statua di alabastro”)

- è sbagliato usarla invece di “di” nelle frasi a compimento del verbo vestire (ci si veste di verde e non in verde). Va bene invece dire “mettersi in abito da sera”

- è sbagliato dire “studente in lettere” o “negoziante in pellami” (corretto è dire “studente di lettere” e “commerciante di pellami”)

- non si dice “in mattinata” o “in serata” ma “nella mattinata”, “nella serata” o “durante la serata”

Con

- non far seguire “con” da un articolo partitivo (non si dice “pranzerò con del pane e con del vino” ma “pranzerò con un po’ di vino…”)

- è improprio dire “con ieri ho deciso di….” Mentre è corretto dire “da ieri ho deciso…”

Su

- è sbagliato unire “su” a “di” (unica eccezione davanti ai pronomi personali). Non si dice quindi “su di un tavolino” ma “su un tavolino”. Va bene invece dire “su di loro” o “su di me” anche se taluni preferiscono “su me” e “su loro”

- “su” raddoppia la consonante semplice quando è prefisso di parola composta (suddetto, sunnominato, ecc…)

- si dica “per domanda” e “in seguito a querela” e non “su domanda” e “su querela”

Per

- è usata impropriamente con “troppo” e “abbastanza”. Quindi non si dica “è troppo furbo per essere ingannato” ma “è troppo furbo per poter essere ingannato” o “è troppo furbo perché si possa ingannarlo”

- altro errore è quello di usare “per” dopo i verbi incominciare e finire: non “incominciò per dire…” ma “incominciò col dire…”

- l’infinito “per” non sta bene. Quindi non “per parlare che facesse….” ma “per quanto parlasse, ….”

Tra e fra

- “fra” sembra avere un significato di maggior urgenza (“fra due minuti” e “tra due anni”)

- - “fra” ha valore associativo e temporale (mi trovo “fra amici…”, “verrò fra un quarto d’ora”); “tra” ha un valore disgiuntivo o di contrapposizione (vedi “tra moglie e marito….)

- talvolta si usa “tra” o “fra” per evitare scontri di sillabe (“tra fratelli” e “tra fiamme”) ed evitare cacofonie

- “fra” richiede sempre il raddoppiamento della consonante iniziale che segue (vedi “frapporre”, “frattanto”) mentre “tra” non lo richiede (vedi “traboccare, trapassato, ecc…). Va eccezione “trattenere” ed i suoi derivati

 
     


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