Ogni giorno quasi per magia, all’orizzonte dei nostri desideri, prendeva forma e colore il venditore frittelle. Sentivamo il richiamo, attraverso i meandri delle vie appena asfaltate. Per catturare l’attenzione di noi tutti, grandi e piccoli, usava per lo scopo melodie di suoni, che richiamavano all'attenzione di paesi folcloristici perennemente in festa. Le note trasportate sulle fantasia, penetravano in modo sinuose e marcato, nella nostra mente, ansante e afflitta da un torrido sovrano. Il carretto motorizzato marcava un'andatura a passo di danza avanzando per sostare poi, laddove ognuno ne richiedeva la sosta; versando nell’aria, quell’odore mirabile di frittelle e panzarotti. Al cospetto di grandi portoni, vendeva le sue opere d'arte succulente e saporite. Il panzarotto, quale principe della giornata era di fattura artigianale come lo erano le frittelle. L’unica differenza era nell'impasto i panzarotti venivano modellati uno alla volta, la sera prima, con accurata maestria, con patate, farina e pepe uova e grana; quindi, riposti in una teglia per il giorno dopo; mentre le frittelle venivano impastate sempre la sera prima però in un unico impasto con farina, lievito e acqua; lasciate lievitare prima e riposare poi, per una notte intera. Il tutto, il giorno dopo, veniva caricato in un recipiente in acciaio e coperto, pronto per la giornata. I panzarotti venivano singolarmente calati nell'olio bollente per alcuni attimi, quanto bastava a formarsi una dolce e crosta dorata, mentre le frittelle, venivano di volta in volta modellate e poi anch'esse riposte nell'olio bollente. Al contatto con il forte calore dell'olio, quest'ultime, si gonfiavano formando la caratteristica forma di piccole sfere dal perimetro irregolare. Io ne compravo sempre per mille lire, preferendo di più i panzarotti, ma lui il venditore mi metteva sempre più frittelle. era una festa ad ogni morso, ad ogni anglo delle strade; la dolce crosta dorata rilasciava in bocca un sapore delizioso, a prescindere, che sia stata frittella o panzarotti, si è vero, i panzarotti avevano un sapore diverso, ma il tutto era talmente buono che si faceva poco caso alla differenza, alla diversità di sapori. Il venditore, così come era apparso spariva, il melodioso suono del suo carretto sembrava sempre più lontano; forse approfittava di quell’idilliaco momento di felicità per eclissarsi, per andare chissà dove, in altre sparute vie, lasciandoci ancora immersi nei sapori e negli odori di quel cibo saporito, semplice e privo di qualsiasi vizio di fattura.

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