RACCONTI

     
 

In questa sezione potete consultare tutti i racconti pubblicati da ogni singolo autore. In ogni caso se preferite è possibile visualizzare la lista dei racconti anche secondo scelte diverse, come per ordine di mese, per argomento , per autore o per gradimento.

Buona lettura

 
     



Autore

     
 



La fontana della contrada Varma

Circondata da un rassicurante bosco, ecco “Varma”, una contrada con poche case e poca vita. Di queste una mi colpisce: ha graziose trine alle finestre. Sotto al portico si fanno quattro chiacchere: sono arrivati degli ospiti e una bottiglia di vino è stata messa in fresco nella vasca della fontana. Noi in quell’acqua troviamo reffrigerio al nostro camminare, immergiamo le braccia, rinfreschiamo il viso, si riempono bottiglie… e si riprende il cammino. Nelle orecchie rimane il canto della fontana, dura (il canto) da molti, molti anni e chissà se si ricorda di Maria Maddalena: la sua famiglia partì da li, tanto, ma tanto tempo fa. Incontrarono altre fontane, ognuna col suo canto, ma in loro rimase il ricordo del fresco canto della fontana della contrada “Varma”!... (continua)

Ivana Piazza 16/01/2021 - 15:58
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Catina: Ovvero l'amore che sa attendere

“Catina, oh Catina”, sospirava Giovanni, la sua risata squillante, argentina gli apriva l’animo. In casa sua, no, simili manifestazioni di allegrezza non c’erano; sua madre Serafina, buona donna, paciosa e serafica come il nome che portava, aveva troppo daffare, specialmente da quando la piccola Antonia era caduta giù dal poggiolo. Era successo in un pomeriggio di fine febbraio, il ballatoio era rimasto ghiacciato, il pallido sole uscito, non ce l’aveva fatta a sciogliere il sottile strato di ghiaccio che da giorni stazionava sopra le assi, a dire il vero, un po’ sconnesse. E che dire dei pioli della ringhiera, c’era un buco, lei lo aveva detto ad Antonio, suo marito, lui aveva alzato un po’ le spalle, sì lo avrebbe aggiustato ma non ora. Se ne sarebbe rammaricato, Serafina non lo perdonò; la piccina (aveva compiuto due anni a dicembre) riportò un grosso trauma e il suo sviluppo intellettivo fu compromesso per sempre. E il cuore di mamma Serafina si sarebbe ammalato. Era dura la vita l... (continua)

Ivana Piazza 21/11/2015 - 14:13
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La levatrice di Natale

Si incominciavano a scorgere le prime case di Betlemme, quando l’asino con un raglio nervoso puntò le zampe e non volle più muoversi, aveva camminato tanto, era stanco ed affamato, Giuseppe inutilmente lo sollecitò a ripartire, ma l’animale cocciuto solo come un asino sa fare, non ne voleva sapere di riprendere la marcia. Giuseppe allora, fece scendere la sua sposa, la fece sedere su un masso che pareva essere stato messo lì a bella apposta per invitare il viandante a fare una sosta e si mise a strappare alcune erbacce che crescevano stentatamente lungo il ciglio della strada; l’asino le mangiò mostrando di gradire il magro ma provvidenziale pasto e finalmente si decise a ripartire.
Giuseppe aiutò Maria a risalire in groppa all’animale e affrettò il cammino; la notte stava per calare e voleva trovare da alloggiare, visto anche lo stato della sua giovane sposa: era incinta e non sarebbe tardato poi molto che il bambino nascesse. Oltrepassarono un accampamento di pastori, i cani abbaiar... (continua)

Ivana Piazza 05/12/2015 - 14:21
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Ricordi agresti

Nella lunga striscia di terreno chiamata “marseta” (nome che evocava il passato di terra palustre addibita a risaia), era stato seminato il mais ed ora era venuto il momento della raccolta, solo che prima che ci passasse il grande macchinario, si dovevano fare “le strade” e questo comportava infilarsi addentro il campo tra polvere ed insetti. Teresa era stata chiamata pure lei a dare una mano, non che le dispiacesse, ma a lei metteva una sorta di agitazione il non vedere la fine, tanto il campo era lungo.
Il papà era davvero veloce e usava un piccolo attrezzo dalla punta sottile che squarciava l’involucro della pannocchia e gli permetteva una più facile raccolta della stessa; lei invece ci provava a tenere il dito infilato nell’occhiello e velocizzare il lavoro, ma non le riusciva tanto bene ed allora lo faceva a mano libera. Riempiva la cesta, la si vuotava nel carro che avanzava a poco a poco. Man mano che dalle file periferiche ci si addentrava nel campo, aumentava la polvere e in ... (continua)

Ivana Piazza 13/11/2021 - 16:07
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Acqua e ricordi

L’acqua argentina di quel ridente ruscelletto era una meraviglia, ti veniva voglia di tuffarci le mani e berne un sorso, tanto era limpida ed invitante, soprattutto in estate. In primavera vi si passava accanto per andare a raccogliere le viole selvatiche che crescevano nelle crepe del vecchio ponte coperto della ferrovia. Più avanti, il ruscello si confondeva nelle placide acque di un fosso che si avvicinava alla casa dove viveva Teresa; in quel punto il fosso aveva un’ansa che si abbassava e formava una piccola spiaggetta dove le donne calavano la tavola per lavare i panni e gli uomini, alla sera, andavano a lavarsi le fatiche e i sudori di una faticosa giornata. A Teresa piaceva quel luogo e fu rattristata parecchio quando, tempo dopo, lei cambiò casa e arrivarono nuovi proprietari che, facendo diversi lavori, alterarono l’armonia del fosso e del ruscello; l’acqua non era più cristallina, non si vedevano più i ciottoli sul fondo, non ti chinavi più a osservare i pesciolini guizzare ... (continua)

Ivana Piazza 21/04/2018 - 16:46
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