Dannazione divina che crollerai
nell’indicibile arcano del cuore,
dell’immortale via trafugata
avrai scempi di sguardi
su lacerati abbigli del sole.
nell’indicibile arcano del cuore,
dell’immortale via trafugata
avrai scempi di sguardi
su lacerati abbigli del sole.
Che Iddio mai più mi sostenga
nel tuo buio fuggiasco
mentre nude le membra,
prive di luce adempiono
d’ogni stella fuggente
l’immediata salvezza.
Dai dilemmi che ti reggono
sull’aggraziato mio pulsare,
messo in croce uno ad uno,
come volo divino
oltre confini di mondo,
io ti perdono
per svestir d’oro e virar
l’invocata tua oscurità;
così sarà l’estasi dei sensi,
l’aurora trasudata di voce
ed il caldo mio corpo,
stesi ancora sul letto,
ammaliati d’una nuova
sofferta
ma grande alba.
E poiché salirò tra rosse vallate,
senza più fondamenta
né collere o barriere
che possano esularmi
d’un tuo sperato ritorno,
ne raccoglierò ogni pezzo incompreso
coprendoti d’ogni sfarzo perduto
che mi salverà e mi griderà:
“Che notte, ogni notte!”
Opera scritta il 22/07/2014 - 23:44
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