Io si, che mi credo
a me stessa affine,
volto di Giano bifronte e per questo, sempre in rotta di collisione,
dichiarazione di
destino, pensiero
dissociato in armonia, indifferenza
e nel contrasto
mi genero e mi
rigenero.
Quando schiudo
lenta le mani
perché il ricordo
possa andare
verso un domani,
sento il fruscìo
della luce
infiltrata tra
la pelle.
Sul far del giorno
ogni suono finisce
in brusio e
le stelle van
a ritroso sulla
mia testa e mai
così belle
le sorprese luna
crescente.
Ora mi dico,
mettici il cielo a farti da guardia.
a me stessa affine,
volto di Giano bifronte e per questo, sempre in rotta di collisione,
dichiarazione di
destino, pensiero
dissociato in armonia, indifferenza
e nel contrasto
mi genero e mi
rigenero.
Quando schiudo
lenta le mani
perché il ricordo
possa andare
verso un domani,
sento il fruscìo
della luce
infiltrata tra
la pelle.
Sul far del giorno
ogni suono finisce
in brusio e
le stelle van
a ritroso sulla
mia testa e mai
così belle
le sorprese luna
crescente.
Ora mi dico,
mettici il cielo a farti da guardia.
Poesia scritta il 10/11/2024 - 19:13
Da Anna Cenni
Letta n.60 volte.
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Commenti
Il dio degli inizi, colui che può guardare al passato e al futuro.
Sul finale, forse, come nella mitologia italica diviene quadrifronte a guardia dei cieli nei punti cardinali.
Sul finale, forse, come nella mitologia italica diviene quadrifronte a guardia dei cieli nei punti cardinali.
Mirko D. Mastro 11/11/2024 - 08:53
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