supremo maestro dall’occhio alabastro.
Innanzitutto pochi ingredienti,
né sale marino o spezie orientali
ma semplicemente l’ipocrisia
nel piegarsi mai a quanto ci è posto.
Mi raccomando,
niente soffritti e diavolerie
potresti guastarne l’essenza innocente;
niente acque pazze o zuccheri aggiunti,
solo braci infuocate dell’ardere amico.
Attendi al buon grado
e bene farai,
l’evolversi vitrea del mute papello,
una botta di sopra, l’altra di sotto
ma fai attenzione all’astratta stesura.
Rimesta così tutto te stesso
con quasi nuda e cruda lealtà
e mangiane in mezzo pezzi di sogni
per nutrire gl’arcani silenzi del corpo;
in gocce sorseggiala di speranza
per scrollare deliri di frenesie,
mentre dell’ego discerni l’ebbrezza
come acqua di vita su neve d’estate.
Quando poi sarai pronto
a servirla sfrontata
tu abbine cura mio allievo impaziente,
come figlia diletta che standoti accanto
t’esclama in accento:
“Son pronta papà!”
E poiché consumata previo lenta lettura
in una sua succulenta fragranza
per prima il palato raggiungerà;
l’anima poi giacché disperata
d’una sanguinolenta sua obbedienza,
non averne subito fame impellente.
La vera poesia è per fini palati.
Il misto d’arrosto lascialo agl’altri.
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LA SEMPLICITà DELLE PAROLE è
LA SEMPLICITà DEL CUORE. DICI BENE