Su Scrisosciu
Si racconta di un recipiente in terracotta, pieno di monete d’oro. Mio padre ne parlava spesso, e forse anche lui lo cercava. Acquistò una casa antica di trenta metri quadri per farne casa e bottega. Nessuno la voleva a causa della leggenda. Era una casa fatta di mattoni crudi, un rudere che era appartenuto a un certo Pietro, morto molti anni prima.
Un vecchio del luogo raccontò a mio padre di “Su Scrisosciu”, dicendo che il precedente proprietario, ormai scomparso, l’aveva cercato invano. Negli anni, le leggende continuavano a circolare nelle sere di calende, ma io non ne facevo mai caso.
Chiesi poi a mio nonno. Lui si guardò appena attorno e rispose con un sorriso, come un solco nel suo viso. Mentre la nonna rideva da sola, non disse una parola. Rispose che lui aveva conosciuto quel Pietro, che non era proprio uno sciocco, ma fu poi reo confesso.
Questi tesori, “Is Scusorgius”, possono essere rivelati da un piccolo spirito chiamato “Ingannadori” (in sardo, l’ingannatore), a causa del suo comportamento ingannevole.
Pietro, ex garibaldino, sempre con la camicia rossa e i capelli lunghi, partiva tutti i giorni da Piazza San Pietro sul suo destriero e scendeva gridando “Carica!” allo scoccare di mezzogiorno. Ma i paesani lo sapevano, nessuno ci credeva. Forse era solo una favola per bambini? Una storia da raccontare vicino al camino nelle fredde serate invernali.
Francesco Cau Podda
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