Trilussa
Caro esimio collega
che la rima un po’ ci lega.
Sempre per interpretare
la verità sul tuo intercalare…
romanesco,
mo’ vedo io se ce riesco,
scusa se sono modesto.
Ma tu signorotto d'altri tempi
scrivevi i tuoi sonetti.
Nei teatri e cabaret
ti destreggiavi avanti e inde.
Conosciuto nell'ambiente
non ti sfuggiva proprio niente.
Persino il Papa Re
non pregava più per te
ma ti leggeva chi sa perché.
Ammirato dai compagni
ma ai fascisti tu le cantavi.
Nella bella époque
con le donne
gran adulatore ma sempre
gran signore… conducendole
nell'alcova, con le tue parole
rivelando al mondo la tua prole.
Ma di cani e porci ci son
pure i giorni nostri.
Ma con grande soddisfazione
pure io rimo le parole... Or
scusandomi dell'attenzione
la butto lì col cuore,
ma ancor il poeta ci vuole
per l'attuale situazione.
Voto: | su 4 votanti |