DEA
Le onde scuotevano il corpo senza vita della giovane, allontanandola dal luogo che era stato la sua prigione.
I lunghi capelli neri fluttuavano intorno al bianco corpo, le labbra vermiglie erano socchiuse in un sorriso.
Solo l’acqua osava toccare quel corpo freddo, nessun essere vivente si avvicinava.
Lentamente gli occhi si aprirono rivelando le iridi ramati che brillavano; il minuto corpo fu scosso da un brivido e si rizzò in piedi senza toccare le acque.
Le labbra erano atteggiate a un sorriso beffardo mentre l’alone rosso sulla candida veste andava svanendo.
Gli stolti umani avevano tentato di ucciderla, ma come si poteva uccidere una Dea?
La Dea, la Signora dei raccolti. La Dea della morte e della nascita.
La Cacciatrice. La Vergine. La Dea della guerra.
Lei, la madre di tutti loro.
Lei, avevano cercato di uccidere, quegli stolti uomini, ingrati torturatori di donne.
Ora, mentre Lei era lì viva e libera, loro erano inermi davanti alle catastrofi che Lei aveva sca... (continua)
Alcuni dormivano in quella notte,altri studiavano per l'esame del giorno dopo,altri facevano l'amore in quelle stanze riscaldate da speranze e sogni.Vent'anni di ingenuità,di allegria,di sogni e progetti.Ad un tratto la terra tremò:lui tentò di scappare,ma non fece in tempo.In un batter d'occhio,la sua casa crollò,e vi rimase imprigionato.Mentre era sommerso da quel cumulo di macerie pensava al suo grande avvenire,ormai distrutto;alla sua famiglia,che non avrebbe più rivisto,a quante esperienze avrebbe ancora dovuto fare.E poi pensava a lei,che non avrebbe più potuto amare,che con il tempo se ne sarebbe fatta una ragione e avrebbe ricominciato a vivere.
Lei lo chiamò.Il telefono era spento.
Capì che era arrivata la fine.Mentre correva verso casa sua,lui stava smettendo di respirare.In quella notte del 6 Aprile,lui aveva perso la vita....
(continua)
I colli di Monselice.
Battaglie medievali dal sapore aspro di banchetti consumati alla penombra delle candele tra mura spesse, grondanti di verde umidità,
Cigolii di armature e sbattere ferroso di pentole nelle cucine, tra odori speziati e urla insudiciate dei cuochi.
Così lontano il clamore della battaglia appena trascorsa. Così lontano il sangue che colava sugli occhi e i rantoli dei compagni che si abbattevano a terra. Così lontano il lamento dei feriti che venivano abbandonati tra i boschi.
Solo dolce musica pungente fischiata tra le fessure sotto le porte spesse di legno chiodato. Odore di bosco a mezzanotte ad ogni apertura. Odore di polvere tra le trame degli arazzi vivaci sopra i camini. Trame di donne intente in orditi, a piccoli bisbigli se un uomo passava loro accanto: solo un accenno al suo passaggio poi cristallo contro marmo quando se n’era andato.
Casa.
Così diversa. Senza guerra in notti senza pace.
Dove poter respirare balsami sinuosi tra morbide coperte e guan...
(continua)