La tipizzazione esoterica normodotata si incunea surrettiziamente in un incunabolo insulino dipendente, estraniato altresi da una sorta di cerchiobottismo luciferino privo, ovviamente, di effetti stroboscopici gluten-free senza olio di palma.
Ordunque, la sovrapposizione cartilaginea delle branchie del tonno pinna gialla dell'isola di Giava, sicuramente non giova, per Giove!, alla reintroduzione forzata di questa pietanza nei menù dei ristoranti, aperti per il solo asporto, abituati all'uso sconsiderato della bottarga di muggine e dei suoi figli.
Finalmente scevri da codeste parafilie piroclastiche suburbane, potremo rifocillarci serenamente nei tranquilli week end di paura sulle montagne russe del parco divertimento di Mirabilandia in compagnia di un gruppo di ottuagenari in viaggio premio vinto col concorso indetto dalla famosa casa produttrice delle supposte per la stitichezza "Vacagher"... eee vai col liscio...!!...
(continua)
Sarò allo scrittoio con uno di quei golfini senza le maniche
sotto la giacca di velluto marrone a scrivere e guardarti
preparare una di quelle leccornie o a prenderti cura delle piante del balcone.
Coi tuoi capelli bianchi, e ancora la freschezza dei trent’anni.
Continui a fare la piega al lenzuolo dov’è il mio cuscino,
anche se da poco meno di un anno ti guardo da una piega nel cielo.... (continua)
Alla domanda se è possibile scrivere una poesia sulla falsità, devo dire che ho pensato moltissimo sul tema e ho PENSATO che sia difficile perchè in realtà:
LA FALSITA' E' UNA BASE DEL NOSTRO IO: DIFENDE O ILLUDE CHI LA USA O FORSE E' NECESSARIA PER QUESTO MONDO.... (continua)
La Grande Statua con gli occhi vitrei rivolti verso il cielo non si lascia impressionare dai violacei e violenti fulmini.
Massiccia e ben levigata la figura, impassibile l'espressione, impossibile rompere quel cuore di pietra.
Consapevole di non poter scendere dal piedistallo, con celata rassegnazione si ostina a non mostrare sentimento alcuno.
E i secoli passano....
(continua)
FORTUNELLA
Auronzo di Cadore, luglio 2005.
Era sabato sera, due giorni prima del mio rientro a Trieste dalla vacanza in montagna. Mi trovavo nella camera al piano terra della pensioncina in cui alloggiavo, quando sentii degli strani rumori che venivano dall’esterno, come un frullo d’ali. Mi affacciai e, proprio sotto il davanzale, vidi un uccellino nero che si agitava spaventato. Scavalcai il davanzale e lo raccolsi, era terrorizzato. Confesso che non sapevo cosa fosse, ma lo portai da mio marito e dai miei due figli e decidemmo di recarci di corsa nell’unico negozio per animali di Auronzo, che stava per chiudere. Tom, il nostro cagnolino, non sembrava minimamente interessato all’esserino.
La commessa guardò l’animaletto ed ammise che nemmeno lei sapeva di che specie si trattasse, mentre mio figlio quattordicenne continuava a ripetermi che dovevo stare attenta perché sicuramente era un piccolo, ma pericoloso, rapace. Beata ingenuità.
Io spiegai alla commessa che avrei dovuto... (continua)