Scrittura Creativa

     
 

La scrittura creativa è una palestra di allenamento per chi ama scrivere e vuole sviluppare il "muscolo" della fantasia.
Per dare uno stimolo abbiamo ideato una simpatica competizione. Mensilmente proporremo un tema diverso fornendo le opportune istruzioni.
Questo mese l''argomento è:

In fila all' Ufficio postale...

Le istruzioni sono:

...le persone, un oggetto. Una storia


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Per partecipare basta registrarsi gratuitamente ed accedere alla propria area privata dove si trova la pagina per la pubblicazione della scrittura creativa.
Il miglior racconto sarà premiato con la pubblicazione nella prima pagina del sito per un mese con l'indicazione del vincitore.


 
     



Lista Generale

     
 



L'ombra di un gigante

Jacopo è fermo davanti a un negozio e non si decide a entrare. Persone ce ne sono, che camminano avanti e indietro, alle sue spalle. Lo sfiorano. E Jacopo sta fermo, tormentandosi le mani, le dita delle mani. Le dita dei piedi. Ciondola. Cosa deve comprare? Quasi non se ne ricorda.

Guardava nervoso la vetrina come per cercare qualcosa che catturasse il suo sguardo, il suo desiderio. Gli occhi si muovevano rapidi da un oggetto all’altro come picchi impazziti, poi spazientito e arreso decise di spingere la porta del negozio e di sparirvi dietro.
<<Buongiorno signore.>> Salutò educatamente.
<<Buongiorno a te giovanotto, come posso esserti utile?>> Rispose l’altro.
<<Non lo so con esattezza, poco fa un’anziana signora mi ha dato queste monete come ricompensa per averla aiutata con le buste della spesa, non che le volessi sia chiaro, l’ho fatto solo perché quella poveretta stava barcollando sotto il peso delle borse, alla fine ha insistito così tanto... (continua)


Simone Coriandoli 12/11/2013 - 18:08
commenti 0 - Numero letture:1490

Argomento: INCIPIT

Voto:
su 5 votanti



Una donna : il suo ieri,il suo oggi.

Quante volte avrei voluto dire,“ non voglio” oppure “no “. Quante volte avrei preferito, anche una sporadica ed accennata resistenza che non mi vedesse capitolare in men che non si dica. Rivedo il mio passato,le immagini scorrono come fotogrammi di una pellicola ormai logora e in disuso. Immagini a volte sbiadite e senza più valore; immagini ancora vivide e piene di cocente dolore. Ferite inferte e mai sanate. Cicatrici come cumuli di terra su di un morto a celarne la vista, ma non l’incomoda presenza. Segni e delusioni ormai seppellite, ma che ancora lasciano indelebile la loro traccia nell’intimo dell’essere; all’improvviso mordono scavando sino in fondo all’anima, sino a ritrovare il pianto celato, la paura divenuta terrore che tarpa l’ardire ed il volere. Assoggetta ad un “si “ obbligato piuttosto che ad un “no”; che paventa violenza e voci concitate, in un grido muto che invoca aiuto... un aiuto non dato e mai ricevuto. Ricordi di bimba impaurita, quando nella serenità de... (continua)

Carla Davì 29/10/2013 - 15:27
commenti 3 - Numero letture:1576

Argomento: CONFESSIONI

Voto:
su 7 votanti



Confessioni: la malattia

Avevo circa sette anni quando mi ammalai di un virus particolare e inaspettato.
Era fine ottobre, la temperatura si era improvvisamente abbassata e l’influenza stava mietendo famiglie intere.
Persino mia madre si ammalò, io non l’avevo mai vista a letto, ma quell’anno le venne una febbre così alta che non ce la faceva ad alzarsi.
Io a quei tempi vivevo in un paesino sul mare, un paesino come ce ne sono tanti lungo le nostre coste, tutto squadrato, con tre strade parallele, la prima sul lungomare, la seconda subito dietro e la terza parallela alla pineta.
Ci conoscevamo tutti ed eravamo una grande famiglia.
Quel giorno mia madre, costretta a rimanere a letto, mi disse di andare a prendere il pane al panificio proprio accanto a casa nostra.
A quei tempi le automobili che circolavano erano proprio poche e semmai potevano passare persone in bicicletta o in motorino, ma io non avrei neanche dovuto attraversare la strada e questo rendeva tranquilla mia madre perché già altr... (continua)

Roberta Sbrana 29/10/2013 - 10:05
commenti 0 - Numero letture:1330

Argomento: CONFESSIONI

Voto:
su 4 votanti





Bambini

Scuotevo i fili dello stendi-biancheria, sul balcone di casa, con il palmo aperto: mi divertiva vedere scendere le goccioline, perché mi sembrava incredibile che l’acqua piovana potesse depositarsi su fili così sottili… eppure, scrollandoli, le gocce stillavano via come brillanti colorati, per il sole che si rifrangeva in esse: infatti, nel frattempo, aveva riconquistato il cielo, dopo la pioggia estiva. Ero concentrata in quel gioco, ma non così tanto come poteva sembrare, guardandomi: infatti tenevo le orecchie tese, alla conversazione che avveniva alle mie spalle, qualche metro dietro me, al tavolo di cucina. Mio padre e mia madre parlavano fitto, a voce bassa.
- Io non me la sento, di telefonare a Paola. Non ancora…cosa le direi..? – mia madre aveva la voce seria e incrinata, come da una grande offesa, un avvilimento improvviso.
- Eppure dovresti proprio chiamarla. Stefano mi ha detto che, dopo che le ha parlato del bambino, qualche giorno fa, lei si è chiusa in un silenzio total... (continua)

Irene Fiume 24/10/2013 - 18:52
commenti 0 - Numero letture:1415

Argomento: CONFESSIONI

Voto:
su 5 votanti




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